AL SUD LA PERDITA PIÙ ALTA DI POSTI DI LAVORO
L’Ufficio studi della First-Cisl ha elaborato i dati della Banca d’Italia riguardanti il numero degli esuberi bancari tra i il 2009 e il 2017, avvenuti tra l’altro con uscite volontarie grazie al Fondo di solidarietà. E così ha scoperto che la gran parte dei posti di lavoro persi hanno riguardato le regioni del Sud, nonostante abbiano un numero di sportelli e di dipendenti nel settore inferiore alle altre macro-aree del Paese. Guardando i dati riportati da Il Mattino, ci si accorge che il Mezzogiorno ha avuto una perdita di lavoratori pari al 12,4%, contro il 9,3% di media nazionale. Il Segretario generale della First, Giulio Romani, non ha potuto non rilevare come gli oltre 7.000 posti di lavoro persi negli sportelli bancari meridionali rappresentino una cifra importante, considerando il fatto che la disoccupazione giovanile al Sud supera il 42%.
Riccardo Colombani, Direttore dell’Ufficio studi della First-Cisl ha spiegato al quotidiano napoletano che “il Mezzogiorno ha dovuto scontare il dissesto di CariChieti, e le ripercussioni che la crisi delle ex Popolari venete ha avuto in particolare su Banca Nuova”. “Se pensiamo alla perdita di autonomia del Banco di Napoli che entro l’anno sarà incorporato per fusione in Intesa Sanpaolo e dunque non avrà più una direzione generale; all’assenza di altri grandi istituti autonomi sul territorio dopo l’integrazione del Banco di Sicilia in Unicredit; e alle conseguenze della crisi Mps lo scenario appare più chiaro e rende ancor più palese la fragilità sociale introdotta nel Mezzogiorno dalla rarefazione lavorativa nel sistema bancario”, ha aggiunto.