In un contesto internazionale in cui, anche nelle società democratiche, uguaglianza ed equità mostrano profili di sempre maggiore vulnerabilità, lavorare per la parità di genere nell’educazione finanziaria rappresenta uno snodo fondamentale nella lotta alle disuguaglianze.
In occasione dell’ECB International Women’s Day 2025, dedicato alle soluzioni al gender gap in tema di educazione finanziaria, la Presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha sottolineato la centralità che oggi assumono l’accesso all’informazione veritiera, la consapevolezza e l’educazione finanziaria delle donne nella definizione strategica dell’operato delle banche centrali.
Considerando che la crescita in produttività e competitività dei mercati è fattore fondamentale per raggiungere l’obiettivo prioritario della stabilità dei prezzi, gli studi macroeconomici identificano il legame tra l’efficienza con cui la Banca centrale è in grado di controllare l’inflazione e la capacità degli agenti economici di comprendere e formare le aspettative sull’andamento dei prezzi in modo consapevole e informato.
Dunque, l’educazione finanziaria delle donne attiene direttamente alla propensione del settore privato, di cui le stesse rappresentano circa il 50%, a formare aspettative consistenti con il sentiero della politica monetaria. Guida a tale movente di efficienza è la prospettiva civile sul tema.
Secondo la Consumer expectation survey (Ces), strumento di analisi dei comportamenti e delle aspettative finanziarie lanciato dalla Bce nel 2020, le donne rappresentano il 60% della popolazione europea non dotata di un livello di educazione finanziaria di base, con una differenza di 20 punti percentuali rispetto agli uomini. Allo stesso tempo, le donne hanno una possibilità di accesso alle risorse finanziarie necessarie per far fronte alle emergenze inferiore del 7%.
Questi dati, incrociati con quelli demografici sull’aspettativa di vita, descrivono una realtà in cui le donne vivono in media più a lungo, ma in stato di povertà più avanzato, vedendosi limitato il diritto ad accedere al risparmio necessario per far fronte agli eventi attesi e inattesi.
Gli studi condotti su Paesi campione dell’Unione europea convergono nel mostrare un divario di genere nel livello di educazione finanziaria pervasivo e persistente. In ogni Paese, il gap è presente, seppure con profili di eterogeneità, in tutti i sottogruppi della popolazione: in quella giovane e in quella adulta, tra sposati e single, nei gruppi con un livello più alto di educazione e reddito e in quelli con un livello più basso.
Le tendenze europee trovano riscontro in uno scenario italiano in cui, a fronte di graduali miglioramenti a livello di indicatore aggregato (+0,5 rispetto alla rilevazione 2020), il quadro sulle disuguaglianze di genere si mantiene problematico. L’ultima indagine sul livello di alfabetizzazione finanziaria Iacofi 2020-2023, condotta da Banca d’Italia, fotografa una distanza media di punteggio (su una scala da 0 a 20) di 0,4 punti inferiore per le donne.
L’Edufin Index 2023 pone in evidenza come il gap di genere tenda ad assottigliarsi significativamente (passando da 14 a 4) al convergere dello status occupazionale e del reddito a valori simili, dimostrando così lo stretto legame tra livello di educazione finanziaria, partecipazione femminile al mercato del lavoro e accesso alle opportunità di guadagno.
Le risposte ai questionari sulle conoscenze finanziarie forniscono maggior dettaglio sulla curvatura del fenomeno. Le donne mostrano una propensione sproporzionata al “I do not know”, ovvero al non sentirsi sufficientemente sicure di rispondere, in autonomia, alle domande che afferiscono alla pianificazione finanziaria del proprio futuro, evidenziando un forte limite nell’autodeterminazione nelle scelte di consumo e investimento.
L’autoesclusione, prima manifestazione dell’esclusione finanziaria, rappresenta il principale bias cognitivo alla base della dispersione educativa osservata. Superata tale barriera, al crescere del livello di educazione finanziaria, migliora non solo l’autonomia nelle scelte ma anche la percezione della credibilità delle istituzioni finanziarie private e pubbliche.
Si comprende, dunque, come l’educazione finanziaria delle donne, fortemente correlata alla dimensione dell’inclusione, rappresenti un fenomeno complesso e urgente, che chiama in causa la tenuta del futuro istituzionale e sociale di una comunità.
Un’azione corale richiede capacità di coordinamento tra lavoro di ricerca per calibrare politiche efficienti sul target, impegno dell’istruzione nei diversi stadi dell’apprendimento e una comunicazione che favorisca scalabilità degli interventi a livello di popolazione.
La responsabilità civile, declinata in risposta trasformativa, chiede a tutti indistintamente, non solo alle donne, di “farsi voce” per il cambiamento. Il tecnicismo finanziario, attraversato dal senso e dal lessico della prossimità, rigenera il valore democratico di una finanza che si fa mano tesa per l’inclusione di tutti nella vita economica del Paese.
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