Cosa succederà il primo settembre in molte scuole dello Stato? “La confusione sotto il cielo è grande. Quindi la situazione è eccellente”. Era una delle tante citazioni del cosiddetto Libretto rosso attribuito a Mao Tse-tung.
Sulla confusione non si può che concordare, qualche dubbio esiste sull’eccellenza della situazione. Vediamo dapprima i sintomi della confusione, limitandoci a due contingenze con scadenza appunto il giorno 1° settembre.
Nei primi giorni di questo agosto con voti di commissione (uno stesso voto in verità) sono state definite due situazioni nell’ambito del personale scolastico.
Da una parte il rifiuto di dare la pensione ai circa 4mila insegnanti e personale ausiliario ormai noti come “quota 96” (dove 96 indica la somma fra età anagrafica e anni di servizio, che minimo dovevano essere almeno 35 per le leggi pre-riforma Fornero). Ma precisiamo che costoro hanno raggiunto “quota 96” alla data del 31 dicembre 2011, ora sarebbero a “quota 99”, quindi si tratta di persona con età minima attuale di 64 anni. A costoro era stato promesso di poter andare in pensione nello scorso settembre dall’allora regnante Governo Letta. Promessa rimangiata dallo stesso governo nel febbraio con vaghe promesse di riaprire la porta chiusa. Promesse mantenute vive dall’attuale governo che ancora oggi promette provvedimenti di urgenza nell’ultima settimana di questo mese. Nel contempo i 4mila “quotati 96” attendono. Ma cosa dovranno fare il 1° settembre? Con quale spirito affronteranno le classi? Immaginiamo un maestra di scuola materna (scusate “scuola dell’infanzia” il termine materna è abolito) prossima ai 65 anni affrontare una ventina di scatenati bimbetti di 3, 4 anni? Non solo a livello di motivazione, ma anche a livello fisico.
Ma, a fronte di 4mila cui è negata la pensione, appaiono 180 dirigenti scolastici (ex presidi) e un numero imprecisato di insegnanti costretti ad abbandonare la scuola malgrado la loro richiesta di rimanere in servizio ancora per un biennio (cioè fino al compimento dei 67 anni). Autorizzazione fino ad ora sempre concessa, infatti coloro che ne avevano fatto richiesta erano molto tranquilli e avevano impostato il lavoro nelle loro sedi in previsione della riapertura di settembre.
Precisiamo che 180 presidi in meno non vuole dire 180 scuole scoperte, ma un numero superiore in quanto numerosi presidi da anni oltre alla scuola di titolarità hanno la “reggenza” di un secondo istituto privo di dirigente didattico. Cosa succederà in queste scuole? Dato che la decisione è stata presa per risparmiare, la cosa più probabile sarà la nomina di urgenza di tanti reggenti quanti sono i posti divenuti vacanti; Senza porsi il problema che la reggenza comporta un peggioramento qualitativo dell’Istituto privo di una dirigenza a tempo pieno. Inoltre già il 1° settembre nelle scuole secondarie superiori avranno inizio gli esami di recupero. Sotto quale dirigenza? Di un reggente, se ci sarà il tempo per le nomine, che magari non sapeva nulla di quella scuola e dei problemi esistenti?
E il corpo docente che si vedrà un volto totalmente nuovo, e presumibilmente con la fretta di raggiungere l’altro collegio nella scuola di titolarità, a presiedere il primo collegio del nuovo scolastico cosa potrà pensare e di conseguenza operare?
Ma in tutta questa situazione i grandi assenti risultano i ragazzi e le famiglie, costretti a subire decisioni amministrative ma anche di contenuto senza nessuna possibilità di intervenire. D’altra parte insegnanti e dirigenti sono trattati semplicemente come costi, quasi si trattasse di macchine utensili. Nessuna valutazione della funzione educativa, e non solo in situazioni come questa ma nella quotidianità: chi valuta la qualità dell’insegnante nello svolgere il proprio lavoro, ma prima ancora quali sono o dovrebbero essere i criteri di valutazione?
Solo domande, ben inteso, ma solo per ribadire che la situazione “non è eccellente”.
PS. La decisione di non accogliere le richieste di trattenimento è di agosto. Ma ci risulta che nello stipendio di agosto preparato e messo in rete a luglio e l’ultimo del ministero per i pensionandi, è stata calcolata e liquidata la quota spettante della 13ma mensilità per i primi otto mesi dell’anno. Come dire: il governo ed il parlamento non avevano ancora deciso, ma il ministero del Tesoro sì.
(Luigi Brioschi)