A meno di venti giorni dal voto per le elezioni regionali, nelle quali verranno eletti 13 nuovi presidenti, la campagna elettorale si sposta nelle piazze. Sabato 13 sarà il giorno del Pd, di Antonio Di Pietro e del popolo viola che protesteranno a Roma contro il governo e il decreto interpretativo che avrebbe dovuto aggiustare il cosiddetto “caos liste”. Il sabato successivo toccherà a Silvio Berlusconi che ha annunciato una maxi-manifestazione del Pdl con tutti i candidati presidenti.
Dopo un lungo periodo di silenzio, infatti, il premier ieri è tornato all’attacco con un dettagliato dossier sullo scottante caso delle liste Pdl di Roma e provincia. L’obiettivo è quello di recuperare i voti persi in questi ultimi mesi di scandali giudiziari e di polemiche elettorali. «Non sarà tanto il “caos liste” a spostare voti tra gli schieramenti – dice il Presidente dell’IPSOS Nando Pagnoncelli a IlSussidiario.net -. In questo momento c’è un preoccupante scollamento tra l’agenda mediatica e le priorità degli italiani, che rimangono la crisi e l’occupazione. La gente non si sente al centro dell’attenzione e questo potrebbe favorire l’astensione».
Siamo negli ultimi giorni disponibili per parlare di sondaggi elettorali. In quali regioni abbiamo delle indicazioni chiare sul risultato finale?
In Lombardia la vittoria di Roberto Formigoni (Pdl) è scontata. Sarà interessante in questa regione osservare l’andamento della Lega Nord e valutare il suo avvicinamento al Popolo della Libertà. Sul piano nazionale, infatti, la Lega è in crescita e si posiziona attorno all’11,1%. Bisognerà vedere però dove raccoglierà più voti. In Veneto, ad esempio, il sorpasso sul Pdl sembra sicuro.
Quali sono i dati più interessanti riguardanti la regione Veneto?
In Veneto il candidato leghista Luca Zaia è dato vincente, con un risultato vicino al 61%. In questa regione la Lega Nord risulta addirittura al 32%, mentre il Pdl è al 24,3%. Un dato interessante da confrontare con le europee: il Popolo della Libertà perde infatti 5 punti, la Lega Nord ne guadagna 3 e mezzo.
Sempre rimanendo sul fenomeno Lega: in Piemonte è data al 18,5%. Se si concretizzasse davvero anche in questa regione otterrebbe un ottimo risultato. Alle elezioni europee, infatti, aveva raggiunto il 15,7%, alle Politiche l’8,7%.
A proposito di Piemonte: chi è favorito tra Roberto Cota (Lega Nord) e Mercedes Bresso (Pd)?
In Piemonte domina una grande incertezza che statisticamente si traduce in una differenza molto limitata per quanto riguarda i voti ai candidati, nei quali la Bresso è in vantaggio dello 0,9%. Parallelamente sul voto di lista è in vantaggio il centrodestra, sempre dello 0,9%. Difficile prevedere se prevarrà il voto di lista o quello a favore del candidato.
Passando alla Liguria e alle regioni dell’Italia centrale?
In Liguria è il candidato del centrosinistra, Claudio Burlando (Pd), ad essere in vantaggio. Questo in base a quanto emerge dai risultati del voto ai candidati e dai quelli di lista, anche se in misura minore. Nelle regioni in cui la sinistra è forte storicamente (Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Umbria) non ci saranno invece grosse sorprese.
Come cambiano gli equilibri nel Lazio tra Emma Bonino (Lista Bonino Pannella) e Renata Polverini (Pdl), dopo il “caos liste”?
Le indicazioni a nostra disposizione su questa regione sono di profonda incertezza, anche perché il caso è ancora in evoluzione. In una situazione di serrato “testa a testa” la presenza o l’assenza della Lista Pdl a Roma e provincia porterà a tre comportamenti possibili di cui oggi è molto difficile valutare il peso: astensione tout court, astensione di lista o voto indirizzato verso il partito più vicino rispetto a quello che è rimasto fuori dalla competizione.
In Campania?
Nella regione campana da un lato si registra una forte popolarità del candidato di centrosinistra Vincenzo De Luca (Pd), dall’altro il vantaggio del centrodestra in termini di lista. L’urna ci dirà se prevarrà il voto di appartenenza e in che misura verrà esercitato il voto disgiunto. Stefano Caldoro (Pdl), anche se meno conosciuto, ha quindi un piccolo vantaggio.
Nichi Vendola (SeL), dopo essersi aggiudicato le primarie di coalizione pugliesi, è favorito nella corsa contro Rocco Palese (Pdl)?
Direi di sì. In Puglia Vendola è il favorito con un vantaggio di 2 punti e mezzo in termini di lista e di 4 punti come candidato.
Se, come sembra, Calabria e Basilicata andranno una al centrodestra e l’altra al centrosinistra, lo schieramento di Berlusconi dovrà aggiudicarsi Piemonte e Lazio per raggiungere il risultato di 7 a 6 in favore della sinistra di cui tanto si parla…
Esattamente. Anche i dati sui singoli partiti però sono molto interessanti. Se nel centrodestra abbiamo già parlato dei rapporti tra Pdl e Lega, nel centrosinistra dovremmo assistere a un ridimensionamento dell’Idv in favore del Pd. Riassumendo: la Lega è data all’11,1%, il Pdl al 35%, il Pd al 29%, l’Idv al 7%, l’Udc intorno al 6%, mentre la sinistra radicale non dovrebbe sorpassare il 5%. Teniamo però conto del fatto che i listini dei presidenti toglieranno voti ai partiti più importanti.
Cosa possiamo dire riguardo alla popolarità del governo?
C’è sicuramente un calo in atto. La popolarità dell’esecutivo secondo Mannheimer dovrebbe posizionarsi intorno al 39%, a noi risulta invece vicina al 50%. Questo perché utilizziamo una scala diversa (da 0 a 10) e teniamo conto anche di quegli intervistati che danno al governo un voto pari a 6. Questo calo sembra interessare soprattutto chi prima manifestava un entusiasmo più vistoso.
In quale misura gli scandali degli ultimi mesi e l’incredibile vicenda delle liste potrà influire sulle scelte degli italiani?
Non è mai un singolo fatto a incidere sulle intenzioni di voto, ma un insieme di circostanze. I fatti che lei ha elencato, a cui aggiungerei anche la polemica su informazione e par condicio, indeboliscono l’immagine dei partiti coinvolti, ma non determinano in generale cambiamenti di schieramento. Potrebbe esserci invece un innalzamento dell’astensione, in forza anche del preoccupante scollamento tra l’agenda mediatica e le priorità degli italiani, che rimangono la crisi e l’occupazione (che i dati Istat confermano in crescita). La gente insomma non si sente al centro dell’attenzione se si parla di legittimo impedimento o di timbri mancanti.