Centinaia di morti, città in mano ai rivoltosi, voci che dicono che Gheddafi abbia abbandonato il paese. E’ caos Libia, l’ultimo dei paesi arabi a cadere in preda alla rivolta, dopo Tunisia, Egitto – dove i leader sono stati cacciati – e altri come Yemen e Barhain dove la popolazione è scesa in piazza.
L’onda verde che sta mettendo in crisi dittature durate decenni, è arrivata in Libia. dove la repressione voluta da Gheddafi è stata violenta, Ma alcuni esponenti del governo così come parte dell’esercito sembrano solidarizzare con i rivoltosi. Intanto le città Bengasi e El Beida sono cadute in mano ai manifestanti mentre gli incidenti sono cominciati anche nella capitale Tripoli. Ieri sera il figlio di Gheddafi ha pronunciato un duro discorso televisivo, sottolineando come «la Libia non è l’Egitto né la Tunisia» e che «Muammar Gheddafi non è né Zine El Abidine Ben Ali né Mubarak». «Noi non cederemo un pollice della Libia – ha aggiunto – vivremo in Libia, moriremo in Libia».
E ancora: «Il popolo deve scegliere tra costruire una nuova Libia e sprofondare nella guerra civile». Ieri sera si sono diffuse voci che dicevano che Gheddafi avesse abbandonato il paese, e si fosse rifugiato in Venezuela.
E’ quanto afferma la France presse, riferendo di informazioni non confermate. Anche il diplomatico libico in Cina, Hussein Sadiq Al Mousrati, ha dichiarato che il numero uno libico potrebbe aver già «lasciato la Libia». Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha fatto appello oggi a «non ricorrere all’uso della forza e a rispettare le libertà fondamentali» nei paesi dell’Africa del Nord e del Medio Oriente, in preda a una contestazione popolare senza precedenti. «È il momento del dialogo e delle riforme politiche e sociali», si legge in un comunicato delle Nazioni Unite, secondo il quale Ban è entrato in contatto con i capi di Stato della regione.