Si torna a parlare del cosiddetto contributo scolastico volontario, una sorta di aiuto economico destinato alle scuole che le famiglie degli studenti possono scegliere se versare o meno. Non si tratta assolutamente di una tassa obbligatoria, ma di un contributo “di natura volontaria” destinato all’arricchimento dell’offerta culturale e formativa degli alunni (corsi, laboratori, attività, ecc..). Nonostante ciò, è stato spesso oggetto di polemiche perché in molti istituti appariva come una delle tante tasse da dover saldare. E’ però lo stesso Ministero dell’Istruzione a chiarire che, “in ragione dei principi di obbligatorietà e di gratuità, non è consentito richiedere alle famiglie contributi obbligatori di qualsiasi genere o natura per l’espletamento delle attività curriculari e di quelle connesse all’assolvimento dell’obbligo scolastico (fotocopie, materiale didattico o altro), fatti salvi i rimborsi delle spese sostenute per conto delle famiglie medesime (quali ad esempio: assicurazione individuale degli studenti per RC e infortuni, libretto delle assenze, gite scolastiche, etc.)”. Eventuali contributi possono dunque essere richiesti “solo ed esclusivamente quali contribuzioni volontarie con cui le famiglie, con spirito collaborativo e nella massima trasparenza, partecipano per al miglioramento e all’ampliamento dell’offerta formativa degli alunni, per raggiungere livelli qualitativi più elevati”. E’ pertanto illegittimo e si configura come una violazione del dovere d’ufficio, subordinare l’iscrizione degli alunni al preventivo versamento del contributo. Il contrbuto, come hanno fatto notare anche “Le Iene” in un recente servizio, può essere scaricato dalle tasse, ma per farlo è necessario che sul bollettino sia riportata la dicitura: “Erogazione liberale per l’ampliamento dell’offerta didattica e formativa per l’edilizia scolastica e per l’innovazione tecnologica”.