La bocciatura non serve, anzi è dannosa per gli studenti. Lo dice l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che ha pubblicato un approfondimento sui test Pisa (Programme for International Student Assessment), che sono stati svolti nel 2012 per testare la competenza dei ragazzi in Letteratura, Matematica e Scienze. In pratica, nei Paesi Ocse, uno studente su otto ha riferito di aver perso l’anno scolastico: si tratta di una percentuale pari al 12,4 per cento che però è destinata a salire del 20 per cento per gli studenti meno abbienti. In Italia? Il 17 per cento ripete nei primi anni, cinque punti in più della media europea. E tra i meno abbienti, la percentuale sale al 26 per cento. Quindi quale sarebbe la soluzione? “Offrire ore di insegnamento supplementare agli studenti che rischiano la bocciatura, adattando l’insegnamento alle loro esigenze in modo che possano recuperare il ritardo con i loro coetanei. Un modo di gran lunga migliore di sostenere gli studenti con difficoltà di apprendimento o problemi comportamentali”, dicono gli esperti. In Giappone, Malesia e Norvegia gli studenti intervistati hanno riferito di non aver subito bocciature. Mentre in altri paesi, quali Francia, Germania, Portogallo e Spagna il tasso raggiunge il 20 per cento e supera in alcuni casi anche il 30 per cento. Gli esperti spiegano che “Molti paesi stanno trovando altri modi di aiutare gli studenti in difficoltà. La bocciatura, in pratica, non ha evidenti benefici indicati per gli studenti o per i sistemi scolastici nel suo complesso”. La bocciatura, spiegano, è un modo costoso di affrontare i problemi degli insuccessi, in quanto fermando gli allievi la possibilità che questi possano abbandonare gli studi aumenta. “Alcuni paesi che avevano usato la bocciatura in modo massiccio hanno rivisto tale politica a favore di un maggiore sostegno intensivo e precoce nei confronti degli studenti in difficoltà”. (Serena Marotta)