L’inizio di ogni anno scolastico rappresenta un’incognita piena di trepidazione: gusto e fatica di ricominciare si mescolano insieme. Io quest’anno, a settembre, ho proposto ai miei allievi di partecipare alle Romanae Disputationes, un Concorso nazionale di filosofia organizzato da ToKalOn (associazione di studiosi, di docenti di scuola superiore, ricercatori universitari e professionisti).
Il 7 novembre si è tenuta in streaming la lezione introduttiva del presidente della giuria del concorso, professor Costantino Esposito, seguita da 1400 studenti. Il tema è “Sapere aude! Natura e possibilità della ragione umana“: la sfida è lanciata e ha a che fare con il fascino della conoscenza, con la passione per la ricerca che vince la noia.
Qualcuno si butta: “Bello, prof!”, qualcun altro chiede con curiosità distaccata di che si tratta, altri si scambiano occhiate: “Quasi quasi, se vai tu…”. Lascio passare qualche giorno, poi chiedo cosa abbiano deciso: l’idea non è caduta, ne stanno parlando tra loro. Si formano i team: quattro ragazzi di quinta, un gruppetto dalle quarte. Cosa li attrae? Due giorni a Roma, la città dell’eterna bellezza! E poi? Condividere un’esperienza con studenti mai visti prima, dilatare i confini della scuola, dire qualcosa di sé a tutti.
Il 18 e 19 marzo è prevista la fase finale del concorso a Roma, una due-giorni presso l’Aula magna della Pontificia Università Urbaniana, con lezioni, seminari, serata filosofico-musicale e premiazioni finali.
L’impegno del lavoro non li spaventa: pensare un percorso, scovare fonti, testi, leggere, scrivere – scrivere, che impresa! -; confrontarsi, discutere, inventare, comunicare, tutto questo in fondo significa diventare finalmente protagonisti di quella ricerca viva che hanno conosciuto essere il tessuto della filosofia, fino ad ora solo studiata sui libri.
Prima scoperta: abbiamo qualcosa da dire. Gli autori conosciuti hanno dato voce a qualcosa che vibra anche dentro di noi, hanno indicato strade possibili, ci hanno permesso di “dare il nome” a ciò che confusamente preme nell’animo ed esige di essere espresso, esige che se ne parli. L’avventura della conoscenza si rivela essere l’avventura della scoperta di se stessi attraverso la scoperta del mondo, della natura e delle possibilità della ragione umana. L’invito del Parmenide di Platone è stato nuovamente recepito: “Cerca la verità mentre sei giovane, perché se non lo farai, poi ti scapperà dalle mani”.
I ragazzi di quarta rivelano uno spirito creativo che non sempre trova modo di esprimersi nelle rigide strutture dell’ordinario scolastico: optano per il lavoro multimediale (il Concorso prevede le categorie Scritto e Video), un video, ed ecco il teatro filosofico! Emergono talenti nascosti e soprattutto un’incredibile capacità di lavorare insieme, di farlo seriamente e di divertirsi: sceneggiatura, ambienti, costumi, regia, recitazione, musiche, etc. Tutto deve concentrarsi in una manciata di minuti, quanti la giuria ne concede.
Ulteriore scoperta: ogni filosofo è una personalità con cui ci si può incontrare, non è solo parole e pensieri, ma uno stile, una sensibilità, un modo di vedere e sentire il mondo, che prendono forma, anche ironica, nel brevissimo spazio di un fantasy multimediale.
“Tutti gli uomini per natura tendono al sapere”: l’affermazione di Aristotele riecheggia, piena di fascino immutato, come richiamo alle profondità misteriose del nostro esser uomini.
Meraviglia, stupore, bellezza, curiosità ritornano come parole che non appartengono solo al vocabolario del mondo perduto delle fiabe dell’infanzia, ma rappresentano l’eccezionale motore dell’intera esistenza umana.
Il lavoro di ricerca e poi di stesura degli elaborati parte dal dialogo tra i componenti del team. È interessante rendersi conto che lo studio della filosofia ha introdotto alla capacità personalissima di riflettere, discernere, giudicare, fino a rischiare le proprie ipotesi su ciascun autore preso in esame, cercando di motivarne le ragioni. Una volta identificato il nocciolo del tema della natura e delle possibilità della ragione umana, si va alla ricerca delle fonti: è naturale partire dai testi letti in classe e condivisi, oltre che da qualche lettura personale. Dopo di che ci si tuffa in una nuova ricerca. Il mio contributo di docente referente per le Romanae disputationes consiste più che altro in qualche suggerimento bibliografico e nel sollecitare, ponendo domande, a maggior chiarezza e profondità. Infine si rivede insieme tutto il lavoro svolto.
Siamo ormai prossimi alla partenza per Roma, c’è attesa per l’evento. Che sarà un incontro anche col mondo accademico, con le lezioni di Enrico Berti e Mario De caro: un mondo forse distante, ma non troppo per chi tra pochi mesi inizierà la nuova vita universitaria.
Si spera in un riconoscimento pubblico delle proprie fatiche, in una vittoria, anche se è chiaro che non potranno vincere tutti; ma comunque andrà, sarà valsa la pena; Roma intanto è bellissima ed è lì che ci attende la sfida della filosofia.