SCIENZA&CLASSICI/ Il Mistero Uomo [Rilettura]

- Maria Cristina Speciani

Il libro contiene le “Gifford Lectures” tenute nel 1978. Attuali nel delineare un percorso storico della ricerca più avanzata e nell’interpretare i problemi epistemologici a essa collegati.

Speciani_mistero_uomo_439x302_ok Dalla copertina del Libro

John Carew Eccles

Il Mistero Uomo

Il Saggiatore, Milano 1981

Pagine 298 – Euro 25,31

Nel 1978, al premio Nobel John Carew Eccles venne affidato l’incarico di tenere il ciclo delle «Conferenze Gifford», organizzate ogni anno dall’Università di Edimburgo. I testi delle dieci conferenze sono stati pubblicati in Italia nella collana Theoria, allora diretta da Giulio Giorello (insieme a Marco Mondadori).
Come afferma l’autore nella Prefazione, il tema generale delle conferenze, da cui deriva anche il titolo dell’opera, era stato scelto per «sottolineare i grandi misteri con cui dobbiamo confrontarci quando, nella nostra veste di scienziati, tentiamo di capire il mondo naturale, compresa la nostra stessa persona.»
Le lezioni costruiscono, in termini divulgativi ma estremamente rigorosi, una «storia scientifica» che parte dal Big Bang e arriva fino all’uomo. Si aprono «problemi grandi e misteriosi che stanno al di là della scienza attuale e che, in parte, saranno forse per sempre al di là della scienza».
Ci sembra che l’attualità del testo di Eccles stia non solo nella delineazione di un percorso storico su temi che oggi sono oggetto della ricerca più avanzata, (come la possibilità della vita nell’universo, l’evoluzione delle prime forme cellulari o l’origine dell’uomo), ma anche nel porre i fondamenti interpretativi dei problemi epistemologici a essi collegati.
La prima conferenza chiarisce la posizione dell’autore nei confronti della natura umana, una posizione dualistica-interazionista apertamente polemica con quella monista-materialista di Jacques Monod che aveva animato il dibattito epistemologico nel corso degli anni Settanta.
Come sostiene Marco Mancia nell’ampia Introduzione: «[…] se tutto fosse determinato da ciò che è scritto e trascritto nei geni non avremmo alcuna possibilità di dare un senso alla nostra vita e ci sarebbero negate libertà e responsabilità. […] Con Eccles l’uomo è rimesso al centro dell’universo […] per Monod è solo e straniero nell’universo.»
Questo primo e fondamentale passo è compiuto attraverso numerose citazioni di scienziati come Charles Sherrington, Erwin Schrödinger, Theodore Dobzhansky, Rudolph Lemberg e con un riferimento costante alle idee del grande amico Karl Popper, con cui Eccles aveva appena terminato di scrivere The self and its brain.(1)
Lo scopo dichiarato è quello di «gettare un nuovo sguardo sul senso di meraviglia e di mistero che c’è nella nostra esistenza umana»; il metodo è quello di partire dall’esperienza personale e di farla interagire con le conoscenze acquisite: «una partita giocata tra due epistemologie, una soggettiva e una oggettiva.»
Nelle tre conferenze successive Eccles descrive il lungo sviluppo che ha portato alla comparsa dell’uomo per accompagnarci nel punto focale del mistero umano.
Nella conferenza 5 descrive la storia dello sviluppo cerebrale nell’evoluzione umana e la dimostrazione che, raggiunto lo stadio di Homo, le pressioni selettive diventano prevalentemente di tipo culturale. Il tema viene approfondito nella conferenza successiva, anzitutto illustrando la teoria popperiana dei tre Mondi, poi passando in rassegna l’evoluzione culturale che va dall’inizio del Paleolitico fino alla prima grande civiltà, quella dei Sumeri.
Nella conferenza 7 si dà «una spiegazione semplificata della costruzione di un cervello umano, del modo in cui viene appreso il controllo motorio, dei meccanismi cerebrali implicati nella parola e infine si pone il problema del mistero di come ogni uomo sia dotato di una personalità unica.» Così sono state poste le basi per dimostrare che la «conoscenza della struttura e funzione del cervello conduce a ipotesi sull’interazione cervellomente nella percezione, nella memoria, nell’azione volontaria e nelle manifestazioni dell’autocoscienza.»
E nelle ultime tre conferenze si affronta esplicitamente il problema del rapporto mentecervello: sulla base di prove sperimentali viene descritta l’ipotesi dell’interazione tra eventi mentali (pensieri, desideri, intenzioni) e eventi cerebrali. Se i materialisti riconducono ogni operazione mentale alle leggi della fisica e della chimica e attendono che la neurobiologia faccia luce e risolva il mistero, i dualisti più spinti considerano la mente come un processo totalmente scisso dal cervello e dalle sue funzioni. Eccles si pone in una posizione intermedia, di tipo dinamico-interazionista, che prevede l’interazione tra il processo mentale («mente conscia di sé») e il fenomeno biologico. E attribuisce al «cervello associativo», identificato nelle aree corticali 39 e 40 nella corteccia frontale dell’emisfero dominante, un ruolo essenziale nel processo di integrazione delle informazioni sensoriali e motorie, del linguaggio parlato e scritto e dei patterns di attività che provengono dall’interfaccia tra il Mondo cui appartiene la mente (Mondo 2) e il Mondo cui appartengono le cose (Mondo 1). [Immagine sopra a destra: Schema che riassume i termini dell’interazione cervello-mente (2)]
La «mente conscia di sé» è la sola a scandire e leggere l’attività di ciascuna unità corticale.
Nell’Epilogo, Eccles ribadisce la convinzione che la filosofia materialista e determinista derivata da una concezione dogmatica della scienza soffochi la libertà e la creatività dell’uomo. E riafferma la posizione centrale del soggetto uomo di fronte ai grandi misteri del mondo.
Una posizione che oggi occorre ritrovare per capire meglio i termini del dibattito mente-cervello.

Recensione di Maria Cristina Speciani
(Caporedattore di Emmeciquadro)

Note:

  1. Pubblicato in Italia con il titolo: L’io e il suo cervello, Armando, Roma 1981
  2. Lo schema, a pagina 122 del libro, riassume i termini dell’interazione cervello mente in riferimento alla «teoria dei Mondi»: il Mondo 1, ossia la materia-energia del cosmo, il Mondo 2, cioè l’insieme delle esperienze soggettive e il Mondo 3 che è il retaggio culturale dell’umanità.

© Pubblicato sul n° 05 di Emmeciquadro








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