Mancano in Italia medici in numero sufficiente. Numero chiuso e varie soluzioni per superarlo hanno fin qui suscitato aspre critiche. Vogliamo provare a fare luce e formulare una proposta su cui ragionare?
Lo stato attuale delle cose pone quattro interrogativi.
1. Se c’è una fuga di medici, è meglio capire e risolvere le cause (tappare la falla) o metter più acqua nel secchio? Cioè è meglio motivare oppure aumentare il numero dei futuri demotivati?
Purtroppo, non si vedono all’orizzonte passi per ridare motivazione, e la fuga di medici annuale in Italia dal Servizio sanitario nazionale è alta: in sei anni, il numero di medici che si sono dimessi dal SSN è triplicato. Nel 2016 erano 1.564, nel 2022 4.349 (Dati CIMO, gennaio 2025).
2. Uno sbarramento in itinere al primo anno basta per garantire l’accesso più numeroso e di maggior qualità?
Tutti gli ingressi massicci (o presunti tali) che si hanno al primo anno, dopo aver tolto il limite agli accessi, si infrangono nel collo di bottiglia del primo sbarramento. Su questo hanno espresso la loro opinione diversi rettori, da quello di Pisa a quello di Trieste e il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. Il loro parere non è stato positivo.
3. Uno sbarramento garantisce la qualità del medico futuro?
No: aumentare l’afflusso non è certo garanzia di qualità. Umberto Galimberti giustamente sostiene che la professione di medico, come quella di insegnante, richieda persone che hanno certi requisiti di carattere e di empatia.
4. Come si determina la qualità e il talento dello studente?
Con un test iniziale come quello finora in uso certamente no. Si possono usare delle scale attitudinali come la scala Myers-Briggs, ma se queste vengono compilate dallo studente, questo può imparare quali sono le risposte più indicate da mettere o le tipologie di domande che questa scala adotta e aggirare l’ostacolo. Il test di Meyers-Briggs ha delle falle? Usiamone di più moderni e raffinati, ma non lasciamo decidere all’ansia di un esame universitario. Per esempio, esistono altri modelli di scale della personalità, come la scala OCEAN altresì conosciuta come “Big Five scale”.
Detto tutto ciò, ecco la proposta: che la selezione venga impostata durante le scuole superiori e non improvvisata all’ultimo momento. Con scale di valutazione veritiere (vedi sopra), ma usate dal collegio di insegnanti delle superiori che li conoscono, che li hanno coltivati e sgridati e promossi. Senza che questo sia un giudizio definitivo, ma che avrà un forte peso nel punteggio per l’ingresso, più del voto di maturità. E che potrà essere completato da un breve test di conoscenze di base in campo biologico.
Già, ma… il vero problema non è qui! Il vero problema della carenza di medici non è aprire o sbarrare le porte. Il vero problema è arginare la fuga. Allora facciamo un’ultima domanda.
5. Come si argina la fuga di medici?
Rendendo più appetibile e piacevole fare il medico oggi. È lì che occorre battere; altrimenti facciamo entrare studenti motivati, ma che poi fuggiranno. Per “disillusione”.
E la disillusione non si combatte aumentando le schiere dei futuri disillusi, ma dando seri motivi morali, economici, sociali per rimanere. Oggi si è voluto spianare tutto o, peggio, rivoltare le cose (un calciatore o un presentatore tv guadagnano 10 volte almeno quello che guadagna un neurochirurgo). Non va bene così. E non è vero che una professione in cui si suda e si rischia (e ce ne sono tante) o che necessita di anni di apprendistato abbia lo stesso valore di un’altra dove entri vincendo un Talent show in tv.
Oggi il rispetto sociale va ai tiktokers e agli youtubers. Non sarà il caso di rivedere queste priorità, prima di fare ghirigori sui numeri chiusi? E di dare dignità e peso al giudizio degli insegnanti che conoscono davvero i ragazzi da 5 anni?
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