Stanno aumentando i casi di Encefalite da zecca, nota come Tbe, in quel del Veneto. Le ultime due segnalazioni, come spiega il Corriere del Veneto, una dodicenne e un 67enne finiti entrambi presso l’ospedale di Treviso. Si tratta di un’infezione, sottolinea lo stesso quotidiano, che è molto diffusa fra coloro che frequentano la montagna, anche se occasionali, di conseguenza ogni anno l’Usl Dolomoti vaccina gratuitamente le persone, sia adulti quanto bimbi. Fino ad oggi i casi di Tbe rilevati sono stati 18, otto nella forma meno invasiva, e dieci in quella di encefalite. «Noi abbiamo appena dimesso tre pazienti cinquantenni — le parole al Corriere del Veneto del dottor Renzo Scaggiante, primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Belluno, centro di riferimento per la cura delle patologie da zecche – un altro, di sessant’anni, è invece appena stato trasferito dalla Terapia intensiva in reparto. Ma la prognosi è impegnativa, non riesce ancora a respirare da solo. Purtroppo per la Tbe non esistono terapie mirate, dobbiamo ricorrere a cortisone e anti-infiammatorio e tra l’1% e il 2% dei pazienti incorre in insufficienza respiratoria. In compenso il vaccino funziona molto bene, non ha effetti collaterali, quindi lo consigliamo».
Il vaccino prevede tre diverse dosi più i richiami: è gratuito per i residenti della provincia di Belluno ed è prenotabile sul sito www.aulss1.veneto.it. In altre otto Usl del Veneto costa invece 25 euro, si può assumere dal primo anno di vita, e permette di prevenire la malattia anche negli animali domestici. Si tratta di una infezione che si trasmette tramite morso di una zecca infetta all’uomo, ma non da uomo a uomo. «Nel 70% dei casi l’infezione si presenta con sintomi lievi — si legge sul bollettino regionale —. Nei rimanenti casi dopo un periodo d’incubazione compreso fra tre e 28 giorni si manifestano sintomi simil-influenzali, come febbre alta, cefalea, mal di gola, astenia, mialgie e artralgie. Nel 20%-30% dei soggetti infetti dopo un intervallo senza sintomi di 8-20 giorni emergono disturbi del sistema nervoso centrale (meningo-encefalite). L’infezione si complica con conseguenze neurologiche a lungo termine fino al 30% dei casi e provoca la morte nell’1%-2% dei pazienti. Il decorso è più mite in bambini e giovani, per diventare via via più severo al progredire dell’età».
ENCEFALITE DA ZECCA, I CONSIGLI PER EVITARE DI PRENDERLA
Il dottor Scaggiante aggiunge: «La meningo-encefalite da zecca è stata diagnosticata per la prima volta nel Bellunese nel 1994, quindi in tempi recenti. Le nostre montagne sono purtroppo i luoghi più affollati di zecche, seguiti dai rilievi del Vicentino, del Trentino e del Friuli. Per fortuna non tutte trasmettono la Tbe, solo una percentuale ridotta, ma bisogna stare molto attenti quando si va in montagna. Sono parassiti piccoli come una capocchia di spillo, quindi difficilmente visibili, che però provocano migliaia di morsi. Per trasmettere l’infezione devono restare attaccate al soggetto per ore o giorni e spesso basta una doccia per liberarsene, ma talvolta no. Se si individuano, vanno rimosse subito. Grazie al vaccino i casi che vediamo sono largamente inferiori rispetto al potenziale».
Per difendersi bisogna tenere conto di alcune regole molto semplici: «Bisogna camminare sui sentieri privi di erba alta, dove le zecche si annidano non volano e non saltano, quindi il passaggio all’uomo o su animali avviene per contatto. E poi è necessario coprirsi il più possibile e usare i repellenti, il semplice Autan, come si fa per difendersi dalle zanzare. Dopo le zanzare, le zecche sono infatti i parassiti più diffusi al mondo e si trovano anche in pianura, sempre nell’erba, ma di solito non sono infette».