Risultati elezioni comunali 2025: il Pd domina nelle città, è radicato e questo fa la differenza. Ora deve dire quale legge elettorale vuole
Il Pd dei comuni resta il vero asset vincente del centrosinistra. In queste elezioni comunali 2025 Silvia Salis conquista Genova al primo turno, Alessandro Barattoni vince con ampio margine a Ravenna, Taranto e Matera vanno al ballottaggio rispettivamente con Piero Bitetti e Roberto Cifarelli, entrambi con buone chances di vittoria. Una radicata tradizione di gestione dei comuni a livello locale è la spina dorsale del partito che, invece, a livello nazionale fa più fatica a trovare la quadra.
Per ora il Pd si gode la sua consistenza territoriale e certifica la sua leadership sui territori che spera sia utile a rivendicare la guida della coalizione rispetto a Conte. Ma nel frattempo cresce a sinistra una strana “cosa”, composta da Alleanza verdi e sinistra (Avs) che inizia a mantenersi stabilmente oltre il 6%.
Un rammarico per il Pd non aver introitato quelle forze quando poteva ed aver creato una terza gamba che inizia in alcuni casi, come a Genova, a superare i 5 Stelle.
Da queste elezioni comunali 2025 un quadro molto simile a quello ulivista, ma con la mancanza di un centro strutturato che possa dare sostanza alla coalizione. Ora il Pd sa che dovrà decidere anche che posizione avere sulla legge elettorale, ovvero se andare verso un sistema che privilegi le coalizioni o verso una legge elettorale che preferisce le liste.
Ad oggi, stando ai numeri, il centrodestra è ancora forte come coalizione ma lo è di più come singole liste, con Fratelli d’Italia ampiamente davanti al partito della Schlein. Diverso se si contano i numeri delle coalizioni, dove il distacco teorico si riduce a pochi punti rendendo contendibile il governo del Paese.
Ma se a livello locale è più semplice fare sintesi, trovando equilibri su cose concrete, a livello nazione la cosa è molto più complessa. Le divisioni con il partito di Conte sono ancora forti e sostanziali, quasi identitarie, con l’effetto di allontanare i potenziali alleati se si parla di Ucraina o di Europa.
Di qui la necessità di partire da cose concrete che possano tenere assieme Avs e grillini, piddini e riformisti. Ora è questa la vera missione, dopo aver costatato che, almeno nei comuni, si inizia a vedere una luce. Una speranza. Occorre mettere assieme le idee e chiudere un programma elettorale concreto e fattibile da proporre al Paese senza cadere nel tranello delle identità. Una prova di maturità su cui il centrodestra si esercita con successo da anni, ma che il centrosinistra fatica a riconoscere come il suo vero limite, la sua vera necessità. A meno di non voler restare per sempre e solo il Partito dei comuni.
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