La corsa del socialista Mamdani per vincere le Elezioni a sindaco di New York: quando e dove si vota, sondaggi e previsioni. Cuomo e Sliwa con poche chances
MAMDANI-CUOMO-SLIVA: TUTTO SULLE ELEZIONI DI NEW YORK 2025: ECCO I TRE CANDIDATI SINDACO E GLI ULTIMI SONDAGGI
Ancora poche ore e le urne per le Elezioni del sindaco di New York saranno aperte in una delle primissime competizioni elettorali in vista delle midterm previste nell’autunno 2026: nella città tra le più liberal d’America, si sfidano per la poltrona del primo cittadino un candidato socialista, un’ex governatore (che esce da una lunga storia di scandali) e un candidato repubblicano lontano dagli echi di Trump e anche per questo con pochissime possibilità di vincere.
Dopo l’ultima settimana di campagna elettorale che ha visto l’exploit per Zohran Mamdani con l’endorsement di Barack Obama, la sfida per le elezioni a sindaco di New York sono ormai pronte ai primi risultati che potranno arrivare nella notte italiana tra martedì e mercoledì. Il 34enne deputato dell’ala socialista del Partito Democratico USA – quella che fa capo a Bernie Sanders e Alexandra Ocasio-Cortez – è il grande favorito da mesi, dopo aver battuto alle primarie di giugno 2025 l’ex governatore Andrew Cuomo, poi deciso a presentarsi lo stesso alle urne da indipendente.
Per Curtis Sliwa invece la corsa elettorale sembrava già proibitiva prima dell’inizio della campagna, ma si è dimostrata ancora più difficile dopo che lo stesso candidato sindaco ha preso distanze dalla Casa Bianca in merito alle leggi sull’immigrazione. I sondaggi non vedono grandi differenze rispetto agli scorsi mesi, sebbene il vantaggio di Mamdani sia diminuito da un massimo di 20 punti percentuali ad un “minimo” di 8-10 lunghezze di vantaggio su Cuomo: l’ultima rilevazione di Quinnipiac University vede il candidato del Queens attorno al 43% contro il 33% dell’ex governatore, dimessosi nel 2021 dopo le accuse per molestie sessuali.
Per Sliwa non si va oltre il 14-15% delle preferenze: se così si confermasse nei risultati delle Elezioni a New York, ecco che l’ala socialista dei Dem avrebbe il suo primo sindaco di rilievo negli States, con la sinistra progressista che otterrebbe anche un nuovo leader “pro-pal” musulmano, completamente a sostegno della causa palestinese.
IL VOTO CON RISULTATI (FORSE) SCONTATI: NEW YORK VERSO IL PRIMO SINDACO MUSULMANO E SOCIALISTA?
Partito in sordina nei dibattiti pubblici, Mamdani ha ottenuto un successo clamoroso nelle primarie dopo aver lanciato il programma socialista per la Grande Mela: tenuta di un tetto massimo agli affitti di New York, asili nido e mezzi gratuiti per i cittadini locali, oltre a un calmiere sui prezzi di cibi alimentari in negozi e supermercati. Criticato da parte del proprio partito per posizioni considerate “antisemite”, l’endorsement di Obama per Mamdani ha ribaltato negli ultimi giorni alcune diffidenze interne ai Dem per sostenere l’erede di Sanders.
Urne aperte dalle ore 6 alle 21 a New York (da mezzogiorno di domani alle 3 del mattino del 5 novembre in Italia, ndr), con l’early voting già utilizzato da migliaia di newyorkesi che potrebbe anticipare la comunicazione dei risultati finali: non esiste infatti ballottaggio per le Elezioni New York 2025, si attendono invece i dati in arrivo dai 1200 seggi sparsi nei 5 distretti principali della Grande Mela (Staten Island, Manhattan, Brooklyn, Bronx e Queens) per decretare il primo cittadino in carica per i prossimi 4 anni di reggenza.
La “rivoluzione” socialista messa in campo da Mamdani necessita di 6-7 miliardi di dollari immediati, con il candidato sindaco che ritiene sia alquanto fattibile dato i circa 100 miliardi di bilancio annuale che vale la città più visitata del mondo: il programma della DSA (Socialisti Democratici d’America) prevede un abbassamento del costo della vita a New York, attirandosi le antipatie delle grandi finanze di Wall Street ma provando a puntare sulla popolarità delle fasce medio-basse della società.
Dopo le polemiche degli scorsi mesi per l’appello a “globalizzare l’intifada”, vista dalla comunità ebraica come un invito chiaro all’antisemitismo contro Israele, Mamdani si è “corretto” allontanandosi dalle posizioni del movimento pro-Pal di New York, senza però convincere appieno l’ala ebraica che pure è presente in massa all’interno della Big Apple. Trump lo ha definito un «pericoloso comunista» e pure anti ebraico, Obama lo ha invece esaltato dicendosi colpito dai successi in campagna elettorale: il successo di Mamdani, qualora fosse confermato alle urne, rappresenta un rebus non da poco per la sinistra americana vista la nettissima distanza tra le posizioni del DSA e l’area progressista “centrista” che ancora permane nel Partito Democratico d’America.