La materia storica entra a far parte della prima prova degli esami di Stato (italiano) in due modi fondamentali: sia perché richiamata dalla richiesta di redazione di un saggio breve o di un articolo di giornale di ambito storico-politico, sia perché direttamente sottoposta a riflessione nel tema di argomento storico (tipologia C).
In entrambi i casi gli argomenti finora presentati agli studenti maturandi, se si prendono in considerazione le prove degli ultimi dieci anni, li esentano dal rischio di impantanarsi in una chiacchierata su qualcosa di ovvio, da cui non sono del tutto immuni altre tipologie. Le due prove “storiche”, cui talvolta se ne può aggiungere una terza, relativa cioè allo sfondo storico necessario per inquadrare i temi di ordine generale (tipologia D), mettono seriamente alla prova conoscenze e competenze del candidato, del quale le commissioni, nel caso egli abbia deciso di affrontarle, apprezzeranno certamente non solo il coraggio, ma soprattutto la capacità di argomentare storicamente: a patto, naturalmente, che questa preziosa e rara qualità sia comprovata nell’esercizio di cui ci stiamo occupando. Non dobbiamo dimenticarci che si tratta di una “prova di italiano” per tutti gli indirizzi di ordinamento e sperimentali (per le minoranze del nostro paese sono previste anche le prove nelle lingue slovena, ladina e tedesca) in cui il possesso della lingua madre si esprimerà mediante il ragionamento storico o storico-politico.
Una prova a più dimensioni, dunque, che può dare grande soddisfazione a chi l’affronta, a condizione che la preparazione sia corrispondente agli obiettivi richiesti. In che senso?
Anzitutto l’italiano del tema di storia, come stanno a dimostrare gli esempi dei grandi storici che si possono consultare sia come fonti storiche sia per arricchire le abilità di scrittura, ad integrazione delle conoscenze offerte dai manuali scolastici, sempre più essenziali e aridamente informativi nella loro propensione alla sintesi, dovrebbe caratterizzarsi per il lessico appropriato e per le connessioni causali che sono tipiche delle successioni storiche.
È interessante osservare, in proposito, che lo stile degli storici di professione è cambiato negli ultimi cinquant’anni come conseguenza del tramonto dello storicismo crociano e dell’affermarsi di studi di carattere settoriale o comunque meno preoccupati di volere individuare finalità sul piano della immanenza storica. Se Croce, dotato comunque di una grande scrittura, preferiva l’ampio periodare e la lunga frase nella quale il lettore annega (un esempio: “A questa religione dell’èra nuova, facevano riscontro e contrasto religioni rivali e nemiche, la quali, quantunque da lei espressamente o virtualmente criticate e sorpassate, noveravano fedeli e raccoglievano proseliti, e componevano cospicue realtà storiche, corrispettive a taluni momenti ideali, che in perpetuo si ripresentano”; da Storia d’Europa nel secolo decimo nono, 1932) si privilegia successivamente, pur in area crociana, uno stile più investigativo che cerca il consenso del lettore attraverso l’uso di metafore e riferimento ai fatti (un esempio: “Indipendentemente dalle sollecitazioni di Mosca e della Terza Internazionale, un’ondata “rossa” attraversava, comunque, egualmente il continente nei primi anni del dopoguerra”; da Giuseppe Galasso, Storia d’Europa, 2001).
Non si chiede certo al candidato degli odierni esami di Stato di dare prova di retorica forbita, eppure un certo ritmo della pagina non guasta. Quali aspetti sono dunque da favorire? Lessico e successioni causali, come detto, che diano ragione del periodo e del tema di cui ci si occupa. Bisogna evitare, insomma, di parlottare dell’argomento scelto e andare subito al cuore della questione: perché è accaduto che un evento si sia manifestato con quelle determinate caratteristiche? Quali sono le cause remote e prossime che hanno portato ad una determinata situazione? Facendo queste operazioni, il candidato esprimerà anche il proprio giudizio sulle questioni che discute, evitando di appiccicare dall’esterno una sorta di sentenza, ma facendo emergere dal modo in cui espone la materia il proprio orientamento, che evidentemente è richiesto, ma appunto se sostenuto dai dati.
Insomma, il valore di una prova come questa consiste non solo nel dire come si sono svolti certi eventi, ma soprattutto perché. In alcuni casi la formulazione stessa del tema aiuta a rintracciare il filo del discorso, che comunque, nel caso del saggio breve di argomento storico, deve essere sempre ricondotto al punto che si intende dimostrare. Chi è orientato a cimentarsi con il tema di storia può utilmente consultare l’archivio delle tracce scritte sul sito del Miur ed esercitarsi a svolgere alcune considerazioni per ogni argomento indicato, magari insieme ad altri. Ci si renderà conto, in questo modo, che i temi di storia presuppongono sempre, in vario modo, il verificarsi di mutamenti nel corso di un certo lasso di tempo che devono essere compresi e spiegati. Seguire la traccia è indispensabile per non andare fuori tema: e se questo è vero per tutte le altre prove, la storia non perdona chi perde il filo (ma forse le commissioni sì).
Da ultimo è importante, quanto superfluo, ricordare che il tema di storia, qualunque esso sia e comunque sia enunciato, è una verifica di conoscenze apprese e ben assimilate. Un suggerimento che si può dare in questo senso è di riprendere per nuclei fondamentali e per fasi costitutive il XX secolo che è l’ambito di riferimento di tutte le tracce, o quasi, degli ultimi anni. Il Secolo breve, secondo l’espressione di Eric J. Hobsbawm, è da conoscere oltre il limite cronologico del secondo dopoguerra. I temi politici e istituzionali “forti”, come la fine dei totalitarismi e la rinascita delle democrazie costituzionali, sono già stati sottoposti all’attenzione degli studenti: sarà questo l’anno delle periferie e dei popoli che lungo il Novecento hanno sofferto emarginazioni e persecuzioni? Gli Armeni, i popoli dell’ex Jugoslavia e da ultimo le minoranze oppresse nello scacchiere vicino orientale? Sarà l’anno nel quale interrogarsi sui motivi trascorsi e presenti dei flussi migratori? Sarebbero temi che darebbero linfa ad una autocoscienza che i giovani attendono di esplicitare, anche se la burocrazia ministeriale non è sempre in linea con l’evento che passa. Non resta che attendere.
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