OBAMA/ Richard Warren, il pastore che imbarazza il neopresidente

- Lorenzo Albacete

Le scelte di Obama in campo religioso sono state già al centro dell'attenzione in occasione della campagna elettorale a causa delle frequentazioni con il reverendo Jeremiah Wright (che sembrava potesse costare caro al neoeletto presidente Usa), e oggi tornano d'attualità con la nomina di Richard D. Warren quale personaggio incaricato della preghiera nel giorno della sua cerimonia di insediamento. E' bufera trai movimenti omosessuali

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Prima c’è stato il caso del Reverendo Jeremiah Wright, pastore della Trinity United Church of Christ di Chicago, la chiesa di Obama per più di vent’anni. Durante la campagna di Obama, il Rev. Wright divenne un serio problema quando i media scoprirono registrazioni in cui il Reverendo imprecava contro l’America e addossava agli americani la responsabilità dell’attacco terroristico dell’11 settembre. In quell’occasione Obama prese le distanze da Wright, rifiutando le sue opinioni e la loro amicizia, fino ad allora molto stretta. Gli americani sono rimasti scioccati dalle opinioni e dallo stile delle prediche del pastore Wright, anche se chi conosce gli afro-americani insiste sul fatto che queste dichiarazioni non devono essere prese alla lettera. Wright, sottolineano, è un tipico rappresentante della “Teologia Nera della Liberazione”, una ideologia teologica progressista combinata con lo stile ecclesiale e predicatorio tradizionale afro-americano.

Adesso, come presidente eletto, Obama ha di nuovo suscitato polemiche con la scelta di un pastore. Il pastore in discussione questa volta è teologicamente all’estremo opposto del Pastore Wright. Si tratta del ministro evangelico conservatore Richard D. (“Rick”) Warren, 54 anni, pastore della Saddleback Mega-Church di Lake Forest, CA., la quarta comunità ecclesiale per dimensione negli USA. Il libro del Pastore Warren, The Purpose Driven Life (La vita guidata dallo scopo), ha venduto venti milioni di copie e molti lo chiamano “il Pastore dell’America”, un titolo spesso attribuito al Rev. Billy Graham. Warren è l’uomo che Obama ha scelto per tenere la preghiera di apertura alla cerimonia inaugurale che si terrà il mese prossimo.

Le opinioni politiche di Warren sulle questioni culturali sono quelle tipiche dei cristiani evangelici  (è contrario all’aborto e al matrimonio omosessuale), ma le sue idee sulla povertà, l’ambiente e la sanità sono inserite nel pensiero tradizionale protestante. Durante la campagna presidenziale, Warren ha invitato sia Obama che McCain nella sua chiesa per rispondere, separatamente, alle stesse domande su religione e politica. All’epoca, furono alcuni pastori evangelici a criticare Warren per aver dato l’impressione che si trattasse di materia negoziabile; ora, le critiche vengono dal movimento dei gay e delle lesbiche, che accusano Obama, da loro sostenuto nella campagna elettorale, di aver tradito la loro fiducia. Obama ha difeso la sua scelta dicendo di aver messo in chiaro durante la campagna di essere personalmente contro i matrimoni omosessuali, ma che avrebbe sostenuto l’estensione di tutti i diritti civili a tutti i cittadini indipendentemente dall’orientamento sessuale, impegnandosi a cercare di coagulare tutte le parti politiche attorno alla promozione di iniziative su cui potessero concordare. (Una “banda gay”, inoltre e per  la prima volta nella storia, è stata invitata ufficialmente alla parata inaugurale).

La protesta del movimento gay e dei suoi sostenitori continua inalterata: il punto, affermano, non sono le opinioni di Warren sull’omosessualità, ma il modo “insultante, degradante e disumanizzante” in cui ha parlato del matrimonio gay a sostegno della proposta californiana di vietarlo. Il Pastore Warren aveva sempre dichiarato il matrimonio gay impossibile come le unioni eterosessuali tra fratelli e sorelle, come il matrimonio con bambini o la poligamia. Comunque, come protestante poteva solo fare appello alla propria fede. L’opposizione alla scelta di Obama dimostra che chi professa pubblicamente la propria fede corre il pericolo di essere escluso dalla partecipazione a eventi pubblici “nazionali”, sia pure solo per pregare. Oggi questo si applica ai cristiani evangelici, domani potrebbe toccare ai cattolici.





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