CARBON TAX/ L’esperto Usa: una tassa per l’ambiente? Sì, ma senza statalismi
Per GREG WENDT, l’introduzione della carbon tax è positiva, ma va evitata ogni forma di statalismo, lasciando alle comunità locali la scelta su quali fonti di energia pulita investire

“L’introduzione della carbon tax è la soluzione più coraggiosa, ma anche meno costosa per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Perché funzioni va evitata però ogni forma di statalismo, lasciando alle comunità locali la scelta su quali fonti di energia pulita investire con i proventi della tassa”. Ad affermarlo è Greg Wendt, esperto californiano di energie rinnovabili, fondatore di Green Economy Think Tank e vicepresidente per gli investimenti sostenibili e responsabili per EP Wealth Advisors. La carbon tax, cioè una tassa sulle energie inquinanti per finanziare quelle pulite, è al vaglio del governo Monti. L’esecutivo, citando uno studio di Bankitalia, è convinto che un’accisa tra i 4 e i 24 centesimi per ogni litro di carburante possa consentire di ridurre le emissioni tra 1,1 e 1,6 milioni di tonnellate, e aumentare le entrate tra i 2 e i 10 miliardi di euro. Come sottolinea Wendt, in California vige una legislazione tra le più avanzate al mondo in tema di energie rinnovabili, basata sul sistema del “cap-and-trade” per il quale le imprese che superano una certa soglia di emissioni inquinanti devono ottenere un apposito permesso acquistandolo sul libero mercato.
Wendt, alla luce dell’esperienza della California ritiene che una carbon tax possa produrre effetti positivi anche in Italia?
L’introduzione di una carbon tax presenta numerosi aspetti positivi. E’ più semplice rispetto alla cosiddetta “Corporate average fuel economy”, cioè alle norme federali che negli Usa impongono la costruzione di auto che non superino un determinato consumo di carburante. La carbon tax inoltre consente alla società la possibilità di affrontare il problema in modo distributivo anziché centralizzato, rendendo le persone creative nell’adottare comportamenti virtuosi al fine di pagare meno tasse. E’ quindi positivo che le istituzioni mandino questo tipo di segnale.
Non trova però che l’introduzione di una nuova tassa sia fortemente impopolare?
Affinché la carbon tax abbia successo, i cittadini devono conoscere le motivazioni per cui è istituita, e quindi il governo si deve sforzare di comunicarle adeguatamente. Occorre inoltre disinnescare le critiche nel dibattito sui cambiamenti climatici, spiegando che questa non è soltanto una misura contro l’effetto serra, ma anche un’opportunità per avere fonti più pulite e una maggiore indipendenza energetica. Questi due in particolare sono concetti molto importanti per le persone, e hanno maggiori probabilità di riscuotere il consenso, a differenza delle campagne contro il riscaldamento globale che suscitano un certo scetticismo in una parte dell’opinione pubblica.
Quali altre condizioni sono necessarie affinché gli effetti della carbon tax siano positivi?
E’ fondamentale illustrare ai contribuenti in modo dettagliato che cosa è stato realizzato con i suoi introiti, attraverso un processo democratico che coinvolga l’intera comunità. In altre parole, se la motivazione è quella di ridurre la quantità di carburanti che producono un tasso elevato di inquinamento da anidride carbonica e aumentare l’utilizzo di energie rinnovabili, il governo deve sponsorizzare dei processi democratici per individuare le migliori soluzioni e le modalità più efficienti per investire i capitali.
Quali fonti energetiche tasserebbe di più?
Il carbone può provocare notevoli danni alla salute, più di qualsiasi altra energia, pur essendo la fonte in assoluto più economica e accessibile. Occorre chiedersi quindi quali siano gli impatti negativi sulla società di ciascuna energia, e tassare ogni singola fonte sulla base di questi parametri. Queste valutazioni inoltre devono essere man mano spiegate ai contribuenti. Il carbone per esempio produce anidride carbonica, rilascia particolato atmosferico, ma inquina anche durante il processo estrattivo.
Su quali fonti alternative occorre invece investire di più?
Non dobbiamo chiederci soltanto su quali energie investire, ma anche su quali processi produttivi sia più opportuno puntare. In altre parole, la produzione centralizzata di energia corrisponde a un controllo centralizzato della società. Uno dei motivi per cui gli Stati Uniti non hanno mai accettato né comunismo né socialismo non è soltanto per i valori propugnati da queste ideologie, ma anche per la paura istintiva di un controllo centralizzato insita nella cultura americana. Una forma simile di dittatura è però possibile anche nella società capitalista, e può riguardare anche la produzione di energia. A Los Angeles per esempio esiste un’infinità di tetti disponibili per i pannelli solari, che potrebbero sostituire un gran numero di centrali elettriche, evitando di doverne costruire di nuove
Quali provvedimenti sono stati adottati in California per favorire le energie rinnovabili?
Attraverso il Properly Assessed Clean Energy (Pace) Programs, il governo della California ha investito per le energie rinnovabili generate in modo indipendente e ha creato un progetto economico di ampio respiro per incentivare le energie rinnovabili, lasciando all’intelligenza collettiva delle persone la decisione su quali fonti investire. I fondi pubblici vanno quindi utilizzati in modo mirato per incentivare le migliori soluzioni per ciascun luogo particolare, in una modalità distributiva di generazione dell’energia. E’ la società che deve poter scegliere in che modo vadano investiti i fondi per le energie pulite, perché i cittadini sanno che in quel modo il denaro speso in tasse sarà restituito alla loro comunità.
Le somme raccolte con la carbon tax dovrebbero essere investite soprattutto in incentivi per le energie rinnovabili o in ricerca?
In entrambe. Gli scienziati di recente hanno messo a punto svariate tecnologie energetiche che non sono diffuse a livello sociale. La ricerca è importante, ma il fattore chiave è l’apertura a soluzioni differenti. Un conto infatti è se l’obiettivo è proporre un progetto a una grande istituzione, e allora si punterà soprattutto su carbone pulito e nucleare, un altro se si intende esplorare tecnologie differenti che ancora le persone non conoscono.
Ci parli del piano AB32 per le energie rinnovabili…
E’ una legge della California approvata nel 2006, che rappresenta un punto di riferimento nella legislazione e stabilisce dei limiti assoluti per le emissioni di gas serra. Le imprese californiane si sono impegnate per favorire l’economia basata sulle energie sostenibili e pulite e a mettere i cambiamenti climatici al centro dell’agenda nazionale, e questo ha ispirato l’adozione di leggi simili da parte di altri Stati americani. Il piano AB32 è stato sviluppato e redatto dall’Air Resources Board della California. La mia opinione è che la legislazione californiana sia una delle più onnicomprensive e innovative al mondo.
(Pietro Vernizzi)
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