La Corte costituzionale, con una sentenza depositata il 24 aprile, ha bocciato la cosiddetta legge Formigoni-Aprea del 18 aprile 2012. Il provvedimento consentiva il reclutamento diretto degli insegnanti. La legge, in particolare, prevedeva una sperimentazione triennale «al fine di realizzare l’incrocio diretto tra la domanda delle istituzioni scolastiche autonome e l’offerta professionale dei docenti» che si realizzasse attraverso l’organizzazione di «concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi». La Consulta ha dichiarato la norma illegittima, ritenendola eccentrica rispetto all’ordinamento preso nel suo insieme. In particolare, secondo i giudici supremi, qualsiasi norma volta a dettare le regole per il reclutamento dei docenti può solo provenire dallo Stato. Era stato il governo, lo scorso giugno, a presentare ricorso contro la norma che consentiva ai singoli istituti lombardi di stabilire da sé i propri supplenti annuali, mediante una sorta di miniconcorsi interni che prescindevano dall’ordine delle graduatorie. Per far invalidare la legge, si era mossa anche l’associazione “Non uno di meno”, che aveva lanciato una petizione firmata da 2500 soggetti, tra cui Cgil, Prc, Sel, Pd e Idv. Tra i sottoscrittori, figuravano anche Dario Fo e la moglie Franca Rame.