Da diversi anni a questa parte – è almeno dal 2010 che se ne parla, ma ci arriveremo a breve – le riserve di elio in tutto il mondo stanno scarseggiando e nonostante si tratti a tutti gli effetti del secondo elemento per quantità presente nell’universo (dopo solamente l’idrogeno) la sua carenza ‘terrestre’ potrebbe causare dei problemi piuttosto importanti rallentando e bloccando del tutto settori come la medicina per imaging e l’esplorazione spaziale tanto utile alla ricerca scientifica: una crisi – quella dell’elio – spesso ignorata e dimenticata, alla quale per ora non sembrano esserci reali soluzioni economicamente sostenibili; mentre qualcuno ipotizza di poterlo estrarre anche dalla Luna e riportarlo, con costi del tutto identici a quelli estrattivi.
Partendo dal principio, è bene precisare che seppur l’elio sia – appunto – il secondo elemento a livello di quantità presente nello spazio (legato al fatto che dopo il Big Bang il legame tra protoni e neutroni ha originato i nuclei atomici a bassissime temperature), lo stesso non vale per la Terra: sul nostro pianeta – infatti – la particolare molecola si è originata milioni di anni fa dal decadimento di alcuni elementi radioattivi e si sono create delle vere e proprie sacche esauribili in prossimità di alcuni giacimenti di petrolio e gas; in larga parte già esaurite nell’estrazione degli altri due materie prime come sottoprodotti.
Cosa comporta la crisi di elio: a rischio settori come la lotta contro i tumori e l’esplorazione spaziale
I più grandi estrattori e venditori di elio al mondo attualmente sono Stati Uniti (che già nel 2010 hanno dichiarato l’emergenza per via dell’esaurimento delle riserve), Algeria e Qatar, ma prima di arrivare agli effetti della crisi è importante soffermarci sulle caratteristiche uniche di questo gas inerte: si tratta – infatti – dell’elemento noto con il punto di ebollizione minore, in grado di trasformarsi da gassoso a liquido ad una temperatura di -270 gradi e – quindi – particolarmente utile come refrigerante; mentre essendo inerte e nobile, è anche in grado di non creare legami con altri elementi chimici, tornando utile come propellente e pressurizzante.
Gli usi dell’elio attualmente noti sono parecchi e vanno ben oltre i famosi palloncini per le feste dei bambini e i dirigibili: il primo esempio – nonché il più importante a fronte dell’attuale crisi – è medico e legato al fatto che attualmente l’elio permette di mantenere a bassissime temperature (e dunque stabili) le bobine e gli elettromagneti usati come superconduttori per i campi magnetici che rendono possibili le risonanze magnetiche in medicina, centrali nella diagnostica per imaging utile alla lotta contro i tumori.
Similmente, l’elio è anche l’elemento utilizzato per pressurizzare i serbatoi dei razzi per l’esplorazione spaziale – contenenti ovviamente il combustibili e carburanti bruciati in grandissime quantità per i lanci -, ma anche per permettere di manovrare le sonde spaziali una volta giunte nello spazio; ed è proprio dallo spazio che potrebbe arrivare una possibile soluzione alla crisi, perché seppur sia impossibile sfruttare l’elio disperso nello spazio, una missione chiamata Interlune potrebbe estrarlo dalla Luna e riportarlo sulla Terra: un sistema certamente costoso e la cui fattibilità concreta sarà nota – però – solamente tra il 2028 e il 2030.