SCUOLA/ La “testa” degli studenti vale più del wi-fi

- Gianni Mereghetti

Che vi sia internet in tutte le scuole e che si modernizzi l'edilizia scolastica è di certo un dato positivo, ma non bisogna confondere le carte della partita. GIANNI MEREGHETTI

scuola_ipad_occhialiR400 Infophoto

Il ministro Carrozza è convinto che “l’istruzione riparta” dall’investimento di 15 milioni di euro con il quale si garantisce la wireless a tutte le scuole.

Per il ministro “la connessione internet delle aule delle nostre scuole rappresenta una tappa importante nel percorso verso una scuola digitale per offrire pari opportunità di accesso alla Rete agli studenti italiani”. Il ministro si dichiara così soddisfatto “di aver creato questa opportunità di progresso nel decreto ‘L’Istruzione riparte’ insieme agli interventi sull’edilizia scolastica”, certo che si stiano “percorrendo passi avanti sulle infrastrutture delle nostre scuole”.

È vero, bisogna dar atto al ministro Carrozza di aver fatto la voce grossa dentro la compagine governativa e di aver difeso gli interessi della scuola italiana, anche se non in modo del tutto equilibrato, ma sostenere che l’istruzione riparta da questa garanzia che viene data riguardo ad internet e all’edilizia scolastica è quanto mai illusorio. 

Che vi sia internet in tutte le scuole e che si modernizzi l’edilizia scolastica è di certo un dato positivo, ma non confondiamo le carte della partita che si deve giocare. Due sono le questioni: che riparta l’istruzione, e che si liberino prospettive educative stabili e sul cui solco crescano le capacità e le competenze degli studenti. Il ministro ha fornito degli strumenti, ma perché ripartano l’istruzione e l’educazione non bastano gli strumenti. Questo deve essere chiaro, altrimenti ci si illude che basti mettere le scuole in rete per istruire. 

Perché riparta l’istruzione ci vuole una presa di consapevolezza, da parte dei docenti, di quale rivoluzione stia avvenendo con la trasformazione della scuola in spazio informatico e di una conseguente decisione di affrontare la questione in prospettiva didattica. Non è perché le scuole sono in rete, non è perché gli studenti hanno i tablet e le aule le Lim che l’istruzione riparte! Urge che ci si chieda come tutto ciò diventi didattica, ossia diventi strumento di un processo di formazione della persona, di sviluppo della sua maturazione umana e tecnica. 

Qui sta il problema serio. Mentre tutto nella scuola è centrato a fornire la tecnologia e il meglio possibile, la questione che non può essere sottovalutata, pena un grave impoverimento dell’umano, è come mantenere la ragion critica dentro un contesto digitale che riduce la conoscenza ad informazione. Gli strumenti non sono neutri. Che tutto divenga digitale porta con sé un predominio dell’informazione, così che il rischio maggiore per il rapporto educativo è quello di diventare meramente informativo: è questo che vogliamo?

Oppure vogliamo mantenere quello che da sempre è la sfida della scuola, non solo che sappiano, ma che conoscano, che colgano il legame con la loro umanità di ciò che apprendono? Qui sta la sfida decisiva delle scuole in rete e l’istruzione riparte solo se riparte la ragion critica, se si continua a tenerla desta. 

Allora il ministro oltre ad investire milioni di euro sulla wireless cominci ad investire sul mondo docente, perché la questione decisiva è lì: se continueranno ad esservi docenti determinati ad educare alla critica.





© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori

Ultime notizie

Ultime notizie