IL CASO/ Perché il sindaco di Londra ci vorrebbe un po’ tutti islamici?
Come ci racconta GIANFRANCO AMATO, il primo cittadino della capitale inglese, Boris Johnson, ha proposto ai concittadini di partecipare per un giorno al ramadan e di recarsi in moschea

Boris Johnson, l’eccentrico sindaco londinese dal ciuffo paglierino, non smette mai di stupire. Fino al limite dell’imbarazzo. Con la sua ultima boutade il biondo Lord Mayor, che si proclama conservative, ha voluto superare a sinistra l’anima liberal e politicamente corretta della intellighenzia britannica.
Johnson, infatti, ha invitato tutti i cittadini londinesi a partecipare, per un giorno, al digiuno del ramadan e a recarsi, dopo il tramonto, in moschea. Tutto questo per imparare a comprendere i propri vicini musulmani. La giustificazione dell’invito è che, oramai, secondo Johnson, i seguaci dell’Islam sono “at the heart of every aspect of society”. Ha infatti ricordato che «ufficiali di polizia, medici, scienziati, e insegnanti musulmani sono ormai parte essenziale e insostituibile del tessuto sociale londinese».
Da qui la necessità di sviluppare ogni forma di “understanding and learning of the Muslim neighbour”, anche partecipando al ramadan e recandosi in moschea. Ciascun londinese, indipendentemente dal proprio background culturale e religioso, può trarre – secondo Johnson – edificanti e istruttive lezioni dallo spirito e dal significato del ramadan.
Johnson è uscito di senno? No, semplicemente ha pronunciato questo singolare discorso nella moschea di Tower Hamlet, il municipio ove risiede la maggior parte della popolazione musulmana. Era semplicemente a caccia di consenso politico e di futuri voti. L’episodio, però, la dice lunga su come il popolo britannico abbia ormai smarrito del tutto la propria identità culturale, se per un cinico calcolo politico si arriva ai livelli cui è giunto Boris Johnson, soi-disant conservatore.
Ovviamente, il sindaco di Londra respinge con sdegno al mittente le accuse di spudorato opportunismo, e giura che il suo è un sincero e convinto interesse a una prospettiva di integrazione della comunità, all’insegna della concordia e dell’armonia.
Esiste, in realtà, un modo molto semplice per verificare la sincerità delle affermazioni del sindaco londinese. Basterebbe che egli invitasse i cittadini musulmani, per un giorno, a partecipare al digiuno quaresimale dei cristiani e a una novena in chiesa. O meglio ancora, sarebbe sufficiente invitare i membri del London Muslim Center a partecipare, anche solo per un giorno, al digiuno ebraico dello Yom Kippur, recandosi poi in una sinagoga per pregare.
Se facesse un simile discorso Johnson non solo perderebbe gli ambiti voti islamici, ma metterebbe anche a serio rischio la propria incolumità fisica. E non ci pare che il fulvo Boris, per quanto eccentrico, abbia la vocazione del martire per la causa dell’integrazione.
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