La scoperta risale al 2000, quando una tavola di pietra scritta in ebraico venne ritrovata da alcuni archeologi sulle rive del fiume Giordano. La tavoletta risale al primo secolo prima della nascita di Cristo e da allora è stata studiata a lungo, ma solo ora, dopo altri studi profondi, lo scrittore e studioso della Bibbia Robert Hutchinson ha collegato la reale importanza della tavola. Tale importanza è descritta nel suo nuovo libro “Searching for Jesus: New Discoveries in the Quest for Jesus of Nazareth — and How They Confirm the Gospel Accounts”. Hutchinson spiega che lo scritto menziona l’angelo Gabriele e parla di un messia che dovrà giungere, che soffrirà nella carne, morirà e forse addirittura risorgerà. Quale l’importanza di queste parole? Per lo studioso la dimostrazione che c’erano alcuni ebrei ben prima della nascita di Gesù che aspettavano un messia che non fosse semplicemente colui che avrebbe ridato gloria e potere al regno di Israele (come peraltro inizialmente pensavano anche gli apostoli) cioè un re terreno, ma un messia che avrebbe sofferto e sarebbe stato ucciso per poi risorgere. Per molti studiosi e tanti non credenti, la storia della crocifissione di Cristo e la sua resurrezione sarebbe stata una invenzione operata dai suoi seguaci per dare a Gesù figura divina e dargli un ruolo che invece per gli ebrei non aveva, quella del figlio di Dio. Già nel 2008 altri studiosi avevano tradotto una parte della tavoletta trovandoci queste parole: “dopo tre giorni tu vivrai”. Ma per tutti coloro che l’hanno studiata fino a oggi la tavola fa riferimento a un attacco a Gerusalemme nel quale Dio arriva con i carri a difendere la città.