SCUOLA/ Decreto PA, chi rimedierà al passo falso sui presidi?

- Marco Zelioli

Il Decreto legge di riforma della Pa (90/2014) dispone tra l'altro la revoca dei trattenimenti in servizio del personale scolastico. E questo crea non pochi problemi. MARCO ZELIOLI (Disal)

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Il Decreto legge di riforma della pubblica amministrazione (90/2014) è definitivo.

Le novità, anche rispetto alle varie modifiche proposte/previste/ promesse lungo l’iter della sua approvazione, non sono mancate. Soprattutto in materia di pensionamento e di trattenimento in servizio (oltre il limite naturale di pensionamento) del personale della scuola.

Quest’ultimo istituto, cui si faceva ricorso abbastanza sistematicamente, soprattutto da parte dei dirigenti scolastici, è ora escluso. Infatti, l’art.1, c.2 della legge dispone che “i trattenimenti in servizio in essere alla data di entrata in vigore del presente decreto sono fatti salvi fino al 31 ottobre 2014 o fino alla loro scadenza se prevista in data anteriore. I trattenimenti in servizio disposti (…) e non ancora efficaci alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge sono revocati“.

Anche se questo provvedimento può sembrare inoffensivo (in fondo, se si liberano dei posti, si favorisce il ricambio generazionale, e ciò è buona cosa), in realtà finirà col produrre molti problemi, soprattutto in quelle regioni (come la Lombardia, ad esempio) in cui il numero dei dirigenti scolastici è già “naturalmente” inferiore al fabbisogno.

Impedendo, infatti, il trattenimento ai molti dirigenti scolastici che lo avevano chiesto, si liberano altrettanti posti di dirigenza, che non si possono assegnare a “incaricati” (salvo uno sparuto numero in via di estinzione). E gli Uffici scolastici regionali sono costretti ancora a ricorrere in modo massiccio all’assegnazione delle scuole scoperte a dirigenti titolari in altra scuola, nominandoli reggenti di una rimasta senza dirigente titolare.

La reggenza, prevista come istituto eccezionale per le scuole sottodimensionate che per legge non possono avere un dirigente titolare, continua così ad essere un modo normale di far fronte alla carenza di dirigenti scolastici. I quali, in cambio di poco più di una mancetta, devono accollarsi, oltre alla responsabilità della scuola cui sono assegnati, anche quella della scuola di reggenza, lavorando di più ma peggio, con risultati accettabili solo grazie alla propria dedizione e competenza, non grazie ad un’organizzazione seria del servizio scolastico.

L’emergenza eretta a sistema non è un buon sistema per garantire la qualità.

In sintesi.

Mancano i dirigenti. Si ricorre alle reggenze. Per limitare il ricorso eccezionale alle reggenze occorrerebbero più dirigenti (più di quelli che hanno vinto il concorso). I dirigenti “pensionabili” sarebbero un aiuto concreto (almeno per uno o due anni), se trattenuti in servizio, anche per l’esperienza acquisita. No: loro non possono più dare una mano all’amministrazione scolastica, per far posto a nuovi dirigenti che però non ci sono.

È il solito gatto che si morde la solita coda… fin che la coda resiste.





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