Il 42enne attore italiano Edoardo Pesce è senza dubbio uno degli attori più richiesti del momento. Dopo l’esordio in Romanzo Criminale, l’artista ha dato vita ad una serie di interpretazioni magistrali, fra le ultime quella in “Ai confini del male”, film tv targato Sky uscito nel 2021. “Mi servirebbe un analista junghiano più che un’intervista – racconta Edoardo Pesce parlando ai microfoni del settimanale Oggi, così come riportato da Dagospia – ho fatto tanti anni fa due sedute, poi sono partito in Sicilia a fare Brusca…”.
E oggi? “Quando sto andando bene, divento sospettoso, mi devo sabotare – racconta – sono sempre stato un po’ blues, passo dall’euforia alla malinconia profonda. Quando mi parte il flusso, non mi freno. Faccio disastri, rompo le palle a tutti. Un auto sabotatore”. Il giornalista ha quindi chiesto come si auto-sabota: “Faccio i danni e poi li riparo. Per anni ho fatto le stesse stronzate a loop. Ora, è diverso, riesco a guardarmi e a controllarmi”. In ogni caso Edoardo Pesce non si sente ancora ‘arrivato’ rientrante nell’elite degli attori italiani: “Aspetterei due o tre anni – spiega – il meglio di me come attore deve ancora venire. Sai qual è la novità? Da un paio di anni mi sveglio la mattina e sono contento di andare sul set”.
EDOARDO PESCE: “PRIMA ANDAVO SUL SET PERCHE’ CI ANDAVO…”
Prima invece era diverso: “Andavo perché lo dovevo fare. Mi chiedevo: che ci sto a fare qui? C’è qualcosa da sempre che non va in me. Da bambino ero un performativo ossesso – ha argomentato – dovevo piacere a tutti. Volevo far ridere papà, mamma, gli amici. A 3 anni facevo l’imitazione di Hulk, del fruttivendolo sotto casa. A 7 anni facevo Totò, Corrado, Verdone”.
Edoardo Pesce ha dei tatuaggi particolari, fra cui un 17 e un cavallo che fuma un sigaro: “Mio nonno Marcello, nato il 17 maggio del ‘27, romano. Aveva la passione per le scommesse e i cavalli. Ci portavo le ragazze a Capannelle e le facevo scommettere. Se vincevano, dicevo che era stato mio nonno. Non sono credente, ma credo come i messicani che se ricordi i tuoi morti li mantieni in vita”. Chiusura dedicata alle donne: “Un logaritmo di cui non sono venuto ancora a capo. Diciamo che fino a oggi non c’ho capito niente”.