SANITA’/ Tutti i nodi della riforma Usa: il rompicapo di Obama

- Michele Castelli

La riforma del sistema sanitario americano è un banco di prova per il Presidente, ma anche per l'economia e la società Usa. MICHELE CASTELLI spiega il perchè

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Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dichiarato recentemente di voler approvare entro la fine dell’anno la riforma del sistema sanitario americano.
C’è un grande dibattito (e anche una certa confusione) in merito alla validità della proposte contenute nel piano di riforma di Obama e al loro possibile impatto sul sistema sanitario americano.

Gli Stati Uniti hanno istituito un sistema sanitario molto particolare, diverso da quello degli altri Paesi occidentali: infatti gli Usa sono la nazione, tra quelle sviluppate, con il minore livello di regolamentazione governativa in materia sanitaria.

In estrema sintesi si può dire che negli USA esiste un modello che si fonda sulle assicurazioni di tipo privato, lasciando quindi al singolo la libera di scelta di assicurarsi o meno: molto spesso le assicurazioni sanitarie sono garantite, come benefit, dal datore di lavoro, ma possono anche essere acquistate autonomamente. Negli Usa infatti non è previsto il diritto all’assistenza sanitaria gratuita: la salute è considerata un bene associato alla responsabilità del singolo, che può quindi decidere di stipulare o meno un’assicurazione sanitaria. Le tipologie di assicurazioni sono molteplici e diverse sono anche le prestazioni sanitarie che coprono.

Esistono poi tre principali programmi assistenziali pubblici, Medicare per gli over 65, Medicaid per i poveri e lo SCHIP, che è un programma di copertura sanitaria statale per i bambini, programmi molto complessi che però non garantiscono tutte le prestazioni sanitarie necessarie.

La sanità americana combatte da anni con due enormi problemi:
– più di 45 milioni di cittadini americani risultano privi di assicurazione sanitaria;
– i costi elevatissimi (la spesa sanitaria totale si aggira intorno al 16% del PIL, in Italia intorno all’8,5%).

La riforma sviluppata dal Presidente Obama si propone di risolvere (o almeno di migliorare) queste due criticità presenti nel sistema. Come?

I dettagli non sono al momento noti, ma a le principali indicazioni contenute nel piano di riforma sono i seguenti:
– allargamento del programma Medicaid e dello SCHIP, in particolare al fine di garantire la copertura sanitaria per tutti i bambini;
– agevolazioni fiscali per le famiglie con i redditi più bassi, in modo da poter acquistare un’assicurazione sanitaria a prezzi sostenibili;
– istituzione del National Health Insurance Exchange, cioè una sorta di polizza assicurativa sanitaria governativa (formata dall’unione di diverse compagnie assicurative), più vantaggiosa di quella offerta dalle compagnie assicurative private, che secondo le previsioni permetterebbe alle famiglie un risparmio annuo sul costo della polizza di almeno 2.500$;
– investimento nella prevenzione;
– incremento della competizione nel mercato farmaceutico e concordare un abbassamento dei costi dei farmaci;
– permettere a chiunque, anche se già malato, di acquistare un’assicurazione sanitaria.

Gli interrogativi che questo piano di riforma suscita sono almeno due:
– la copertura finanziaria del sistema;
– l’adattabilità nel contesto socio-culturale statunitense;

Rispetto al primo punto, Obama ha dichiarato che la riforma non avrà alcun impatto sul deficit grazie alla riduzione dei costi della sanità nei prossimi anni (grazie alla riduzione dei costi dei farmaci e dei costi dei programmi pubblici Medicare e Medicaid derivanti dalla riduzione dei non assicurati) e alla tassazione dei “super ricchi”. Rispetto al secondo punto Obama si appella principalmente all’irrinunciabilità della riforma (dal momento che non si ritiene più tollerabile la disparità nell’accesso alle prestazioni sanitarie esistente oggi nel sistema) e alla capacità di coinvolgere nel piano di riforma tutti i soggetti che operano nel sistema sanitario (case farmaceutiche, medici, strutture sanitarie, assicurazioni, etc.).

Rimangono al momento dei dubbi sia sul fatto che questo piano di riforma sia realmente in grado di essere sostenibile economicamente (soprattutto in periodi di crisi economica come questo), sia che “piaccia” alla maggioranza dei cittadini americani (un aumento del ruolo dello stato non è mai ben visto negli USA): le prossime settimane permetteranno di comprendere meglio se il presidente americano sarà realmente disposto ad andare fino in fondo e se riuscirà a convincere il Congresso e i Governatori degli Stati che le perplessità sul suo piano di riforma sono infondate.





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