Uno dei principali collaboratori di Giulio Natta ripercorre i momenti fondamentali dell’ esperienza che quarant’anni fa, nel 1963, ha portato la chimica italiana al prestigio del Nobel. Un successo spiegato dall’ incontro di due fattori: una grande personalità scientifica e la lungimiranza di una grande azienda italiana dell’epoca, la Montecatini. Il premio Nobel, condiviso con il tedesco Karl Ziegler, fu assegnato «per le loro scoperte nel campo della chimica e della tecnologia degli alti polimeri». Ma gli studi di Natta hanno spaziato in tutti i campi della chimica ottenendo importanti risultati sul piano sia scientifico che applicativo; le sue scoperte hanno mutato gli usi e i costumi quotidiani nella seconda metà del XX secolo.
Nel 1955, dopo circa un anno dalla scoperta della polimerizzazione stereospecifica ad opera di Natta, Paul John Flory (1910-1985), uno dei massimi cultori della scienza dei polimeri, a sua volta premio Nobel per la chimica nel 1974, parlò di «rivoluzione» nel campo della chimica macromolecolare.
Nella presentazione del numero di giugno 1961 del Journal of Polymer Science, dedicato a Natta, si legge: «Raramente un contributo scientifico ha sollevato tale profondo e fondamentale interesse ed è stato seguito da tale rapido sviluppo tecnico come la serie di pubblicazioni del professar Natta e dei suoi collaboratori sulla polimerizzazione stereospecifica». E ancora: «II professor Natta mantiene un’indiscussa leadership in questo campo della chimica macromolecolare e seguita a stupire i suoi colleghi con continue e inattese scoperte».
Alla cerimonia di conferimento del premio Nobel, il professor Arne Fredga dell’Accademia Svedese, per illustrare i titoli di merito del premiato, ebbe a dire che «il monopolio della natura era stato annullato in seguito alle ricerche del professar Natta e della sua Scuola».
E ancora, nell’editoriale del numero di novembre 1963 de La Chimica e l’Industria dedicato a Natta a seguito del conferimento del premio Nobel, si legge: «[…] il campo della chimica industriale è stato “arato” talmente a fondo che difficilmente ci potrà riservare la sorpresa di scoperte d’importanza altrettanto rilevante».
A distanza di quarant’anni anni dal conferimento del premio Nobel e a circa cinquanta dalla prima scoperta di Natta, alcuni dati possono aiutare a meglio confermare la validità di queste affermazioni e a delineare la portata e l’ampiezza dei risultati da lui conseguiti. L’importanza commerciale del polipropilene isotattico, degli elastomeri a base di etilene e propilene e del poli butadiene 1,4-cis scoperti da Natta e dalla sua Scuola è ben illustrata dalle tabelle 1, 2 e 3, riferite alla fine degli anni Novanta
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Si rileva che, tra tutti i prodotti chimici di sintesi, il polipropilene isotattico (utilizzato nella produzione di materie plastiche, fibre sintetiche e fogli trasparenti) la cui produzione mondiale si aggira oggi sui 25 milioni di tonnellate/anno si colloca, in termini di valore commerciale, tra i primi prodotti di tutta l’industria chimica.
Tra le materie plastiche il polipropilene si situa al quarto posto e tra le fibre sintetiche al terzo posto dopo le fibre poliestere e le poliammidiche.
Il polibutadiene 1,4-cis e gli elastomeri a base di etilene-propilene occupano rispettivamente il secondo e terzo posto tra le gomme sintetiche. Si può affermare che, dopo la sintesi dell’ammoniaca, nessuna altra scoperta ha avuto fino a oggi un peso così rilevante nel campo della chimica industriale.
Sul piano scientifico la polimerizzazione stereospecifica consentiva per la prima volta la sintesi dì polimeri stereo regolari a partire da monomeri di varia natura. Polimeri di questo tipo, quali la gomma naturale e la guttaperca, rispettivamente un poliisoprene 1,4-cis e un poliisoprene 1,4-trans, anch’essi ottenibili mediante polimerizzazione stereospecifica a partire dai rispettivi monomeri, si trovavano solo in natura.
