SCUOLA/ Dai precari alle paritarie, le “incognite” sul Cdm da 4 miliardi

- Pierluigi Castagneto

All'ultimo momento sulla riforma Matteo Renzi cambia ancora. Non più un decreto e una legge delega, ma solo un disegno di legge. Il contenuto resta intatto? PIERLUIGI CASTAGNETO

renzi_scuola_faraoneR439 Matteo Renzi applaudito da Davide Faraone (Infophoto)

All’ultimo momento sulla riforma Matteo Renzi cambia ancora. Non più un decreto e una legge delega, ma solo un disegno di legge. Questa è la novità arrivata ieri sera da Palazzo Chigi, alla vigilia del Consiglio dei ministri, convocato per oggi, con all’ordine del giorno i provvedimenti sulla Buona Scuola. Il premier avrebbe dunque cambiato strategia, optando per un ddl, sul quale chiedere però al Parlamento “tempi certi” — così riferiscono dall’entourage— in modo tale da mandare alle opposizioni un messaggio di collaborazione, nello spirito invocato dal presidente della Repubblica. Non più un provvedimento ispirato a ragioni di necessità ed urgenza (tale è il decreto legge) ma una proposta potenzialmente aperta. Se tutti saranno rispettosi e attenti, se non ci sarà ostruzionismo, allora le ragioni di urgenza saranno rispettate dal normale dibattito parlamentare, avrebbe detto Renzi ai suoi.

Cosa ci sia dietro questo cambio di passo non è dato sapere; certo è che alcuni provvedimenti dirompenti per il loro costo, come l’assunzione a sei cifre dei precari della scuola, possono aver suggerito al premier di adottare la massima prudenza; o forse il voler a tutti costi evitare di aprire un ennesimo fronte interno al Pd, questa volta sulla parità scolastica, dopo che diversi esponenti del partito di maggioranza hanno firmato una lettera al presidente del Consiglio in cui chiedono un cambio di passo “per superare lo storico gap della scuola in tema di pluralismo e libertà di educazione”, o forse il timore di incorrere nella perplessità di Sergio Mattarella quanto a un decreto che di necessario e urgente conterrebbe ben poco. O forse tutte queste cose insieme.

Nel frattempo, in attesa di nuove comunicazioni da parte del Miur, si è legittimati a supporre che il contenuto del pacchetto resti il medesimo.

Anticipata con un documento di 126 pagine nel settembre scorso, sottoposta a una consultazione generale tra settembre e novembre 2014, la riforma terrà necessariamente conto della sentenza della Corte Europea di novembre, che ha imposto all’Italia l’assunzione di tutti i docenti che abbiano avuto contratti per almeno 36 mesi. In queste settimane tra dichiarazioni del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, anticipazioni del sottosegretario Davide Faraone, interventi dello stesso Renzi e convention del Pd, i contenuti reali sono diventati un vero e proprio rebus. Un dato certo è la copertura finanziaria, che, strano a dirsi, è definita. La legge di stabilità appena varata parla, infatti, di 1 miliardo per il 2015 e di 3 miliardi quando la riforma sarà a regime. 

Cerchiamo, con il dovuto beneficio d’inventario, di fare un po’ di chiarezza sui vari provvedimenti.

Precari — Il disegno di legge dovrebbe assumere 134mila nuovi docenti, anche se i numeri originari della Buona Scuola parlano di 148mila o addirittura — stando alle dichiarazioni più recenti — si ipotizza di un maxi reclutamento di 180mila in due tempi. 

Il dato più delicato riguarda i possibili ricorsi, per cui sono introdotti degli indennizzi. Anche qui le cifre non sono certe, ma si è parlato 2,5 mensilità per coloro che hanno lavorato sui posti vacanti tra 3 e 5 anni, 6 mensilità per contratti entro 10 anni e 10 mensilità oltre ai 10 anni di contratti a termine, che si dimezzerebbero per gli assunti in ruolo a settembre 2015; ma le ultime indiscrezioni parlano di un dimezzamento generale per tutti.  Inoltre il nuovo personale viene pescato dalle graduatorie a esaurimento, dalle graduatorie di merito in cui sono presenti anche gli idonei del concorso 2012 e dalle graduatorie d’istituto; a questi ultimi, però, il ruolo verrebbe dato attraverso una riserva nel prossimo concorso ordinario. Dal 2016 si entrerà solo per concorso e già allora, nel triennio 2016-19, in base al turn-over ci dovrebbero essere altri 50mila posti disponibili (altri parlano di 40mila più i 20mila riservati). Le graduatorie dei concorsi e le Gae saranno chiuse il 1° settembre 2015.

