Lo spagnolo Luis de Guindos sarà il nuovo vicepresidente della Bce al posto del portoghese Vitor Costancio. Questo anche per via del ritiro della candidatura dell’irlandese Philip Lane per la poltrona del numero 2 dell’Eurotower. Secondo quanto scrive Il Corriere della Sera, a Dublino sarebbe stato però garantito “da influenti ministri finanziari” un posto nel Comitato esecutivo della Banca centrale europea a scapito dell’Italia, che rischierebbe di non avere più rappresentanti dopo la scadenza del mandato di Mario Draghi nel novembre 2019. Uno scenario che però non convince Francesco Forte, ex ministro ed economista, secondo cui «è praticamente impossibile che un Paese che detiene una quota rilevante della banca centrale non faccia parte del board. Mi sembra ovvio che debbano esserci dentro i tre paesi maggiori, cioè Germania, Francia e Italia».
Secondo Il Corriere della Sera, Lane dovrebbe prendere il posto di Peter Praet e “le altre due candidature dell’anno prossimo appaiono bloccate da Germania e Francia”…
Mi sembra un’ipotesi davvero strampalata. Se appunto Lane prendesse il posto di Praet, è probabile che un altro francese prenda il posto di Benoit Coeuré (mandato in scadenza a fine 2019), ma se Jens Weidmann sostituirà Mario Draghi nel novembre 2019, è impossibile che la Germania abbia un altro rappresentante nel board. Quindi Sabine Lautenschlaeger dovrebbe lasciare il suo posto, esattamente come ha fatto Lorenzo Bini-Smaghi alla fine del 2011 quando Draghi è entrato in carica.
Dunque la nomina di Weidmann è da darsi per scontata, con tutti i rischi che comporta per l’Italia?
È ragionevole pensare che la Germania voglia la Presidenza della Bce. In ogni caso è abbastanza evidente che prima o poi il Qe deve cessare e che quindi l’Italia dovrà affrontare una politica monetaria diversa. Dovremo deciderci a risolvere il problema del debito pubblico da soli, tenendo un deficit all’1% del Pil. Noi dobbiamo solamente cercare di evitare i meccanismi automatici del Fiscal compact, ma per il resto possiamo arrivare a questo obiettivo minimo sul disavanzo, bloccando l’aumento della spesa pubblica, senza necessariamente tagliarla.
Fatto sta, Professore, che a livello europeo l’Italia non sembra brillare. Lo si è visto anche nella partita per la sede dell’Ema.
Credo che sia il risultato di un tragico errore commesso dall’Italia a guida Renzi in questi anni, in cui ha espresso una linea anti-tedesca, in particolare anti-Merkel, cioè contro i Popolari europei. Questa linea non ha pagato, perché essere contro il Paese più forte, che ha pure legami storici ed economici con l’Italia, non ha molto senso. Chi si sta alleando bene con la Germania ora è la Spagna. Le riforme attuate a Madrid sono molto ispirate alla realtà tedesca. E la vicepresidenza della Bce è andata proprio al ministro dell’Economia spagnolo. Ora l’Italia dopo il voto deve cercare di giocarsi una partita importante.
Quale?
Bisognerebbe riavvicinarsi alla Germania, anche dando rassicurazioni sulle nostre politiche di bilancio. Se l’Italia recupera il rapporto con Berlino potrebbe sostenere la nomina di Weidmann cercando di avere una contropartita, vale a dire la Presidenza del Consiglio di vigilanza della Bce, visto che il mandato di Danièle Nouy scadrà a fine anno. Potremmo così cercare di difenderci dalle teorie della francese che appaiono francamente folli, in quanto nessuno può pensare che una norma che obbliga tutti a fare una certa operazione, cioè cedere simultaneamente gli Npl, aiuti a vendere bene.
Abbiamo chance di riuscire a giocarci bene questa partita?
Sì, alleandoci ovviamente con la Germania e garantendo, com’è stato fatto nel caso di Draghi, che proporremmo personaggi seri. Non voglio fare nomi, ma alla Banca d’Italia abbiamo sicuramente diversi specialisti. Non parlo degli organi di vigilanza. Abbiamo anche bravi docenti universitari, ma io preferirei dei funzionari.
(Lorenzo Torrisi)