Emanuela Orlandi, il caso torna di attualità
Quello di Emanuela Orlandi, a distanza di quasi 40 anni, resta un giallo senza fine e senza soluzione. Adesso una tomba vuota ed un incredibile indizio potrebbe contribuire a svelare il mistero della sparizione della figlia 15enne del messo pontificio di papa Wojtyla. A riaccendere i riflettori sul cold case è stato Fabrizio Peronaci, giornalista del Corriere della Sera, che ha svelato sul quotidiano una macabra scoperta giunta nei giorni scorsi: come si sospettava da tempo, la tomba di Katy Skerl, 17enne strangolata a Grottaferrata e rinvenuta il 21 gennaio 1984 risulta vuota. La lapide si trova al Verano, il cimitero monumentale di Roma dove sarebbe stata smurata e la cassa in legno fatta sparire: ma perché? E soprattutto, c’è stata la complicità di qualche addetto cimiteriale? Saranno le indagini prontamente avviate a tentare di fare chiarezza.
In contemporanea però, anche i gialli su due scomparse, quella di Emanuela Orlandi e quella della coetanea Mirella Gregori, entrambe sparite nel 1983 a distanza di poco più di un mese, tornano prepotentemente di attualità, come mai? Nel 2013 era stato il fotografo romano e reo confesso del caso Orlandi, Marco Accetti, a dichiarare che l’omicidio di Katy Skerl, studentessa presso il liceo artistico, appassionata di politica (era iscritta alla Fgci), figlia di un regista svedese di film erotici, andava collocato nel medesimo contesto. A suo dire, la 17enne sarebbe stata uccisa dalla fazione opposta a quella che aveva rapito Emanuela Orlandi nell’ambito di un terribile gioco di ricatti ai danni di giovanissime ragazze, legati alle forti tensioni di quegli anni cupi, all’ombra del Vaticano.
Emanuela Orlandi e delitto Skerl: cosa disse Marco Accetti
All’epoca, a conferma delle sue affermazioni sul caso Skerl, Marco Accetti fece mettere a verbale che la sua tomba era vuota poiché la sua bara sarebbe stata portata via allo scopo di eliminare una prova del collegamento con la scomparsa di Emanuela Orlandi. La prova in questione sarebbe rappresentata dalla camicia bianca indossata dalla giovane defunta e nel dettaglio l’etichetta “Frattina 1982” presente sul collo. Secondo il supertestimone si trattava di una parola non casuale dal momento che in uno dei comunicati di rivendicazione del sequestro Orlandi, la parola “Frattina” compariva tra quelle in codice utilizzate e mai decrittata dagli inquirenti.
Marco Accetti nelle sue dichiarazioni aveva anticipato quanto avvenuto di recente ad opera della Squadra Mobile, asserendo: “Nel loculo troverete solo una maniglia, con la raffigurazione di un angelo”. Proprio così: oltre a trovare il loculo vuoto le forze dell’ordine hanno trovato all’interno una maniglia di ottone, con segni di effrazione e intonacatura. Ma dunque, Accetti partecipò in prima persona all’operazione o i fatti gli furono riferiti? Non è tutto: il Corriere della Sera ha riscontrato un’altra inquietante coincidenza. Katy era nella stessa classe della figlia di uno dei tre bulgari accusati dell’attentato al Papa. All’epoca le rivelazioni di Accetti finirono agli atti dell’inchiesta Orlandi ma non vi fu dato alcun seguito. L’allora procuratore Giuseppe Pignatone, chiese e ottenne dal gip l’archiviazione del fascicolo e il proscioglimento dello stesso fotografo e degli altri cinque indagati. Adesso però, alla luce delle nuove scoperte, la procura avrebbe cambiato atteggiamento, intenzionata a fare luce sulla vicenda relativa alla scomparsa della bara della 17enne.