Carriera docenti — Sinora il criterio è stato solo quello dell’anzianità, ma a partire dal 2015 a determinare gli scatti stipendiali conterà una terna di elementi: anzianità, merito, funzioni di staff e docenti “mentor”. Stipendi e carriera saranno inseriti nel Ccnl dopo un confronto con i sindacati della scuola che dovrebbe anche portare al rinnovo del contratto nazionale entro il prossimo luglio. I nuovi insegnanti, oltre che andare a coprire il potenziamento di certe materie, andranno anche a rimpinguare gli organici in modo che sarà concretamente possibile formare l’organico funzionale, che prevede l’assegnazione del personale non più alla singola scuola, ma ad una rete di istituti con cattedre più numerose e non più ridotte all’osso come ora.  La formazione in servizio diventerà obbligatoria per tutti i docenti, anche ai fini della valutazione per lo sviluppo della carriera.

Valutazione — Verrà poi affidata al nucleo interno di valutazione (Niv) costituito da docenti mentor e di staff, presieduta dal dirigente con funzioni di garanzia e trasparenza. Un organismo già messo in cantiere quest’anno in via sperimentale con il comitato di autovalutazione d’istituto, che entro la fine di febbraio ha avuto il compito di rispondere a un primo questionario, a cui ne seguirà un secondo entro maggio. Sui criteri, fonti del Miur fanno sapere che il 70% della progressione sarà legata al merito, mentre l’anzianità di servizio peserà per il restante 30%.

Gestione amministrativa — Viene introdotto un nuovo criterio gestionale: le pratiche amministrative relative al personale (pratiche pensionistiche, ricostruzioni di carriera) vengono trasferite agli uffici scolastici regionali e provinciali. Il dirigente sarà così sgravato di compiti amministrativi, per occuparsi più della scuola. Gli uffici delle direzioni che in questo momento sono sguarniti di personale aumenteranno gli organici con il personale proveniente dalle province, attualmente in esubero.

Scuola paritaria — La materia è un argomento a rischio, osteggiato dalla parte più radicale del Pd, ma sostenuto da Ncd, dal sottosegretario Gabriele Toccafondi e da altri parlamentari dem. Domenica le firme di 44 deputati della maggioranza sono comparse in calce ad una lettera, diffusa da Avvenire, a sostegno del pluralismo e dell’estensione della detrazione (insieme ad un buono scuola per gli incapienti) delle rette a tutti gli ordini di scuola, per un massimo di 4000 euro annuali (per legge la detrazione è il 19% della cifra versata).

Nuove materie — Si prevede il rafforzamento di alcune discipline come la musica, che potrebbe guadagnare un’ora in quarta e quinta elementare, e l’educazione fisica, con l’utilizzo di un docente  laureato in scienze della formazione primaria con l’abilitazione in educazione motoria. Forse nella primaria, ma certamente alle superiori finisce la sperimentazione dell’insegnamento di una materia non linguistica in lingua straniera e va a regime la metodologia Clil. Inoltre vale anche il potenziamento di storia dell’arte, diritto ed economia nelle scuole secondarie di II grado.

Scuola-lavoro — Confermato anche il rafforzamento dell’alternanza scuola-lavoro. Due le novità principali. Da un lato, l’estensione ai licei dei periodi di formazione fino a un massimo di 200 ore, mentre negli istituti tecnici e professionali si passerà dalle 100 ore attuali a 400 nel triennio (il documento della Buona Scuola aveva previsto 600 ore). Ci sarà anche la possibilità di svolgerle nelle pubblica amministrazione. Impegnati 20 milioni di euro per il corrente anno, che diventeranno 100 a partire dal 2016.

Fascia 0-6 anni — Gli asili nido che sinora erano di pertinenza degli enti locali entrano invece nel settore dell’educazione a livello nazionale e si introduce la fascia 0-6 anni, inserendoli nell’area dove è presente già la scuola dell’infanzia. La riforma adotta dunque il disegno di legge a firma di Francesca Puglisi, responsabile istruzione del Pd, in discussione alla VII commissione del Senato.

Innovazione digitale e interventi di edilizia scolastica — Verrà data più attenzione alla preparazione tecnologica degli insegnanti, e la conseguente introduzione di tecnologie all’interno delle scuole, con un piano da 50 milioni. Inoltre tutte le scuole dovranno essere dotate di banda larga e wi-fi. Infine sono previsti 3mila interventi di edilizia scolastica per mettere in sicurezza gli istituti.





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