SCUOLA/ Cinque domande al Nord, al Sud e ai prof sui test Invalsi
Il Rapporto nazionale Invalsi di luglio sui risultati delle prove è stato perso di vista. TIZIANA PEDRIZZI lo riprende in esame per capire come impostare il nuovo anno scolastico

Inizio d’anno scolastico: solita buriana sull’irrisolvibile problema della formazione e del reclutamento degli insegnanti, sui presunti affollamenti delle classi, etc. Dopo le polemiche primaverili, il Rapporto nazionale Invalsi di luglio sui risultati delle prove si è perso nella calura estiva e per il momento non se ne parla molto. Poiché invece della scuola la cosa più importante è cosa ci si impara, vale la pena cominciare a guardarci dentro, magari in modo non sistematico.
1. Non sarebbe vero che risultati mediocri dei nostri studenti siano dovuti alle prove a risposta chiusa, i famigerati quiz, che comprimerebbero le loro capacità. I risultati peggiori, sia in Invalsi sia in Pisa, vengono dalle risposte aperte, che richiedono più impegno e più capacità e che, infatti, corrispondono ai livelli più alti di prestazione. In parte ciò è dovuto forse alla mancanza di motivazione: le percentuali di mancata risposta diminuiscono nelle classi dove il Snv non è al debutto e perciò si comincia a comprenderne l’importanza. Ma non potrebbe contare anche il fatto che i nostri studenti sono poco abituati ad esprimere sinteticamente motivate valutazioni personali? Le terze prove dell’esame di maturità nella loro grande maggioranza riproducono delle interrogazioni formato bonsai.
2. Guardiamo ai licei. Secondo Invalsi i licei del Sud raggiungono lo stesso livello degli istituti tecnici del Nord, che sono inferiori ai licei del Nord, e per di più – novità – i licei del Centro tendono ad omologarsi a quelli del Sud. Ciò vuol dire che i mediocri risultati del Centro e del Sud non riflettono solo una rilevante percentuale di livelli bassi, ma anche una scarsità di livelli alti (che in generale sono presenti nei licei).
Entrare nel Sancta sanctorum dei licei romani e toscani, collocati nell’area geografica del Centro che, come è detto sopra, non brilla proprio per i licei, è costato a maggio la mobilitazione ostile della stampa. E si trattava in fondo di una valutazione senza ricadute concrete. Ci si può immaginare cosa succederà quando si toccheranno nel vivo i vantaggi di avere voti gonfiati per l’accesso alle università, ai concorsi pubblici e ai finanziamenti per l’eccellenza…
3. È sempre più provato lo iato fra Nord e Sud. Fattori genetici o sociali? La seconda che hai detto! Al Sud i bambini all’inizio del percorso sembrano più svegli di quelli del Nord; è dopo che si perdono. La ragione potrebbe essere che la scuola non lavora come dovrebbe, che ci sia troppo lassismo ed indulgenza verso i risultati bassi, che è poi auto-indulgenza? Di solito a questo punto saltano su gli esempi preclari di eccellenza. Ma il problema del Sud è una normalità accettabile, garantita, standard, che avvicini i livelli culturali delle diverse classi sociali. Perché gli appassionati al tema dell’equità sono anche sostanzialmente i difensori della scuola del Sud così come è?
4. Gli stranieri di seconda generazione, perché non recuperano? Perché, per populismo ed in omaggio al politically correct, agli infelici è applicato il metodo globale, in disgrazia anche presso gli autoctoni. In nome dell’accoglienza e della non discriminazione li si colloca linguisticamente nudi e crudi nelle classi e non si insegna loro a parlare italiano con corsi appositi, in modo sistematico, organizzato ed obbligatorio. Di solito a questo punto saltano su di nuovo quelli che sbandierano le poche eccellenze esistenti. Ma non di buon cuore c’è bisogno, ma di routines decenti, garantite e standard. Questa situazione è grave non solo per ragioni di equità, ma anche di efficienza: sta diventando di senso comune l’osservazione che fra questi giovani si trovano, oltre che casi difficili, anche i più disponibili allo studio ed al sacrificio, alla ricerca di una promozione sociale ed economica, di cui gli autoctoni non sembrano più necessitare.
5. Infine una nota di ottimismo. A volte le risposte dei bambini e degli allievi si rivelano migliori di quanto si sarebbero aspettati gli insegnanti, che a volte lamentano la eccessiva difficoltà di prove che ottengono invece risposte positive. Non è che gli adulti che lavorano nella scuola in Italia si sono troppo seduti?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultime notizie di Educazione
-
Maturità 2021 e esame terza media: come si svolgono/ Ordinanze Ministero: le novità04.03.2021 alle 15:58
-
SCUOLE CHIUSE, MAPPA COMUNI E REGIONI/ Regole Dpcm, Bianchi “si tornerà in presenza”04.03.2021 alle 12:38
-
Sapienza di Roma meglio di Oxford/ Classifica università: bene anche atenei di Milano04.03.2021 alle 12:00
-
SCUOLA/ Recovery plan, le 6 leve per alzare la qualità dell’istruzione04.03.2021 alle 05:04
-
Piemonte, scuole chiuse da 8 marzo/ Cirio "da seconda media a superiori Dad al 100%"03.03.2021 alle 20:11
Ultime notizie
-
Testo completo "Lezioni di volo", Wrongonyou/ "Un inno alla fantasia" (Sanremo 2021)05.03.2021 alle 02:18
-
Patrick Dupond è morto, grande ètoile mondiale/ Stroncato a 61 anni da breve malattia05.03.2021 alle 18:29
-
Sanremo 2021, vincitore premio Lucio Dalla, chi è?/ Gara apertissima05.03.2021 alle 18:27
Tutto su Invalsi
-
SCUOLA/ Nuove prove Invalsi, il circolo vizioso da evitare03.01.2018 alle 06:10
-
SCUOLA/ Un prof: test Invalsi, il vero problema è il "governo" che non c'è14.05.2014 alle 07:59
-
SCUOLA/ A chi giova dire il falso? Israel (Comitato Invalsi) risponde alle critiche15.12.2013 alle 00:03
I commenti dei lettori