È una decisione che influenzerà solo un numero minimo di studenti, ma la sentenza di ieri del Tar del Lazio verrà ricordata come pietra miliare nella storia dei rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione. Per la prima volta il tribunale amministrativo ha accolto un ricorso promosso dai cittadini, con lo strumento della class action, contro i ministeri dell’Istruzione e dell’Economia: da oggi mai più classi con oltre 30 studenti.
Il ricorso era stato promosso dal Codacons, che ha annunciato in un comunicato: «Dal punto di vista della giurisdizione il Tar ritiene immediatamente applicabile la legge sulla class action contro le amministrazioni pubbliche, e legittima il Codacons ad agire in nome e per conto dei cittadini danneggiati dalla PA». Potranno chiedere un risarcimento, allora, i genitori dei bambini costretti a studiare in aule con oltre 30 posti.
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Il ministro Gelmini ha però minimizzato: il ricorso «è destituito di qualsiasi fondamento – ha detto la titolare di viale Trastevere – perché le classi con un numero di alunni pari o superiore a 30 sono appena lo 0,4% del totale». «Il sovraffollamento riguarda prevalentemente – aggiunge nel commentare la sentenza – la scuola secondaria di II grado e si lega soprattutto alle scelte e alle preferenze delle famiglie per alcuni istituti e sezioni».
La class action è stata introdotta in Italia nel corso della precedente legislatura, per iniziativa – tra gli altri – del ministro Pierluigi Bersani.