Elena Fioroni era una giovane donna e mamma quando fu uccisa alla periferia di Padova dal marito Gianluca Cappuzzo, all’epoca medico specializzando in chirurgia di 35 anni, con tre iniezioni letali, simulandone poi il suicidio. Oggi, Elena avrebbe compiuto 45 anni, ma tutto terminò quando la colf polacca giunta nell’abitazione, trovò il bagno chiuso a chiave. Dopo aver avuto accesso alla stanza, si trovò davanti ad una scena choc: la donna era nella vasca da bagno, totalmente insanguinata. Quando i soccorsi giunsero sul posto per la giovane 31enne madre di due bambini non c’era già più nulla da fare. Dal suo cellulare partirono due messaggi di addio, atti a depistare le indagini, uno destinato alla madre ed uno al marito. Secondo le primissime ricostruzioni, Elena si sarebbe tolta la vita a causa di una lunga depressione. Con il marito Gianluca Cappuzzo, le cose da qualche tempo non andavano bene e un mese prima era andato via dalla casa coniugale. I primi dubbi vennero subito a galla: quello che sembrava un suicidio, infatti, fu ben presto smentito dall’autopsia secondo la quale la bella ereditiera sarebbe stata avvelenata con tre iniezioni di benzodiazepina provocandole un edema polmonare, e quindi il decesso. Poi qualcuno avrebbe simulato il suicidio.
ELENA FIORONI, L’OMICIDIO CHOC: MARITO-KILLER MAI PENTITO
L’ex marito di Elena Fioroni, come rammenta Fanpage.it, finì subito tra i principali sospettati. L’uomo ammise che la sera prima aveva fatto visita alla donna somministrandole un antidolorifico, ma della siringa non vi fu traccia. Contro di lui anche la testimonianza di un’amica della vittima, Elena Majoni, ex moglie del regista Gabriele Muccino, la stessa che oggi tramite la sua pagina Instagram ha ricordato con un post il compleanno della donna. Secondo alcune persone vicine alla donna uccisa, Cappuzzo non accettava l’idea di dover rinunciare con il divorzio al ricco patrimonio della sua ex. Prese così sempre più piede il movente economico. Gianluca Cappuzzo fu così arrestato e processato per omicidio premeditato, accusato di aver narcotizzato la moglie con l’etere, di averle iniettato tre dosi di benzodiazepine e di averle tagliato le vene simulando un suicidio. Nel 2011 è giunta la condanna a 26 anni di reclusione anche in Cassazione ma lo scorso anno ha potuto godere di un minimo di libertà potendo uscire da solo per motivi di studio. “Gian Luca Cappuzzo è libero di passeggiare in centro e andare all’università? Beato lui, ma spero proprio di non incontrarlo…”, aveva tuonato a Il Gazzettino il fratello della vittima, secondo il quale “Non si è mai pentito e ci ha rovinati”.