LIBIA/ Misurata libera, ma ora cosa ci aspetta?

- Michela Mercuri

Il ritiro delle truppe lealiste da Misurata segna una svolta nel conflitto in Libia? La transizione continua, ma non si possono ancora fare previsioni. L'analisi di MICAELA MERCURI 

muhammar_gheddafi_sedia_R400 Fonte: Imagoeconomica

23 aprile 2011, dopo più di un mese di bombardamenti da parte della coalizione, i ribelli sembrano aver raggiunto un importante traguardo. La città di Misurata è stata liberata dalle milizie di Gheddafi, anche se gli insorti hanno pagato questa conquista con centinaia di morti. La questione porta però sul piatto della bilancia alcuni importanti punti interrogativi che in questi giorni di stallo nei combattimenti e di polemiche “tutte europee” sulla guerra di Libia, sembravano un tabù o, quantomeno, prematuri. Il ritiro delle forze del Raìs segna un primo passo verso la fine del conflitto o solo l’inizio di una nuova guerra o, meglio, il proseguimento della “vecchia” guerra ma con nuovi attori?

Cambio della guardia – Dalle prime notizie che giungono dal fronte libico sembrerebbero avversarsi le previsioni che da più parti hanno identificato come nuovi attori protagonisti del dopo Gheddafi le tribù e non certo i “giovani della primavera araba”, che tra l’altro nelle rivolte libiche sembrano scarseggiare rispetto a quelle negli altri Stati. A conferma di  ciò lo stesso viceministro degli Esteri libico, Khaled Kaim, ha ribadito la volontà di affidare le decisioni sul controllo della terza città libica alle tribù locali. Resta ora da capire quale ruolo queste saranno in grado di rivestire e quale è la loro reale rappresentatività tra i rivoltosi. In altre parole, la loro autorità è così forte da essere legittimata da tutti i ribelli che hanno combattuto per la liberazione di Misurata, oppure emergeranno altre forze che ne metteranno in discussione la capacità di gestione di questa complessa situazione? Inoltre, le tribù locali sono coese e capaci di un’azione concordata e unitaria o, anche in questo caso, il raggiungimento dell’obiettivo comune comporterebbe la scomparsa del collante e l’emersione delle istanze particolari? Nel caso ciò si avverasse sarebbe l’inizio di un ulteriore spargimento di sangue tra tutte quelle fazioni prima unite dal minimo comun denominatore della cacciata del colonnello e ora libere di far prevalere i propri interessi particolari. I punti interrogativi, dunque, sono ancora molti ma, per lo meno nel breve periodo, gli scenari non appaiono rosei.

Cosa cambia per la Nato – Con la liberazione di Misurata, probabilmente, è stata vinta una battaglia (anche se questo dipenderà da come le tribù sapranno gestire la complessa situazione che si verrebbe a creare) ma non la guerra. La guerra non finirà presto. Forse Gheddafi se ne andrà, e questa opzione oggi appare più probabile rispetto a qualche giorno fa, ma il modo in cui lo farà e ciò che si lascerà dietro non ci è ancora noto. Quello che è posbile, invece, affermare fin da ora è che, in un modo o nell’altro, la presenza occidentale nel paese durerà ancora a lungo e, presumibilmente,  in maniera intensa.

Quello che però c’è da chiedersi è quale potrebbe essere il rapporto tra le forze Nato e i nuovi capi delle città liberate. Avrà il comando Nato la capacità di imporre condizioni ai nuovi schieramenti in campo quando (e se) questi avranno preso definitivamente il comando delle città liberate? Per dirla in termini diversi, una volta che i ribelli avranno, in qualche modo e in qualche forma, la gestione del potere nelle zone non più occupate dalle milizie di Gheddafi, i loro rapporti fino ad ora pacifici con le potenze occidentali si manterranno tali o qualunque azione ulteriore della Nato verrà vista come una inutile ingerenza?

Ancora  tra Cirenaica e Tripolitania – Già dall’inizio della guerra in molti avevano previsto come uno dei possibili  scenari del dopo Gheddafi la fine di quella Libia che fino ad oggi abbiamo conosciuto, la Jamahiriya del colonnello per intenderci, e il ritorno della storica divisione tra la Tripolitania, fino a poco tempo fa interamente in mano a Gheddafi, e la Cirenaica, in buona parte controllata dai ribelli. Ora che Misurata (situata nella regione della Tripolitania), non è più in mano alle milizie di Gheddafi, sorge spontaneo chiedersi se le future autorità che governeranno la città, in questo momento presumibilmente le tribù, riusciranno ad accordarsi col governo provvisorio di Bengasi (situato nella regione della Cirenaica) o, invece, non sarà proprio questo il primo passo per l’avverarsi della profezia della tanto paventata divisione della Libia.

Tante sono le questioni aperte e tanti sono i dubbi sulle evoluzioni della guerra in Libia. Per tentare di fornire una risposta alla domanda che ci siamo posti all’inizio di questo articolo, potremmo dire che la liberazione di Misurata non segna né  la fine né un nuovo inizio delle ostilità ma piuttosto ci ricorda che il conflitto libico è una questione molto più complessa e intricata di quanto avessimo inizialmente previsto.







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