A titolo esemplificativo, l’immagine a sinistra riporta la conformazione della catena del polipropilene isotattico, mentre le immagini sottostanti riportano la conformazione delle catene di vari polibutadieni stereoregolari allo stato cristallino.
Da sinistra verso destra: 1,4-trans (a); 1,4-cis (b); 1,2 sindiotattico (c); 1,2 isotattico (d).
Ma l’importanza delle ricerche di Natta e della sua Scuola non si limita a queste sole scoperte. Fondamentali sono stati anche i lavori sulla scoperta di vari sistemi catalitici e sul loro comportamento e quelli sulla determinazione della struttura di sostanze polimeriche, sulle relazioni tra proprietà e struttura e sulle sintesi asimmetriche: con questo tipo di sintesi veniva infatti stabilito un legame tra una classe di fenomeni che si verificano in natura e reazioni realizzabili per la prima volta in laboratorio.
I temi di ricerca affrontati da Natta e dalla sua Scuola dal 1953 al 1971 nel campo della polimerizzazione stereospecifica sono elencati nel riquadro seguente.
Temi di ricerca nel campo della polimerizzazione stereospecifica
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Le classi di nuovi polimeri frutto di queste ricerche sono riportate nel seguito in questa pagina.
Si tratta di oltre centotrenta tipi di nuovi polimeri, per ciascuno dei quali è stato individuato il sistema catalitico adeguato e definita la struttura e per diversi dei quali sono state valutate caratteristiche fisiche, chimico-fisiche e meccaniche. [Immagine a destra: Il Carosello di Gino Bramieri negli anni Sessanta, favorì la diffusione delle materie plastiche in tutte le famiglie]
I risultati di queste ricerche sono contenuti in circa un migliaio di pubblicazioni scientifiche uscite dall’allora Istituto di Chimica Industriale del Politecnico di Milano tra il 1955 e il 1971 (concentrate tra gli anni 1955 e 1967) delle quali circa 450 portano il nome dì Natta e hanno prodotto 300 brevetti industriali.
È interessante notare che i lavori scientifici o didattici pubblicati da Natta dal 1923 al 1979, anno della sua scomparsa, ammontano complessivamente a 610 e i suoi brevetti, depositati tra il 1927 e il 1969, a 316.
Nuovi polimeri stereoregolari e copolimeri amorfi sintetizzati da Natta e dalla sua Scuola al Politecnico di Milano
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Ci si può ora chiedere in quale modo risultati di tanto rilievo sì siano potuti ottenere in così poco tempo.
Il fattore determinante va senza dubbio ricercato nella personalità di Giulio Natta, nella sua profonda preparazione in vari settori della chimica e nella sue geniali intuizioni. Ma intuizione, genialità e preparazione scientifica non sarebbero state sufficienti per sviluppare ricerche in un campo del tutto nuovo e su varie classi di prodotti prima inesistenti e per ottenere rapidamente risultati di grande rilevanza sul piano applicativo oltre che scientifico. Era necessaria una profonda conoscenza delle problematiche della chimica industriale, acquisita da Natta anche e soprattutto attraverso i suoi diretti rapporti con l’industria, iniziati sin dagli anni Trenta con la Montecatini e, più avanti, con le industrie chimiche Baslini, la Bomprini Parodi Delfino, la Deutsche Gold und Silber Scheidenstal Vorm Roessler e la Lonza Elektrizitatswerke und Chemische Fabriken AG.
Si può ricordare che già a partire dagli anni Trenta (Natta era nato nel 1903 e si era laureato giovanissimo in Ingegneria Industriale, chimica, nel 1924) le sue ricerche sulla sintesi catalitica del metanolo da ossido di carbonio e idrogeno avevano trovato applicazioni nella realizzazione di diversi impianti in Italia e all’estero, per una capacità, all’epoca non trascurabile, di circa 13.000 tonnellate/anno.
