L'educazione finanziaria è molto importante, ma l'Italia è costantemente agli ultimi posti nelle classifiche in materia
Una delle regole fondamentali dell’economia, così come della finanza, è strettamente mutuata dalla fisica. “Ogni azione comporta una reazione uguale e contraria”. Ma spesso questa regola viene non tanto sottovalutata, quanto coniugata in senso spesso profondamente diverso da quanto imporrebbe la realtà sociale ed economica.
Rientrano in questo quadro molte scelte politiche, spesso orientate a ricercare il consenso, e quindi vantaggi elettorali, più che dare stimoli positivi e di lungo termine alle dinamiche economiche. Scelte che dimostrano una scarsa preparazione economica sia da parte di chi le propone, sia da parte di chi le approva e le sostiene.
Facciamo qualche esempio. I condoni fiscali o edilizi, in tutte le loro forme, costituiscono un evidente vantaggio per l’evasione di norme e regole con effetti a medio termine sicuramente negativi per un corretto rapporto tra i cittadini e lo Stato.
Un altro tema in cui la ricerca del consenso fa premio sugli effetti sui conti pubblici è quello dell’età pensionabile. Opporsi all’adeguamento periodico del pensionamento in parallelo con la speranza di vita costituisce un onere crescente per le generazioni future, che hanno il difetto di non poter far pesare il loro giudizio al momento del voto.
Ancora un esempio? L’immigrazione. Di fronte all’inverno demografico in cui sta precipitando l’Italia sarebbe fondamentale l’apporto costruttivo di un’immigrazione regolata e garantita. Oltre a misure tendenti a frenare la fuga all’estero di tanti giovani anche con alto livello di istruzione.
Ma la panoramica delle scelte politiche pone in evidenza non solo la prevalenza del populismo, ma anche l’espressione dei limiti della mancanza di una significativa consapevolezza delle regole dell’economia da parte della classe politica.
In effetti il tema dell’educazione finanziaria è altrettanto importante quanto complesso. Lo dimostra il libro di Fabrizio Picolli e Pier Tommaso Trastulli, “L’era della (dis)educazione finanziaria, una sfida per individui, istituzioni, intermediari”, ed GueriniNext, pagg. 224, € 22.50). Una complessità che riguarda la società nel suo insieme, ma che ha particolari effetti non solo a livello politico, ma anche nella gestione della vita quotidiana, in particolare del risparmio e delle scelte personali.
“La democratizzazione della finanza, accelerata dalla rivoluzione digitale, – sottolinea infatti Maurizio Primanni nell’introduzione – ha portato opportunità straordinarie ma anche maggiori rischi per i risparmiatori. La facilità di accesso agli strumenti finanziari, talvolta anche piuttosto rischiosi, è aumentata insieme al crescere della loro complessità e non si è sempre tradotta in una maggiore consapevolezza degli investitori. Anzi, per un singolare paradosso, la sovrabbondanza informativa ha generato smarrimento nel risparmiatore investitore, inducendo scelte non sempre adeguatamente ponderate o, peggio, governate dall’emotività”.
L’Italia è costantemente agli ultimi posti nelle classifiche sull’educazione finanziaria. Nelle scuole di ogni ordine e grado si parla di economia secondo la sensibilità, il più delle volte scarsa, dei docenti. Si tratta il denaro quasi come un male necessario all’interno della società.
Forse perché ci si rende conto che il tema richiede passione insieme alla competenza. Perché – spiegano gli autori – “l’educazione finanziaria si configura come un processo che si estende lungo l’intero percorso esistenziale. La sua peculiarità risiede nell’approccio multidisciplinare, che integra elementi delle arti, della filosofia, della scienza, permettendo una comprensione più naturale e immediata dei princìpi finanziari”.
A questo si aggiunge la profonda trasformazione che il sistema finanziario sta vivendo grazie all’innovazione tecnologica. Il libro di Picolli e Trastulli costituisce un forte richiamo alla responsabilità non solo di chi, come i consulenti, opera nel mondo della finanza, ma anche per tutti coloro, dal politico al padre di famiglia, che hanno a che fare non solo con il denaro, ma soprattutto con la realtà più importante, la realtà del futuro.
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