Mancano meno di dieci giorni al voto per le elezioni regionali, anche se il dibattito di questa campagna elettorale non si contraddistingue per l’attenzione ai programmi e ai candidati, ma si concentra sulle polemiche giudiziarie.
IlSussidiario.net prosegue il suo percorso attraverso i candidati presidenti alle Regionali invitando a confrontarsi su temi come la sussidiarietà e il federalismo l’attuale Presidente della Regione Puglia e candidato per il centrosinistra, Nichi Vendola. Domani toccherà al candidato del centrodestra, Rocco Palese.
Quale sarà il suo principale obiettivo se verrà rieletto Presidente della Regione Puglia?
Più che mai oggi è necessario fornire risposte serie, e non attraverso semplici spot elettorali, alle domande che quasi tutti i cittadini pugliesi mi pongono: il lavoro, quello di qualità che deve sfuggire alle logiche selvagge del precariato e che invece deve rappresentare un diritto pieno di cittadinanza.
Quali sono i risultati più importanti ottenuti negli anni in cui ha governato la regione? Quali sono oggi i principali bisogni della Puglia?
Dopo dieci di governo della destra abbiamo svegliato la bella addormentata nel Sud con indicatori economici all’ultimo posto nella classifica delle regioni meridionali. Per me, quindi, è più che un vanto aver guidato, in cinque anni di lavoro, la mia regione verso nuovi orizzonti fino a portarla a diventare la locomotiva del Mezzogiorno. Potrei citarle la crescita del Pil, l’aumento del tasso di occupazione o il primato in Italia per riduzione della disoccupazione. Tutti dati ufficiali, certificati da economisti autorevoli. Ma penso anche al primato nella produzione delle energie rinnovabili, al finanziamento di 10.000 borse di studio per la formazione dei giovani pugliesi, alla stabilizzazione di oltre 20.000 lavoratori precari, alla legge antidiossina che ha ridotto dell’80% i veleni più pericolosi emessi dalle industrie, in particolar modo a Taranto, o all’incredibile crescita nel settore turistico, mentre quasi tutte le altre regioni hanno registrato dei cali. Ora i pugliesi chiedono interventi strutturati e mirati di contrasto alle povertà.
Quali opportunità vede nel prossimo federalismo fiscale, che prevede il finanziamento dei costi standard e non più della spesa storica, assieme alla possibilità di manovrare i tributi regionali verso l’alto o il basso e prevedere nuove detrazioni regionali?
Si potrà rimediare a decenni di ingiustizia nei confronti delle regioni meridionali che, avendo una popolazione mediamente più giovane, erano penalizzate nella distribuzione del fondo sanitario nazionale. Dimenticando che le regioni del Sud erano e sono meno ricche, e dove c’è più povertà c’è maggiore bisogno di salute. I tributi servono a mantenere i servizi, ma noi abbiamo già abolito l’odioso balzello sulla salute che si chiama ticket e lo abbiamo fatto per oltre l’80% dei pugliesi.
Ritiene che sia possibile incrementare l’attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale nella sua regione? Se si come? Quale ruolo può svolgere la sussidiarietà orizzontale e per quali obiettivi?
Il ruolo della cittadinanza attiva è importantissimo. Nessuna legge nella nuova Regione Puglia ha fatto a meno del rapporto con i corpi intermedi della società, del consulto continuo e assiduo con il territorio. Associazioni, sindacati, enti locali, perfino la grande impresa privata sono sempre stati ascoltati e i loro giudizi sempre presi in considerazione. La Regione non è un moloch che lavora da solo, ma vuole essere sempre più un ente che lavora a fianco dei cittadini e delle cittadine.
Il recente trattato di Lisbona prevede un aumento del ruolo delle Regioni rispetto alla Ue. Come pensa di sfruttare questa opportunità?
La sfrutteremo mettendoci in rete con le altre regioni del Mediterraneo. Da soli non si va da nessuna parte: né in Europa, né nel resto del mondo. Una regione che sappia parlare ai suoi vicini è il modello che vogliamo discutere con i popoli mediterranei e con le istituzioni dell’Ue.
Le politiche regionali possono incidere pesantemente su due temi importanti come vita e famiglia. Come pensa di operare in questi due ambiti?
La nostra legge regionale sulla parità di accesso ai servizi sociali per le donne e gli uomini di Puglia è un modello per tutta l’Europa. Aiutare le famiglie non significa dare i buoni-scuola per gli istituti privati, ma incentivare l’apertura di asili nido, scuole e servizi comunali efficienti. Siamo stati i primi a varare una normativa per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
In Puglia la mia giunta, tra strutture già realizzate e cantieri aperti, ha finanziato 118 asili nido pubblici, compresi quelli nella Pubblica Amministrazione come nel caso dell’Aeroporto di Bari, primo in Italia ad averlo previsto. Noi siamo a favore della vita: della vita in città dove i bambini siano un’opportunità e non qualcosa da difendere in casa, dietro le sbarre di una finestra. Una città accogliente a misura di bambino, donna, disabile, giovane o anziano è una città accogliente per tutti. Per questo, la spesa sociale regionale è passata dai 5 euro pro capite del 2005 agli oltre 20 del 2010. Non è ancora sufficiente, ma è un percorso già avviato che, sono certo, genererà altri buoni frutti.