Ci sono situazioni in cui la responsabilità di chi elabora un modello si impone con evidenza: si pensi ai modelli ingegneristici, in base ai quali vengono costruiti edifici, infrastrutture civili, mezzi di trasporto; oppure all’attività economica e finanziaria, dove la «bontà» di un modello può decidere delle sorti di un’impresa o decretare successi e insuccessi di operazioni miliardarie.
Sempre però la costruzione di modelli, in quanto componente dell’esperienza conoscitiva, implica una responsabilità: interpretare i segnali della realtà rispondendo a criteri di verità. Col desiderio che formule, schemi, diagrammi e analogie corrispondano il più possibile al reale comportamento della natura e ne rivelino, poco o tanto, i tratti autentici.
Questa dimensione conoscitiva, e le sue implicazioni etiche, non dovranno quindi essere sottovalutate dagli insegnanti di discipline scientifiche, che ricorrono con grande frequenza alla modellizzazione.
Come pure dovrà essere fatta oggetto di attenzione una delle principali facoltà implicate nell’attività di modellizzazione: ci riferiamo alla creatività. Scienza e creatività è la tematica con cui abbiamo inaugurato il cammino di Emmeciquadro; non possiamo non riprenderla qui per sottolineare che è vera creatività se sa confrontarsi continuamente con la realtà. Va inoltre considerato che la capacità di costruire modelli e di inquadrarli entro più ampie teorie è frutto sì di immaginazione creativa, ma è anche espressione di tradizioni culturali, di visioni del mondo, di concezioni dell’uomo e della vita.
Il percorso che conduce alla formulazione di un modello è scandito dal fiorire di intuizioni e idee innovative, ma anche da scelte, da eliminazione di alternative, da rinunce a considerare taluni aspetti dei fenomeni; e per decidere che cosa scartare ci vogliono criteri ben chiari e consolidati. In ogni caso, non si tratta di operazioni neutrali rispetto alla verità del reale che, pertanto, per essere eseguite al meglio, richiedono una condizione fondamentale: la passione per la realtà, il desiderio di un rapporto significativo con le cose di ogni giorno e col cosmo intero. Tutt’altro che il gusto astratto per il funzionamento dei modelli, al quale sono orientate alcune pratiche didattiche.
La passione per la realtà è anche la condizione per educare a controllare con severità l’attendibilità dei modelli che vengono proposti, a partire da quelli semplici e apparentemente innocui. Per rendersi conto pienamente e personalmente che un modello non è mai privo di limiti.
Lo ricordano, talora in modo drammatico, alcune vicende attuali relative a un ambito di modellizzazione come è quello ambientale: dalla quotidiana esperienza delle previsioni meteorologiche, alle preoccupanti tendenze delineate negli scenari ecologici globali.
Mario Gargantini
(Direttore della Rivista Emmeciquadro)
© Pubblicato sul n° 10 di Emmeciquadro