IL DDL DELLA SINISTRA SULL’EDUCAZIONE AFFETTIVA SBARCA IN COMMISSIONE SENATO: E CONTINUA LA POLEMICA…
Già nel novembre 2023, con il Governo Meloni in carica da pochissime settimane, aveva fatto scalpore il disegno di legge presentato da Alleanza Verdi-Sinistra per normare l’educazione affettiva, sessuale e sentimentale nella scuola di ogni ordine e grado in Italia: dopo un lungo percorso normativo, il Ddl 943 è sbarcato nella VII Commissione Cultura al Senato per iniziare l’iter di discussione prima di approdare, eventualmente, in Aula.
Nato nel pieno del dibattito mediatico e culturale sulla violenza di genere, il progetto legislativo a prima firma Peppe De Cristofaro (Misto-AVS) si fonda sulla premessa che tali violenze siano di origine “culturale” e per questo necessitino di una «risposta educativa della scuola». Addirittura viene richiamata la Convenzione di Istanbul del 2011 (del Consiglio d’Europa), sottolineando la necessità di portare già all’asilo, poi a elementari e medie, programmi che introducono i temi come la parità di genere, il rispetto e la gestione non violenza dei conflitti.
Il problema sorto fin dalla sua presentazione, è che tale Ddl porta con sé non solo la (legittima) necessità di discutere già nelle scuole il rispetto e la cura verso tutti, ma anche l’instaurazione di programmi per l’educazione “sessuale e sentimentale” fin dal ciclo della Scuola dell’Infanzia. Un progetto simile, presentato dal Comune di Roma in merito all’educazione affettiva nella scuola media, aveva già trovato la ferma contrapposizione del Centrodestra che vedeva di cattivo gusto la presenza della coordinatrice dell’ufficio LGBTQ del Comune di Roma nella realizzazione del bando, che tra l’altro rivendicava l’urgenza di «promuovere un’educazione laica all’affettività e alle differenze».
“PROGRAMMI GENDER FIN DA ASILO ED ELEMENTARI”: COME FUNZIONA IL PROGETTO DI LEGGE E LA “RISPOSTA” DI CREPET
Secondo Lega e altri partiti del Centrodestra, la volontà di portare un’educazione affettiva e sessuale già a bambini di 4 o 5 anni è un tentativo non di promuovere una giusta politica educativa di rispetto contro ogni violenza, ma nasconderebbe «l’intento dell’ideologica rendere di sostituirsi alle famiglie italiane». Il progetto di legge ora giunto in Senato su iniziativa AVS si propone inoltre di «formare competenze relazionali ed emotive tra studenti», altro elemento molto contestato per l’interno di entrare in una sfera educativa e intima molto delicata come quella affettiva e sessuale.
Non solo, avere la pretesa che un programma scolastico entri nella dimensione dell’educazione per “impostare” e orientare comportamenti “giusti” rischia di avvicinare il sistema di educazione e istruzione nazionale ad un “minculpop” molto lontano dall’ideale sussidiario di uno Stato al servizio del singolo e della famiglia, e che invece pretende di sostituirsi ad esso.
Contro ogni stereotipo di genere e contro la violenza che viene esercitata su di essi, il Ddl della sinistra in 7 articoli articola la disciplina che dovrebbe realizzarsi qualora fosse realmente approvata tale legge: cicli di insegnamento già alle elementari e alle scuole medie, l’integrazione die piani di studio con un’ora settimanale fissa nelle scuole secondarie, ma anche inserire indicazioni nei curricola della scuola dell’Infanzia (l’asilo) per nuovi «contenuti relativi a parità, ruoli di genere non stereotipati, rispetto reciproco». Il provvedimento studiato da AVS avrebbe un finanziamento annuale di 200 milioni di euro già a partire dal prossimo anno con utilizzo del Fondo per esigenze indifferibili.
Al netto della questione prettamente politica che alla base divide nettamente sinistra da destra sul tema della presunta “propaganda gender” dietro ai corsi e i programmi sull’educazione affettiva a scuola, un esperto nel campo dell’educazione come lo psichiatra Paolo Crepet di recente ha manifestato tutta la sua contrarietà agli obiettivi stessi di tale Ddl: «è una illusione», ha spiegato nell’intervista al “Corriere della Sera”, ribadendo come non possono essere una o due ore settimanali a scardinare secoli di cultura maschilista, «se non riusciamo a chiedere ai nostri figli come stanno, cosa pensiamo davvero di fare?».