Con la circolare Ministeriale n° 50 finalmente sono giunte nella scuola italiana le indicazioni pratiche per gli ormai prossimi scrutini di giugno con i quali si deciderà la sorte degli studenti. In particolare alle Scuole Superiori era molto attesa questa circolare che di fatto non presenta nessuna novità rilevante. Infatti, per quanto riguarda l’esito finale, saranno ammessi alla classe successiva gli studenti che conseguono un voto non inferiore a sei in ogni disciplina di studio e nella condotta. Per gli studenti che si trovano ad avere alcune discipline con valutazione insufficiente il giudizio è sospeso e si procederà con le attività di recupero e una valutazione finale secondo la vecchia ordinanza ministeriale emanata da Fioroni.
Quindi la scuola superiore italiana si trova nella stessa situazione dello scorso anno, con in più una diminuzione delle risorse per i corsi di recupero, a meno che il Ministro Gelmini riesca a trovarli in queste settimane. La non ammissione è per gli studenti con numerose insufficienze e scatta automaticamente con l’insufficienza in condotta. Per quanto riguarda invece l’ammissione agli esami di stato, come si sapeva, è necessaria la media del sei, e la si calcola considerando nel computo i voti di tutte le discipline: la circolare precisa che nel calcolo bisogna inserire, “a tutti gli effetti, anche il voto di comportamento e il voto di educazione fisica”.
La circolare n° 50 stabilisce la meccanicità della valutazione; sarebbe però contrario alla ragionevolezza di un atto valutativo se gli insegnanti procedessero a fare somme e divisioni. In uno scrutinio finale sarebbe cosa ben triste che agli insegnanti stia più a cuore il meccanismo che non la sorte di ogni studente. E la sorte di ogni studente non la si decide in forza di un calcolo, ma considerando tutto il percorso fatto in un anno e i fattori umani e culturali che lo hanno contraddistinto.
A questo riguardo val la pena far presente una circolare che invece è stata praticamente archiviata quasi subito, se non talvolta nemmeno letta, quella n° 46 del 7 maggio 2009 e avente come oggetto “la valutazione del comportamento ai fini dell’esame finale di Stato nella scuola secondaria di secondo grado (anno scolastico 2008/2009). Tale circolare non riguardava solo la condotta, ma dava indicazioni sulla modalità che dovrebbe caratterizzare la valutazione finale per l’ammissione di ogni studente agli esami di stato. In questa circolare il Direttore Generale, Mario Giacomo Dutto, scrive che se da una parte “la valutazione degli alunni non può non considerare con la dovuta attenzione i risultati effettivi, in termini di conoscenze e competenze, raggiunti dagli alunni” dall’altra parte “non può risolversi nel semplice calcolo matematico dei voti da essi conseguiti nelle singole discipline, poiché essa investe, come ben sanno dirigenti e docenti, anche una serie di variabili (da quelle personali, temporali e ambientali) che contribuiscono a definire il profilo del singolo alunno e il livello della sua preparazione.”
La circolare è stata emanata per gli scrutini delle classi quinte, dove si va a decidere l’ammissione agli esami di stato, ma introduce un principio che vale per tutti. Finalmente! E’ venuto il momento di dare un taglio netto ad un modo diffuso di procedere, quello che riduce la valutazione degli studenti ad una pura somma di numeri, prescrivendo la soglia della bocciatura e quella della promozione in modo meccanico così che le decisioni non implichino un giudizio da parte degli insegnanti, ma il puro uso della calcolatrice. Non è che non ci debbano essere i voti né che non debbano avere il loro peso, ma essi rappresentano solo un elemento della valutazione finale. Snocciolati i voti gli insegnanti dovrebbero impegnarsi a spiegarli, a renderne ragione, a collegarli al personale cammino di apprendimento di ogni studente, a metterli in nesso con la storia personale.
Una valutazione è valida infatti solo se tiene conto di tutti i fattori, se nasce e si sviluppa dentro un coinvolgimento con lo studente. Se quanto scritto da Mario Giacomo Dutto venisse preso in seria considerazione ci sarebbe una svolta in questo momento così decisivo per gli studenti e si potrebbe finalmente restituire alla valutazione la sua dimensione umana ed educativa.
(Gianni Mereghetti)