Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo l’introduzione de “Alla ricerca dei libri perduti”, di Serenella Bertoli e Siria Magon.
In tutti i miei anni di insegnamento ho usato diversi tipi di antologie ed ho potuto osservare che i miei ragazzi spesso ricordavano poco, o nulla, di tutte le letture proposte.
Alla fine dell’anno scolastico, quando facevo alcune delle domande che mi stanno più a cuore: — Allora ragazzi, questi 3 anni trascorsi insieme cosa vi hanno lasciato? Quali sono le cose e le letture fatte insieme che vi sono piaciute di più? Quelle che vi hanno fatto cambiare il modo di vedere, di pensare, di vivere? Le mani si alzavano. Il buio oltre la siepe; l’Antologia di Spoon River; L’anello di re Salomone; le gite; il caffè letterario; il video che abbiamo fatto per i genitori sulla grande guerra; Il concorso su Lo hobbit.
Mai mi hanno risposto riportando un brano letto dell’antologia. Sempre, invece, mi hanno riferito con entusiasmo i titoli dei romanzi o dei racconti o delle raccolte di poesia che abbiamo letto insieme.
E allora perché non cambiare? Perché non partire direttamente dai testi, dai poemi, dai romanzi, dalle raccolte di poesie?
L’opera integrale di un autore rimane per sempre, non solo nella cultura di un ragazzo, ma anche nella sua vita, perché è un’esperienza.
Autore viene da “augeo” che significa “far crescere”, ma solo un’opera presa nella sua completezza è capace di questo. Un brano estrapolato da un testo può mortificare tutto ciò: è come se di un pranzo ci offrissero solo un cucchiaino di tantissime pietanze diverse, alla fine non ricorderemmo nulla, non avremmo più il gusto di niente. O peggio: se di una persona ci mostrassero un dito, un occhio, una mano, che idea mai ci potremmo fare di questa? Come dire di averla incontrata?
Le antologie, create anche con le più buone intenzioni, sono dei pesantissimi volumi sempre più ricchi di contenuti di ogni genere, ma difficilmente vengono ricordate dai ragazzi.
Inoltre utilizzano di frequente il metodo deduttivo: spiegano per filo e per segno tutte le caratteristiche dei vari generi: del giallo, dell’avventura, del fantasy… e così i ragazzi si annoiano a studiare cose già confezionate, quando invece dovrebbero essere loro, leggendo il testo, a scoprirne tutte le peculiarità, cioè a usare il metodo induttivo della scoperta.
E’ come dare loro cibo in scatola invece di offrire la possibilità di cucinare.
Gli esercizi poi che seguono i brani sono spesso ripetitivi. Molti di questi si devono svolgere direttamente sul libro di testo e le crocette, le sottolineature, le paroline di completamento e le riflessioni di qualche centimetro, non incitano certo i ragazzi all’arte della composizione.
Io, poi, come insegnante, di fronte alle ricchissime proposte delle varie case editrici mi sento mortificata: quando mi si propongono montagne di materiali mi assale un senso di oppressione: come se tutto dipendesse da scelte che fanno altri. Non lo trovo giusto: ho studiato lettere proprio perché amo leggere ed è bello scegliere i testi più adatti per i ragazzi di una classe, che non saranno gli stessi per gli alunni di un’altra.
Pochi contenuti ma approfonditi rimangono, il resto scivola via.
I nostri ragazzi, così assediati da continui stimoli telematici, dimenticano con una velocità impressionante, sono costretti a farlo proprio dalla stessa velocità che ormai caratterizza tutte le informazioni e le comunicazioni: osservateli mentre messaggiano, postano o navigano sui social network. Sono indubbiamente più veloci di noi, ma, proprio per questo, molti di loro hanno perso, contemporaneamente, sia la capacità di trattenere mentalmente, sia, spesso, l’interesse per contenuti che sembrano per loro diventati obsoleti, perciò inutili. Non c’è da stupirsi quindi se, dopo aver letto il raccontino dell’antologia, già dopo pochissimi giorni (o ore!) non lo ricordano più, hanno già cancellato il file, non serve.
Nella continuità dell’opera integrale, invece, rimane sempre qualcosa, si devono fermare, fanno esperienza di un’altra realtà. Perché il testo integrale è un’altra cosa: solo in questo avviene un incontro con l’autore, con personaggi, con una storia. C’è la continuità che permette la memorizzazione, l’attesa che suscita curiosità e interesse, e poi, un incontro non lascia mai indifferenti, può piacere o no, ma difficilmente si dimentica.
Per questo sono per la scelta di pochi testi ma integrali. Ho insegnato a ragazzi che sapevano a stento leggere: entusiasti del romanzo letto in classe, se lo sono voluti comprare; altri, che non amavano particolarmente la lettura, alla fine si sono comprati tutti i romanzi di un determinato autore.
E’ aumentato così il piacere di leggere, sicuramente incontrano e conoscono bene certi autori.
Oltre alla lettura, c’è tutto il lavoro di ricerca e di scrittura che i ragazzi sperimentano: solo dopo aver letto di un genere particolare, ne cercano le caratteristiche di contenuto e di stile, per poi sperimentarle: ne sono uscite autobiografie, diari, lettere, racconti, articoli, poesie…sorprendenti.
Ormai sono anni che nelle nostre classi non adottiamo più un’antologia prefabbricata. L’antologia se la costruiscono i ragazzi mettendo il percorso di letture integrali e tutti i testi scritti da loro, perché loro sono i protagonisti di quest’opera.
Prima di riuscire a realizzare questo mio sogno, in molti mi hanno ostacolato, ci sono voluti anni per riuscire a trovare dei colleghi disposti a giocarsi in prima persona ed è stato bellissimo lavorare con loro, cercare insieme, confrontarsi.
Ritenere che i nostri ragazzi siano troppo piccoli per i testi integrali è come sostenere che sono troppo piccoli per le cose belle. Già dall’antichità esiste una splendida letteratura di classici per ragazzi, di grandi autori che scrivono per loro. E quanti scrittori moderni hanno proposte interessanti e valide!
La verità è che l’antologia è comoda: “Leggete il racconto da pag. 56 a 58, esercizi da 1 a 10 a pag 59. Sì, per oggi abbiamo finito!” ( Che entusiasmo!).
Spesso, poi, gli stessi insegnanti si lamentano delle antologie adottate, perché propongono brani che non corrispondono al livello della classe, perché sono troppo facili, troppo difficili, troppo noiose e… cosa pensano di fare? Cambiare l’antologia! Per ritrovarsi, anno dopo anno, con gli stessi problemi e le stesse lamentele.
Il problema è non ci sarà mai un’antologia preconfezionata adatta per tutti, e nel lavoro, come in tante altre circostanze, quando si intuiscono delle esigenze diverse ci vogliono cambiamenti radicali ed occorre il coraggio di rischiare, specialmente quando c’è in gioco l’educazione e la formazione dei nostri ragazzi.
Fondamentale è che un insegnante faccia un lavoro di ricerca: nessuno può permettersi di scegliere al posto suo, l’antologia confezionata ruba il lavoro, lo facilita ma lo ruba, lo riduce.
Ogni classe, inoltre, manifesta da subito una sua fisionomia, gusti e tempi che vanno rispettati, per questo il lavoro di ricerca e di scelta dei testi è importante, e sempre per questo i percorsi nelle nostre classi si sono diversificati.
Spesso poi sorgono, in itinere, della esigenze, e i progetti iniziali vanno modificati, come nella vita.