ALITALIA/ La tattica di Air France e Delta per ritardare l’arrivo di Lufthansa
Contrariamente a quanto si pensa, Air France e Delta non sono interessate ad Alitalia: cercano solo di ritardare l’arrivo di Lufhtansa

Dopo aver parlato degli errori compiuti dai commissari di Alitalia, veniamo adesso a spiegare il perché l’interesse di Air France e Delta non è e non può essere reale. Trattasi solo di bufale date in pasto ai giornali. Solo chi non conosce le dinamiche internazionali del trasporto aereo può credere a un serio interesse dei due partner maggiori di SkyTeam. Dice bene Di Maio, le sue iniziative politiche nulla c’entrano con il disinteresse di Air France verso Alitalia, questo perché sono già diversi anni che la compagnia francese ha messo una pietra tombale sulla vicenda e questo influisce anche sulle decisioni di Delta, che senza l’avallo del gruppo franco-olandese in Europa non può prendere iniziative solitarie.
Delta sta consolidando con Ed Bastian in carica come Amministratore delegato dal 2016 l’eccezionale lavoro svolto da Richard Anderson, che nel decennio precedente all’avvento di Bastian, prendendo la compagnia in crisi finanziaria, è riuscito, ispirandosi non poco all’approccio manageriale di Herb Kelleher, a portare Delta a essere uno dei vettori più redditizi del settore. Ed Bastian, già presente in Delta durante la gestione di Anderson, di fatto segue un percorso già tracciato dal suo predecessore e lo fa nel migliore dei modi attraverso una gestione che non prevede investimenti diretti esteri, nel perimetro europeo, considerando il fortissimo legame azionario e strategico con il gruppo Air France-Klm.
Di fatto gli americani e i francesi, avendo capito da subito la pochezza dei loro interlocutori presso Ferrovie dello Stato, hanno negoziato con un solo obbiettivo: ritardare quanto più possibile il passaggio di Alitalia ai tedeschi. Gli americani, che l’aviazione la conoscono sin troppo bene, sanno perfettamente che l’offerta tedesca è l’unica drammaticamente reale che può essere fatta per Alitalia e sanno bene che non può esistere un’offerta diversa su Alitalia a meno che non si facciano gli interessi di Alitalia a scapito della compagnia aerea che viene a investire. E come tutti possono intendere, questa sarebbe una contraddizione in termini. Quindi, il vero e unico obbiettivo di questi negoziati è solo quello di ritardare quanto più possibile quello che è ormai da oltre un anno la soluzione designata dai governanti di prima e da parte di quelli di adesso. Ovvero di vendere (anzi, svendere) ciò che rimane di Alitalia ormai ridotta allo stremo dalla gestione commissariale a Lufthansa.
I tedeschi, che hanno le idee ben chiare e conoscono molto bene il business dell’aviazione sanno bene cosa fare di ciò che rimane di Alitalia, ne faranno una compagnia con circa 70 aeromobili e con una base su Roma adibita a fare il minimo sindacale rispetto ai collegamenti intercontinentali, cercando invece come è logico che sia di spingere il feederaggio verso i loro Hub di Monaco e Francoforte. Di fatto azzereranno il settore regional ovvero quello degli Embraer, così come tutta la parte ground ed Administration con circa 5.000 persone che dovranno essere ricollocate. Di buono c’è che almeno coloro che rimarranno nel perimetro di Lufthansa avranno finalmente smesso di soffrire, perché Alitalia gestita dai tedeschi sarà una compagnia piccola, ma certamente seria e ben gestita da manager competenti e di settore.
Che poi questo Paese che dovrebbe avere nel turismo uno dei fattori principali di crescita del Pil di fatto abdichi la propria sovranità nei collegamenti con il mondo a un altro Paese certamente non è un bel risultato per un Governo che su Alitalia ha messo la faccia con il vicepremier Di Maio e che con l’altro vicepremier Salvini fa del sovranismo uno dei dogmi che ne segnano l’azione politica.
Adesso occorre soltanto fare presto perché Alitalia sta drammaticamente finendo i soldi considerando che la posizione finanziaria netta si avvicina paurosamente allo zero. Non è un caso che parlo di posizione finanziaria netta e non di cassa, come hanno sempre fatto i commissari, in quanto il vero indicatore della consistenza finanziaria di una impresa non è la cassa, ma la cosiddetta posizione finanziaria netta. Ma tant’è, per i commissari una bufala in più o in meno, nulla cambia quando hai accanto a te dei campioni della comunicazione come Escaplon, Nardello e Galimberti. Questi ultimi certamente non rimarranno senza lavoro, anzi sono convinto che alcuni di loro veleggiano già verso Tim.
(2- fine)
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