Quando sono tornato a casa, la sera che si era diffusa la notizia dell’arresto di Justin Bieber, mia figlia – 11 anni – era già lì dietro la porta che mi aspettava. Era evidentemente agitata, ma soprattutto stupita. Voleva avere conferme dell’arresto di Justin Bieber. Mia figlia è ancora in quell’età che, da buona femmina, tifa esclusivamente per le femmine come lei, e la notizia dell’arresto di Justin Bieber non la addolorava tanto per l’arresto di un suo idolo (insomma, lei tifa per Selena Gomez e non si dà pace perché lei e sempre Justin Bieber, si siano lasciati). La sua agitazione era dovuta piuttosto a un qualcosa che non capiva e in un certo senso la turbava.
Ad esempio non capiva come mai di qualcosa successo solo poche ore prima nella lontana America si parlasse già anche in Italia e di come lei e le sue amiche si stessero già messaggiando a tutta furia. Ho cercato di spiegarle qualcosa di quell’Internet che pure lei usa e abusa già da tempo, forse avrei dovuto dirle qualcosa di quello che il Papa ha detto in questi giorni a proposito dell’uso frenetico delle notizie che la Rete ci porta a fare, senza permetterci di fermarci a pensare a cosa sta davvero succedendo. Ma per questa volta ho rinunciato al Papa. Alla fine tra Bieber, Bergoglio e Internet le avrei dato un overload di notizie che è proprio il contrario di quanto hanno bisogno i ragazzini della sua età, visto che già fa male a noi adulti.
Ma questa sua evidente confusione mi ha fatto pensare a cosa significa per questi giovanissimi il mondo degli idoli per teenager di cui sono evidentemente parte anche loro: una grande confusione che non fa certo loro bene. Li inquieta e li turba, e non tutti sono pronti ad accogliere questi turbamenti. Una bella sfida.
Tornando al caso in questione, da vecchio cronista musicale sono avezzo alle foto segnaletiche di rock star arrestate: da Johnny Cash a Jim Morrison, ne abbiamo fatto tutti una grande collezione. Ma mi ha colpito moltissimo la foto segnaletica scattata a Justin Bieber dopo il suo arresto. A differenza dei volti sconvolti, i capelli sporchi e spettinati, lo sguardo perso nel vuoto di un David Crosby arrestato come Bieber per guida a velocità eccessiva (il vecchio Croz aveva anche una pistola nel cruscotto, va beh, questi sono dettagli: crescendo, anche Justin potrebbe averne una) sotto effetti di stupefacenti (Justin alla fine è risultato che non aveva bevuto granché), il cantante canadese rideva e sorrideva apertamente, i capelli perfettamente pettinati come se invece che passare una notte in carcere stesse per apparire davanti alle telecamere di Mtv.
Quel riso aperto davanti agli agenti di polizia, mi ha fatto pensare un paio di cose. O il ragazzo è un genio del male, ha calcolato tutto, sa bene che uscirà di lì dopo poche ore con una cauzione irrisoria (come è stato), oppure non ha capito dove si trova. Pensa di essere davvero davanti alle telecamere di Mtv.
Conoscendo la storia di questa ennesima star dei giovanissimi (inizi su Youtube con video fatti in casa evidentemente appoggiati, ispirati e promossi dai genitori, “scoperto” da un talent scout a 12 anni, lanciato immediatamente nel mondo della discografia, anni e anni di vita in giro per il mondo davanti a migliaia di ragazzine scatenate, dato in pasto a giornalisti e televisioni), opterei per la seconda ipotesi. I personaggi come Justin Bieber vivono per forza di cose in un mondo che ha perso ogni contatto con la realtà e non sono consapevoli dei gesti che fanno. Vivono nel mondo dei sogni, pensano di avere tutto – e ce l’hanno – e questo tutto spetta loro di diritto. Il grande scrittore Stephen King proprio ieri ha twittato un post sull’episodio, che suona come un monito da appendersi in camera da letto, prima di portare i figli a scuola: “Per una giovane celebrità, la vita è un banchetto di cibo gratis. Quello che non dicono è che queste celebrità sono spesso già arrivate all’ultimo piatto del banchetto”. A 19 anni, non è una cosa bella.
A questo punto vi aspetterete che faccia il solito elenco di colpevoli: i genitori, il mondo dello spettacolo e quant’altro. Non lo faccio perché sappiamo benissimo tutti che una madre, anche se adesso chiede di pregare per il figlio, che permette a un dodicenne di buttarsi in quel mondo, non ha le idee chiare neanche lei. Così come sappiamo che il mondo dello spettacolo è infame, bugiardo e mortale. L’ex Hannah Montana, Miley Cyrus, è un buon esempio in questo senso, di come si possa massacrare una ragazzina.
Torno allora alle foto segnaletiche della mia collezione rock e ci inserisco quella di Justin: non ci sta, non c’entra. Mi chiedo perché e osservandolo capisco qualcosa: Justin è un ragazzo splendido, davvero bello, il volto ispirato a un ottimismo che comunque non si cancella. Non ci azzecca con quegli uomini travolti da esistenze difficili, da sofferenze di moltissimi motivi diversi fra loro, ma che soprattutto avevano un problema: amavano quello che facevano e amavano la bellezza della loro musica. Quella bellezza era tanta e sproporzionata alla loro piccola realtà di uomini che per reggere il confronto avevano bisogno di qualcosa che sostenesse quel buco che si apriva sempre di più nel loro cuore.
Justin no: Justin non fa una musica particolarmente bella, è banale e di routine, si produce come alla catena di montaggio, gliela scrivono altri per lui, è solo una marionetta nelle mani di astuti affaristi, e si annoia. Negli ultimi mesi ne ha fatte di tutti i colori, dal farsi beccare dentro a un bordello, ad accompagnarsi a manager e guardie del corpo ben fornite di droghe varie. Justin Bieber è annoiato di vivere un ruolo che non gli appartiene. Di Justin Bieber è pieno anche il nostro quartiere, non c’è bisogno di andare fino a Miami dove lo hanno arrestato. Di ragazzi soffocati dalla noia sono piene le strade e i bar delle nostre città.
Una volta Keith Richards, uno che di arresti e malefatte ne sa abbastanza, raccontò che l’unico motivo per cui aveva accettato di disintossicarsi era perché con lui in galera i Rolling Stones sarebbero finiti. Capì che poteva fare a meno di drogarsi, ma non della bellezza del creare musica, qualcosa che evidentemente riempiva di più il suo cuore di ogni altra cosa. E così ha fatto.
La sfida per Justin Bieber non è smettere di fare cretinate, ma di vedere se c’è qualcosa di grande che possa riempire il suo cuore; questo dovrebbe dirgli chi gli sta attorno, ma a loro il cuore che cosa glie lo riempie?
Ieri sera sono tornato a casa dal lavoro e mia figlia, sempre quella di prima, era notevolmente arrabbiata. La mamma, mi ha detto, le impedisce di andare a lavorare per Disney Channel, vuole recitare anche lei in una di quelle fiction per ragazzi che guarda sempre. La madre le ha detto che invece deve pensare alla scuola. Ammetto di aver pensato di citarle la frase di Stephen King a proposito del cibo gratis, ma non me la sono sentita. E’ una bella sfida per genitori e figli in questa epoca di tentazioni massmediatiche a portata di tutti. Ma se non fosse una sfida, che gusto ci sarebbe? Basta dare un po’ di bellezza ai nostri figli, e forse la sfida si vince. Ma chiediamoci prima quanta bellezza abbiamo dentro noi. Altrimenti faremo solo dei discorsi che non servono a nessuno.