Caro direttore,
sono un insegnante anziano che secondo il piano del ministro Madia dovrebbe andare in prepensionamento per lasciare spazio ai giovani insegnanti. Spesso ho pensato con un certo senso di colpa quanto questo sarebbe giusto, anche se, nello stesso tempo, ci tengo – e tanto – a continuare ad insegnare! Per questo oggi (ieri, ndr) ho apprezzato molto le dichiarazioni del ministro Giannini, le cui posizioni mi sembrano più ragionevoli di quelle di Marianna Madia. Infatti il ministro dell’Istruzione ha detto: “Un sistema sano non ha bisogno di mandare a casa anziani per fare entrare giovani (…) Non amo il collegamento tra chi va a casa e chi entra, perché ci deve essere l’alternanza costante che deriva da un flusso normale”.
Perché ritengo ragionevole la posizione del ministro Giannini? Perché è vero che un sistema sano sa conciliare la presenza di giovani e anziani e non può creare posti di lavoro solo sostituendo gli anziani. Tanto più nella scuola, dove vi è bisogno del rapporto tra giovani e anziani; i giovani portano nell’insegnamento la freschezza e l’entusiasmo, ma per essi gli insegnanti anziani sono un punto di riferimento quanto mai importante per imparare ad insegnare.
Quella del ministro Madia è un’operazione quanto mai elementare, un puro conteggio: sostituire gli anziani per far lavorare i giovani. Ma non è di questo che ha bisogno la scuola. Essa invece vive del rapporto tra giovani e anziani, che la alimenta e la arricchisce.
Lo so, io voglio continuare ad insegnare: mi piace insegnare, non voglio andare in pensione e ho in mente me stesso nel riconoscere ragionevolezza alla posizione del ministro Giannini; me lo si potrà rinfacciare, ma chi è quell’insegnante che vuole abbandonare la sua cattedra? Solo quello per il quale insegnare non è una scoperta sempre nuova e appassionata di sé. È per questo che dico che se la scuola si volesse liberare di noi anziani, si autocondannerebbe a ridurre la sua potenzialità creativa.
Un insegnante anziano non è da rimuovere perché è anziano, va invece rimosso se non vale come docente, esattamente come dovrebbe essere per un giovane. Per questo occorre che il sistema scuola sappia crescere con le sinergie di giovani e anziani per continuare a fare dell’insegnamento una funzione fondamentale al servizio della conoscenza dei giovani.
Sono anziano e difendo a denti stretti la mia cattedra; non lo faccio contro i giovani, ma perché come io ho da imparare da loro, vedo che loro possono imparare qualcosina da me. La scuola, se ci saprà valorizzare entrambi, non ne avrà che bene!