Produrre energia con un occhio di riguardo per l’ambiente è possibile. Ed è anche il “core business” di Ecodeco, azienda italiana – presente anche in Gran Bretagna, Grecia e Spagna – che, attraverso una tecnologia brevettata, riesce a valorizzare al meglio i rifiuti solidi urbani e anche industriali. Cerchiamo di scoprirne il “segreto” parlando con Enrico Friz, Amministratore delegato di questa società che ha sede a Giussago, in provincia di Pavia, nata a metà degli anni Settanta su iniziativa dell’Ingegnere chimico Giuseppe Natta e che ora è diventata una delle più importanti realtà private nel settore del trattamento e della valorizzazione dei rifiuti.
Dopo la nascita, come si è sviluppata Ecodeco?
Seguendo due filoni principali. Il primo è quello della valorizzazione dei rifiuti solidi urbani, che attraverso i trattamenti negli impianti brevettati da Ecodeco diventano fonti di energia. Il secondo riguarda i rifiuti industriali, che vengono trattati in modo temporaneo o definitivo. In questo secondo filone possiamo citare l’inceneritore Ecolombardia 4 di Bergamo: uno dei pochi casi in Italia di termovalorizzatori per rifiuti industriali. Queste attività sviluppate negli anni hanno fatto di Ecodeco una realtà con oltre 200 dipendenti e 140 milioni di euro di fatturato. Tra il 2006/07 e il 2009 la società è stata assorbita integralmente dal gruppo A2A, che ha potuto così arricchire la sua filiera ambiente integrandola con le sue attività di igiene urbana e raccolta rifiuti sul territorio.
Come siete arrivati all’estero?
L’espansione all’estero è stata resa possibile grazie al fatto che gli impianti che abbiamo realizzato in Italia sono dotati di brevetti europei. Abbiamo quindi delle caratteristiche di unicità che sono state apprezzate da società estere specializzate nel settore dei servizi ambientali con cui abbiamo cominciato a stringere rapporti una decina di anni fa. In particolare, con la britannica Shanks, insieme alla quale abbiamo partecipato a bandi per la realizzazione e la gestione di impianti. Alcuni li abbiamo vinti e ora abbiamo cinque impianti in Gran Bretagna. Con la stessa modalità siamo arrivati ad avere anche un impianto in Grecia e un altro in Spagna.
Ci spiega come avviene la valorizzazione dei rifiuti con il sistema Ecodeco?
Negli impianti di Ecodeco, che sono chiamati stazioni di trasferimento intelligenti (Its), entra il materiale indifferenziato e attraverso un trattamento di bioessicazione e di successive lavorazioni si ottengono sostanzialmente due risultati. Il primo è un combustibile da rifiuti (combustibile solido secondario, css), che viene bruciato in termovalorizzatori o in alcuni casi, data la buona qualità del nostro css, anche in cementifici che lo utilizzano a integrazione del loro combustibile tradizionale, che è il carbone. Il secondo risultato si ottiene utilizzando gli scarti di questo primo processo che vengono depositati con altri rifiuti pretrattati in un bioreattore attivabile. L’attivazione del bioreattore fa produrre metano che viene poi utilizzato localmente come combustibile per produrre energia.
Quali sono i rifiuti che vengono utilizzati?
Quelli indifferenziati, risultato a valle della raccolta differenziata. Il nostro processo è quindi complementare la raccolta differenziata ed è in grado di valorizzare quello che non viene “sfruttato” attraverso di essa.
Rappresentate quindi un esempio perfetto di congiunzione tra rispetto dell’ambiente ed energia. Qual è il vostro segreto?
Non c’è in realtà nessun segreto. La vocazione di Ecodeco è stata sempre la ricerca del massimo recupero dai rifiuti e la parte più importante di questo processo avviene attraverso la trasformazione in energia. È quindi naturale che ci sia questo collegamento, che è stato poi valorizzato dall’interesse di A2A. In questo modo il gruppo è capace di offrire per la valorizzazione dei rifiuti sia una soluzione più intensiva come quella del termovalorizzatore di Brescia, che brucia il rifiuto indifferenziato senza una preventiva lavorazione, sia una soluzione più “sofisticata” e approfondita come la nostra. Non è che una soluzione sia meglio dell’altra: si può scegliere la più opportuna a seconda delle diverse situazioni abitative, di raccolta, ecc. creando il miglior risultato finale possibile.
Avete piani di espansione per il futuro?
Stiamo partecipando a nuove gare sia in Italia che all’estero per realizzare nuovi impianti. La nostra politica all’estero è quella di essere “esportatori” di tecnologia, realizzando l’impianto che poi lasciamo gestire al nostro partner locale. In Italia, invece, puntiamo sia alla realizzazione che alla gestione. Stiamo inoltre rafforzando tutti gli aspetti di possibile complementarietà con il resto della filiera ambiente. In questo senso stiamo lavorando con Partenope ambiente, società del gruppo A2A che gestisce il termovalorizzatore di Acerra. Cercheremo quindi di impegnarci ulteriormente in Campania, dove ci siamo occupati, portando le nostre competenze, di realizzare la discarica di Terzigno.