Un neuroscienziato dell’Università di Oxford ha sviluppato una nuova teoria secondo cui negli adolescenti di oggi l’ormone che stimola il sonno, la melatonina, si presenta due ore più tardi del normale. Il cervello di un ragazzo sarebbe quindi più lucido e sveglio nel primo pomeriggio e un’alzataccia alle sette del mattino potrebbe essere controproducente ai fini scolastici. Così, tutti a scuola alle dieci, come ha provato a fare Paul Kelley, preside della Monkseaton School, a due passi da Newcastle, Gran Bretagna, che ha deciso di spostare l’inizio delle lezioni proprio alle dieci del mattino per allinearsi il più possibile con l’ “orologio biologico” degli studenti. E i frutti sono presto arrivati: gli ultimi esami svolti hanno fatto registrare i migliori risultati degli ultimi trent’anni, le assenze sono notevolmente calate e nella scuola, a detta dei genitori, si respira un’aria più tranquilla e rilassata.
Inoltre il professor Kelley ha creato qualche anno fa il cosiddetto “spaced learning”, che consiste in venti minuti di didattica alternati a dieci minuti di intensa attività fisica, che stimolerebbe la memoria a lungo termine. Inoltre la sua scuola è costituita da un edificio ellittico perché, secondo kelley, i muri paralleli non favoriscono l’acustica, la comunicazione e le idee: “La scienza ha dimostrato molto chiaramente quale sia il ritmo circadiano nei ragazzi. Ora sono le scuole e le università a dover fare qualcosa.
In gioco c’è il benessere degli studenti. Certo non possiamo provare che questi risultati siano dovuti al cambiamento d’orario ma non credo si sia mai registrato in una scuola un miglioramento così repentino e qui, a parte l’arrivo di due nuovi maestri di matematica, non è tutto come l’anno scorso», ha dichiarato il professor Kelley.
IlSussidiario.net ha chiesto un parere a Claudio Cereda, giornalista e già preside dell’Itis P. Hensemberger a Monza: «Leggendo questa notizia mi sono posto immediatamente una domanda: come mai negli ultimi due secoli non se ne è mai accorto nessuno? Inoltre potremmo anche pensare che esista il problema inverso, cioè che ormai si sia instaurato uno stile di vita per cui i ragazzi, per i più svariati motivi, vanno sempre a dormire più tardi. Poi mi chiedo se la proposta di far cominciare le lezioni alle dieci sia attuabile in Italia con le tradizioni del nostro Paese: per esempio bisognerebbe cambiare il piano dei trasporti, oppure far mangiare i ragazzi più tardi, visto che queste nuove lezioni durerebbero fino a pomeriggio inoltrato.
Inoltre, in base alla mia esperienza, posso affermare esattamente l’opposto di quello che la ricerca ha stabilito: ormai siamo abituati a vedere i ragazzi molti attenti fino alle 10.30-11, per poi cominciare a perdere completamente l’attenzione e la concentrazione nelle ore finali. Infatti nella costruzione dell’orario, si tende a mettere le materie più impegnative nelle prime ore del mattino. Probabilmente gli stili di vita in quella zona dell’Inghilterra sono molto differenti dai nostri, per cui certi modelli di scuola non possono essere applicabili universalmente».
Commentiamo invece insieme a Claudio Cereda la decisione di non utilizzare edifici e aule squadrate e “spigolose”, ma ellittiche e affusolate: “Sono d’accordo con l’idea che l’ambiente debba essere il più accogliente possibile per i ragazzi che, se trascorrono ogni giorno in un posto squallido, è normale che reagiscano male.
Infatti ho sempre insistito affinché fossero proprio loro a proporre delle idee per migliorare le strutture attraverso, per esempio, manifesti, elementi d’arredo o addirittura murales, e comunque tutto ciò che possa permettere una maggiore armonia. Trovo anche molto intelligente la lezione alternata all’attività fisica, e la pratica didattica dei docenti italiani, anche se non proprio in questo modo, è già pensata per tenere conto del fatto che troppe ore consecutive di lezione frontale tradizionale non fanno assolutamente bene.
La concentrazione dopo circa un’ora e mezza comincia a scemare, ed è quindi necessario trovare forme di interazione nella didattica che consentano di mantenere viva l’attenzione e permettere anche al corpo di non restare troppo fermo».