Secondo quanto scoperto da un’indagine condotta dall’associazione degli utility manager Assium a partire dai dati pubblici dell’Arera, la fine del mercato tutelato – e soprattutto il passaggio a quello libero – dell’energia elettrica è destinata ad avere un impatto notevole sulle tasche di buona parte degli italiani con rincari che complessivamente ad oggi ammontano a circa l’80% in più rispetto alla spesa affrontata lo scorso anno: un allarme che secondo il presidente di Assium dovrebbe spingere il legislatore ai dovuti ragionamenti per evitare che le bollette dell’energia elettrica (peraltro sempre più centrale in un mondo che vuole fare a meno dei combustibili fossili) diventino un vero e proprio macigno insormontabile.
Partendo dal principio, è bene ricordare che dallo scorso gennaio più di 4 milioni di famiglie sono dovute uscire dal mercato tutelato dell’energia elettrica: le opzioni – che scattavano entrambe a luglio – erano due e prevedevano o la scelta di un nuovo operatore all’interno del cosiddetto mercato libero (per la quale hanno optato complessivamente 1,2 milioni di utenti), oppure finire nel cosiddetto Servizio a Tutele Graduali che prevede ancora importanti sconti per i ‘non vulnerabili’.
Quanto costa in più l’energia elettrica per il mercato libero: l’analisi condotta da Assium sui dati Arera
La scelta del mercato libero dell’energia elettrica seppur in un primo momento fosse stata presentata come quella economicamente più conveniente in virtù della libertà che concede agli operatori ampio spazio di manovra concorrenziale, secondo Assium si è rivelata complessivamente la peggiore: quegli 1,2 milioni di utenti che hanno optato per questa alternativa – infatti – si sono trovati a pagare in media l’80% in più rispetto al Servizio a Tutele Graduali, ma anche il 44% in più rispetto ai clienti vulnerabili ancora inclusi nel mercato tutelato.
In termini numerici si tratta di poco più di 400 euro (precisamente 432) aggiuntivi annualmente pagati da chi si trova nel libero mercato dell’energia elettrica, dovuti ad un costo della materia prima che oscilla mediamente attorno agli 0,35 euro al kWh che – con un consumo stimato di 2.700 kWh all’anno – si traducono con bolletta da 945 euro: “Questo – spiega il già citato presidente Assium Federico Bevilacqua – avviene per due ragioni” che vanno dall’aggressivo “telemarketing selvaggio” che offre ad utenti poco esperti “offerte non vantaggiose” e alla “scarsa conoscenza degli utenti circa le offerte (..), le condizioni praticate e la composizione dei costi in bolletta”.