I risultati delle sue ricerche effettuate negli anni Trenta sulla gassificazione con ossigeno a bassa temperatura di combustibili nazionali hanno trovato applicazioni per la realizzazione di diversi gassogeni industriali, aventi ciascuno una potenzialità di 50.000 m3/giorno di gas, utilizzati (in tempo di autarchia) per la preparazione di fertilizzanti, carburanti ed esplosivi. All’inizio degli anni Quaranta risalgono i lavori di Natta per la messa a punto di nuovi processi per la produzione e la separazione del butadiene. Ed è grazie a questi contributi e alla diretta collaborazione di Natta che durante l’ultima guerra mondiale fu possibile produrre gomma sintetica anche in Italia.
Anche le ricerche sviluppate da Natta a partire dagli anni Trenta nel campo dell’ossidazione del metanolo a formaldeide e, dagli anni Quaranta, in quello dell’oxosintesi hanno avuto importanti risvolti applicativi con la realizzazione di impianti industriali in Italia.
Questo per quanto attiene alla preparazione e alla personalità di Giulio Natta, ma le ricerche sulla polimerizzazione stereospecifica necessitavano di consistenti e adeguati mezzi e di un congruo numero di ricercatori, tenuto conto della loro ampia interdisciplinarità e del fatto che servivano metodologie e tecniche di svariata natura.
Per quanto concerne la messa a disposizione dei mezzi economici e di apparecchiature, il merito va riconosciuto all’allora Montecatini, nella persona dell’amministratore dell’epoca, Piero Giustiniani. Di notevole livello è stato l’insieme delle attrezzature approntate (senza complicazioni burocratiche) per lo sviluppo delle ricerche: dalle varie apparecchiature per determinazioni spettroscopiche, analitiche e chimico-fisiche, fino a quelle per le caratterizzazioni fisico-meccaniche di polimeri, materie plastiche, fibre, elastomeri e film.
La “Scuola» fu creata dallo stesso Natta a partire da un gruppo costituito da una quindicina tra i suoi assistenti e ricercatori della Montecatini, per la maggior parte molto giovani. Anche sotto questo aspetto determinante è stato il contributo della Montecatini che aveva affidato a Natta la realizzazione e la direzione di un corso avanzato di chimica industriale organica alifatica, avviato presso l’Istituto di Chimica Industriale del Politecnico prima ancora della scoperta della polimerizzazione stereospecifica. Il corso era frequentato da laureati tirocinanti assunti dalla Montecatini, ma selezionati dallo stesso Natta.
Questi fattori, e in particolare la preesistenza di stretti rapporti tra Natta e la Montecatini e del succitato Corso, sono stati risolutivi ai fini di un rapido e proficuo sviluppo delle ricerche: la tempestività ha rivestito un ruolo capitale.
La Scuola di Natta si sarebbe poi sviluppata formando scienziati e ricercatori, molti dei quali occupano oggi, o hanno occupato, posizioni di prestigio in università italiane e straniere e presso le maggiori industrie chimiche nazionali e in alcune straniere.
Nota Biografica-Scientifica
Giulio Natta era nato a Porto Maurizio (ora Imperia) il 26 febbraio 1903 e si spense a Bergamo il 2 maggio 1979. |
Italo Pasquon
(Ingegnere chimico, docente al Politecnico di Milano, ha condotto ricerche sui polimeri, che hanno prodotto oltre trenta brevetti. Dopo la crisi petrolifera del 1973, le sue ricerche si sono indirizzate alle materie prime alternative al petrolio. Nell’ambito della ricerca sulla sicurezza degli impianti chimici, ha studiato la dinamica del disastro di Seveso e grazie alla sua oollaborazione è stato possibile comprendere come è avvenuto l’incidente)
© Pubblicato sul n° 17 di Emmeciquadro