QUIRINALE, SPUNTA IL NOME DI CASINI
«Casini sicuramente quando ha fatto il presidente della Camera lo ha fatto bene. Viene fuori sui giornali che è una delle personalità a cui si pensa»: Matteo Renzi in un sol colpo ammette l’ipotesi Casini al Quirinale e “brucia” il nome del candidato in queste ore formulato da diversi ambienti di Centrosinistra, ovvero quello del fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi.
Intervenuto a “Mezz’ora in più” il leader di Italia Viva ammette di non avere più il “peso politico” di 7 anni fa, quando ruppe il “Patto del Nazareno” con Berlusconi per convergere i voti su Mattarella al Quirinale, ma qualche “cartuccia” da sparare ancora gli è rimasta: «Riccardi è una persona straordinaria, gli voglio molto bene, ha fatto benissimo il ministro, ma credo che non abbia nessuna possibilità di essere eletto. Il M5s lo vuole come candidato di bandiera, per stare sui giornali. Ma questo non è Sanremo, non si vince il premio della giuria». Per avere Draghi al Quirinale ci vorrebbe un accordo duraturo tra i partiti: «va bene a Palazzo Chigi, va bene al Colle, ma non può stare da entrambe le parti. Al Quirinale non si va contro i partiti. Penso che la candidatura di Draghi, ammesso che abbia una propria strategia, possa stare in piedi solo che abbia questo elemento politico. Al Quirinale ci vai soltanto con un’iniziativa politica». La visione renziana è di avere un Presidente della Repubblica che «possa garantire Draghi a Palazzo Chigi», se ciò non si dovesse raggiungere allora «opzione politica», ovvero Draghi-Colle o Mattarella-bis. Il nome di Casini spunta sempre di più, tanto nel Centrosinistra quanto nel Centrodestra: Salvini da canto suo si fa guardingo, «Dopo la straordinaria generosità di Silvio Berlusconi, il Centrodestra è al lavoro nella certezza che – nell’interesse del Paese – da sinistra non ci saranno No o veti incrociati come avvenuto fino a ieri. Siamo pronti a proporre donne e uomini di altissimo profilo». Da ambienti del Centrosinistra emerge una possibile linea per il primo voto di domani, quasi sicuramente “interlocutorio”: «scheda bianca per Pd-M5s-LeU», così come potrebbe avvenire in Fratelli d’Italia, riuniti domani mattina per valutare «tutte le opzioni aperte, dalla scheda bianca all’indicazione di un candidato di bandiera del partito». Sembra sempre più chiaro che o spunta domani un “Mario Draghi Presidente” alla prima votazione, o si arriverà filati alla quarta votazione per decidere davvero la “partita” del Quirinale.
ELEZIONI QUIRINALE, ORARI PRIMO VOTO
Ci siamo, le elezioni per il nuovo Presidente della Repubblica sono ormai alle porte e l’incertezza regna decisamente sovrana: la corsa al Quirinale ha visto uscire di scena ieri, fragorosamente, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi.
La duplice mossa del ritiro più l’invito a far permanere Draghi a Palazzo Chigi ha visto sì la forte discussione interna alla coalizione di Centrodestra, ma ha gettato anche gli avversari nel panico pre-voto in quanto ai nastri di partenza non sembra al momento esserci alcun nome condiviso in grado di prendere la maggioranza richiesta dei voti (673 per le prime tre votazioni, 505 dalla quarta). In attesa di capire quali possibili accordi e trame potranno emergere nelle prossime ore, partiamo dai pochi dati certi che abbiamo: i 1009 grandi elettori verranno radunati domani alle ore 15 alla Camera per l’inizio delle votazioni. Già scandite – tra ferree regole-Covid e tradizioni “liturgiche” per il voto del Presidente della Repubblica – le varie fasce di voto (scrutinio e proclamazione del primo voto non prima delle 20.30):
Ore 15 – 16.30: i senatori
ore 16.41- 16.53: deputati da Acunzo a Berti (n.50)
ore 16.54 – 17.06: deputati da Bianchi a Caparvi (n.50)
ore 17.07-17.19: deputati da Capitanio a Cominardi (n.50)
ore 17.20 – 17.32: deputati da Conte a Di Lauro (n.50)
ore 17.33 -17.45: deputati da Di Maio Marco a Fraccaro (n.50)
ore 17.46 -17.58: deputati da Fragomeli a Grippa (n.50)
ore 17.59 – 18.11: deputati da Gubitosa a Manca (n.50)
ore 18.12 – 18.24: deputati da Mancini a Muroni (n.50)
ore 18.25 – 18.37: deputati da Musella a Piccoli Nardelli (n.50)
ore 18.38 – 18.50: deputati da Piccolo a Ruggiero (n.50)
ore 18.51- 19.03: deputati da Ruocco a Sportiello (n.50)
ore 19.04 – 19.16: deputati da Squeri a Vianello (n.50)
ore 19.17 – 19.23: deputati da Vietina a Zucconi (n.24)
Ore 19.25 – 19.45 i 58 delegati regionali
REBUS CANDIDATI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Negli infiniti retroscena sulle elezioni del Quirinale 2022 si sta leggendo ormai di tutto, con un rebus raramente visto al Colle nelle 12 precedenti votazioni: ogni nome che emerge subito viene smentito dalla controparte, l’ultimo in ordine di tempo è stato Pierferdinando Casini. Così stamane il segretario del Pd Letta prima della riunione con lo “stato maggiore” del Centrosinistra (Conte e capigruppo M5s, Speranza e capigruppo LeU): «Leggo stupito di una nostra proposta su Casini alla Lega. Per chiarezza e trasparenza noi affrontiamo questo difficile passaggio coi nostri alleati. Coi quali a partire da oggi, dopo la fine della candidatura di Berlusconi che aveva bloccato fino a ieri tutto, concorderemo nomi e proposte». In mattinata dunque il vertice del Centrosinistra, in serata un nuovo dialogo nel Centrodestra proveranno a dirimere quantomeno i primi nomi da presentare domani alle elezioni, a questo punto quasi sicuramente candidati di “bandiera” in attesa della quarta votazione (dove il quorum si abbassa a 505 voti). In serata previsto il colloquio tra Letta e Renzi ma anche quello tra Salvini e il segretario Dem, forse poi anche con Conte: la scacchiera dei partiti è in costante movimento, nessuna strada è esclusa, nemmeno quella che in extrema ratio potrebbe portare al “dismettere gli scatoloni” per Sergio Mattarella, rimanendo per un mandato “bis” sulla scia di quanto già avvenuto con Giorgio Napolitano. Il vero rebus però è rappresentato dalla situazione su Mario Draghi: parte del Centrodestra, quasi tutto il M5s e qualcuno pure tra le file del Pd, vorrebbe mantenere il Premier dov’è e non spostare gli equilibri del Governo in quanto il forte rischio è un’elezione anticipata per l’impossibilità di tenere assieme una maggioranza così variegata con un “tecnico” che non sia Draghi. Il “Governo fotocopia” resta un’ipotesi ma per il momento solo tale, in calo tra le concrete possibilità di risoluzione dell’intricatissimo rebus Quirinale.