Albisola, piccolo comune sulla riviera ligure di ponente. Una circolare scolastica sbuca d’improvviso a vietare ai professori l’amicizia sul social network più diffuso, Facebook, con i propri studenti: “I professori non possono dare l’amicizia su Facebook ai loro studenti” recita freddamente il testo della comunicazione. E’ il primo caso del genere in Italia, mentre negli Stati Uniti lo Stato del Missouri ha varato una legge analoga che vieta amicizie tra professori e studenti. Ovviamente scatenando proteste e dibattiti. Qual è il problema? Per alcuni esponenti del mondo scolastico, esso starebbe nel calo di autorevolezza da parte degli insegnanti che perderebbero il rispetto degli allievi, calandosi sul piano di una amicizia che rimane poi comunque virtuale. E’ di parere opposto invece Claudio Cereda, già preside dell’Itis Hensemberger di Monza e attualmente dirigente scolastico a Siena: “Sono del tutto contrario a una circolare del genere, io sono anzi per incentivare l’uso di Facebook nelle relazioni fra insegnanti e studenti” ha detto in una conversazione con IlSussidiario.net.
Ci spieghi come mai secondo lei le amicizie tra studenti e professori su Facebook non sono da vietare, anzi.
Diciamo innanzitutto che personalmente utilizzo Internet praticamente da quando esiste. Lo usavo già alla metà degli anni novanta come strumento di comunicazione nei rapporti scuola famiglia. Da quando faccio il dirigente scolastico, poi, cerco di convincere i docenti a usare la posta elettronica come strumento di comunicazione ordinaria con le famiglie.
E Facebook?
Anche qui sono stato uno dei primi a usarlo, ancora prima che diventasse fenomeno di massa. L’atteggiamento che uso è questo: tra i miei amici su Facebook ho un sacco di ex alunni di quando facevo il docente, ma che erano già miei amici anche quando ero docente. Facebook diventava uno strumento da usare in modo intelligente per fare dei piccoli dibattiti di gruppo: ad esempio se c’è una questione da discutere in dodici usando i gruppi chiusi di Facebook si lavora molto bene, molto meglio che con la posta elettronica.
Lei, mi sembra di capire, è un sostenitore delle nuove tecnologie di comunicazione.
Da quando ho un ruolo da dirigente sono abbastanza esposto sulla Rete: ho un blog dove ognuno può vedere ogni cosa che penso delle cose più diverse ogni giorno. Quest’anno quando sono arrivato in Toscana ho ricevuto la solita miriade di richieste di amicizia su Fb da parte di alunni prevalentemente, ma anche di docenti. Ho chiarito sia su Fb, sia sul sito della scuola, sia tutte le volte che ho incontrato alunni e famiglie che quando uno mi fa la richiesta di amicizia mi scriva due righe di presentazione, proprio per non rimanere in una sorta di limbo di anonimato.
Ci spieghi meglio questo suo uso del social network, uno strumento che spesso viene definito perdita di tempo o peggio.
Il problema dei ragazzi è che spesso per loro è motivo di vanto dire “sono amico del preside”, ma di fatto la cosa finisce lì. A volte invece mi scrivono degli studenti segnalandomi delle problematiche, lo fanno utilizzando i messaggi privati, non sulla mia bacheca pubblica, o per fare osservazioni: in tal caso li invito a usare l’indirizzo di posta del dirigente, non ha senso che me la mandino su Facebook. Comunque sono segnalazioni di cui poi mi occupo.
Non si rischia dunque una perdita di autorevolezza da parte dell’insegnante?
Dipende dall’uso e dal comportamento che uno tiene. Ricordo, specie quando ero più giovane, colleghi insegnanti che tenevano questo atteggiamento pseudo confidenziale con i ragazzi del tipo: siamo amici, diamoci del tu. Personalmente io do del lei a tutti, anche al vice preside e su questo tengo duro anche nel rapporto su Fb. Penso ci sia un problema di ruoli che vada tenuto in piedi. Lo chiarisco sempre ai ragazzi: siamo amici su Fb, ma io sono il preside e tu sei uno studente della mia scuola.
Dunque uno strumento di lavoro.
Il problema è che gli studenti usano Fb in modo improprio. Mi sono trovato a gestire situazioni con provvedimenti disciplinari che avevano anche implicazioni su Fb. Ed è una bella occasione per faglielo presente e invitarli a stare attenti. Per capirsi, situazioni di minacce anche in gruppi chiusi, ma gruppi di cui i minacciati facevano parte e poi si veniva a sapere pubblicamente. Casi come questi li ho fatti entrare nei provvedimenti disciplinari allegandoli agli atti ufficiali scolastici. Ecco, allora, che è opportuno esserci su Facebook piuttosto che non esserci.
In conclusione lei non firmerebbe mai una circolare come quella che è stata mandata agli insegnanti di Albisola.
No, anzi, faccio il contrario, invito a usare maggiormente Facebook. I ragazzi non si rendono conto che quando scrivono su Facebook non stanno scrivendo sul loro diario personale, ma si fanno leggere da tutti. Farli riflettere su questo fatto è stata una bella occasione, occasione che è servita anche ai genitori dei ragazzi stessi.