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Home » Energia e ambiente » IL CASO/ C’è un riscaldamento che aiuta a combattere l’inquinamento

  • Energia e ambiente

IL CASO/ C’è un riscaldamento che aiuta a combattere l’inquinamento

Int. Paolo Rossetti
Pubblicato 12 Dicembre 2011
Termosifone_ValvolaR400

Foto Fotolia

Il teleriscaldamento permette di raggiungere tre obiettivi: maggior sicurezza, risparmio energetico e minor impatto ambientale. Ce ne parla PAOLO ROSSETTI

In questi mesi il problema dell’inquinamento nelle grandi città come Milano sta creando non pochi problemi, con il Sindaco costretto a ordinanze per cercare di far calare il livello di polveri sottili, limitando l’utilizzo delle autovetture e del riscaldamento nelle case. E proprio da un sistema per portare calore negli appartamenti si possono ottenere diversi vantaggi, tra cui quello ambientale. Il teleriscaldamento permette, infatti, attraverso la distribuzione centralizzata a livello di zona della città, di raggiungere tre obiettivi: maggior sicurezza, risparmio energetico e minor impatto ambientale. Ne abbiamo parlato con Paolo Rossetti, Direttore generale dell’area tecnico-operativa di A2A.


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Ci può spiegare innanzitutto da dove arriva il calore che alimenta la rete di teleriscaldamento di Milano?

Il teleriscaldamento è un servizio alimentato dal maggior numero possibile di fonti di generazione di calore presenti in un sistema antropico, quale è una città. Lo sforzo principale in fase di progettazione è quindi quello di ricercare fonti di calore che possano essere utilmente impiegate per alimentare la rete del teleriscaldamento. Oltre a centrali di produzione specifiche, quindi, ci siamo mossi per ottimizzare l’efficienza energetica di altre fonti che fanno parte del nostro gruppo.


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Ci può fare qualche esempio?

Grazie alle migliorie apportate, la centrale Edison di Sesto San Giovanni, oltre a produrre elettricità, procura fino a 100 Mw termici di calore alla rete. Calore che arriva anche dalla centrale di Malpensa energia che fornisce corrente elettrica all’aeroporto di Linate. C’è poi il termovalorizzatore Silla 2, da cui parte un feeder, cioè un grande tubo di acqua calda, che si innesta nella rete del teleriscaldamento. Stiamo verificando altre possibilità di fornitura di calore di questo tipo, che hanno un duplice obiettivo: recuperare calore che altrimenti andrebbe disperso o sottoutilizzato (ottimizzando quindi il livello di risparmio energetico); fare in modo che il sistema di teleriscaldamento sia fortemente integrato nel territorio.


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Come funzionano solitamente le centrali utilizzate?

Le nostre centrali sono modulari per la generazione di calore ed elettricità; sono quindi combinate per ottimizzare il rendimento energetico. Sostanzialmente si basano su quattro livelli di generazione: ci sono i motori a gas che producono elettricità e calore; sopra di essi in parallelo intervengono delle pompe di calore; poi si inseriscono le caldaie di integrazione ad alta efficienza, che servono per seguire il carico termico; infine, gli accumulatori di calore che servono per dare il boost alla rete sia nelle fasi di maggiore richiesta, sia nei momenti in cui ci possono essere dei blackout.

 

Che progetti avete per l’espansione del teleriscaldamento a Milano?

 

Abbiamo un piano di investimento molto importante per la città, che si basa sull’estensione delle reti sia di grande dimensione (i feeder) che di distribuzione (che sono quelle che arrivano agli edifici). Il nostro obiettivo è interconnettere tutte le fonti di generazione in modo da ottimizzare la sicurezza e far sì che in caso di guasto di una centrale le altre possano intervenire a supporto.

 

Quali sono i vantaggi del teleriscaldamento?

 

Come abbiamo visto, gli effetti positivi sono un risparmio energetico e un aumento della sicurezza. Ma c’è anche una forte riduzione delle emissioni inquinanti. Questo avviene sia attraverso la miglior efficienza energetica delle centrali utilizzate, sia con l’eliminazione dei vecchi impianti a gasolio. Tanto per fare un esempio, da fine ottobre abbiamo allacciato alla rete del teleriscaldamento il Tribunale di Milano, che prima bruciava oltre un milione di litri di gasolio l’anno. Questo porterà a una diminuzione del 99% di SO2 (biossido di zolfo), del 95% di PM10 (polveri sottili), del 45% di CO2 (anidride carbonica) e del 30% di NOx (ossido d’azoto). L’uso del teleriscaldamento può essere veramente importante. Basti pensare che nell’Ue permette di evitare l’emissione in atmosfera di 113 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, che potrebbero diventare 400 milioni (più dell’intero obiettivo di Kyoto) attraverso ulteriori piani di espansione.

 

La rete del teleriscaldamento può quindi essere accessibile anche per edifici già esistenti?

Sì ed è soprattutto su di essi che è opportuno intervenire per migliorare l’impatto ambientale e il risparmio energetico, perché vengono completamente eliminate le vecchie centrali termiche di edificio, sostituite da uno scambiatore termico di calore, che non produce emissioni, non ha bisogno di manutenzione e non comporta rischi per la sicurezza. Inoltre, il teleriscaldamento fornisce anche l’acqua sanitaria, quindi si eliminerebbero anche gli scaldabagni negli appartamenti. Il che comporta maggior sicurezza e minor manutenzione ulteriori.

 

E come possono fare i cittadini ad avere informazioni per valutare l’opportunità di allacciarsi alla rete del teleriscaldamento? Nel caso di un condominio, come vengono ripartiti i costi della fornitura?

 

Basta collegarsi il sito di A2A oppure prendere contatto con i nostri referenti commerciali. Siamo poi noi a venire a presentare all’amministratore o alla persona interessata tutte le informazioni che gli consentiranno di scegliere se allacciarsi o meno. Il costo può essere ripartito in diversi modi, principalmente due: in modo parametrico, sulla base di determinati criteri che ciascuna assemblea condominiale assume, oppure tramite l’installazione di misuratori di consumo in ogni appartamento.


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