Una Costituzione con molte zone d’ombra. La definisce così Massimo Campanini, professore di Storia dei Paesi islamici dell’Università di Trento, dopo che l’Assemblea costituzionale egiziana ha approvato la nuova bozza che ora dovrà essere sottoposta a referendum. Nessun sostanziale passo in avanti sul piano della laicità, istituzioni politiche ancora caratterizzate dal centralismo del vecchio regime di Mubarak e le forze armate che si pongono al di là di qualsiasi controllo da parte del governo laico. Il referendum sulla nuova Costituzione si terrà in gennaio e preparerà la strada per le elezioni presidenziali, sostituendosi alla Carta fondamentale approvata con un voto popolare nel 2012, sette mesi prima che le Forze armate destituissero il presidente Morsi.
Professor Campanini, fino a che punto la nuova Costituzione segna una discontinuità col passato sul piano della laicità dello Stato?
La bozza della nuova Costituzione egiziana è stata pensata in alternativa a quella dei Fratelli musulmani, e l’Assemblea che l’ha elaborata ha cercato di stabilire dei paletti per la convivenza civile. In un Paese come l’Egitto parlare di laicità della Costituzione significa però non porre il problema in modo corretto, in quanto un riferimento alla tradizione culturale e civile del popolo egiziano è comunque necessario. Rispetto alla versione precedente voluta dai Fratelli musulmani, la nuova bozza ha cercato di smussare delle asperità per riportare il dettato costituzionale su un binario di maggiore separazione tra sfera religiosa e politica.
Dal nuovo testo sono state cancellate tutte le dettagliate definizioni della Sharia presenti nella Costituzione di Morsi. La ritiene una differenza fondamentale?
Un conto sono i principi e un altro le loro applicazioni pratiche. Non c’è dubbio che siano stati fatti dei passi in avanti nell’ottica di una laicizzazione della Carta dello Stato. La stessa Costituzione dei Fratelli musulmani però non era poi particolarmente fondamentalista, in quanto il richiamo alla Sharia era contenuto anche nel testo di Sadat approvato in epoca non sospetta per quanto riguarda le infiltrazioni islamiste. Ritengo dunque che un osservatore esterno equilibrato debba dare un giudizio interlocutorio nei confronti della nuova Costituzione, piuttosto che lanciarsi in un endorsement nei confronti del percorso avviato in Egitto dopo la destituzione di Morsi.
Come valuta invece il modo in cui la bozza di Costituzione entra nel merito dei poteri di presidente, governo e Parlamento?
La riforma delle istituzioni dello Stato contenuta nella nuova bozza rappresenta un passo in avanti non soltanto rispetto alla Costituzione dei Fratelli musulmani, ma anche rispetto a quella del tempo di Mubarak. Il nuovo testo mira a fondare uno Stato democratico, ma ciò deve essere posto in relazione e in parallelismo alle prese di posizione delle forze islamiste, nonché al sistema politico del vecchio regime. In pratica si cerca di conciliare le esigenze di un governo autorevole e quelle di una rappresentanza democratica.
La parte della Costituzione relativa ai poteri del presidente è realmente innovativa?
Pur in forme più moderate, l’ordinamento dello Stato rimane di tipo presidenziale. Ciò significa che i rischi di una potenziale deviazione autoritaria su base costituzionale sono ancora presenti. Il cammino verso una legittimità popolare del riferimento costituzionale sarà lungo e complicato, e il risultato di questa bozza è in larga parte in chiaroscuro.
Che cosa ne pensa invece del ruolo che l’Esercito si trova ad avere nel nuovo assetto istituzionale?
I militari intendono mantenere la loro posizione di privilegio all’interno delle istituzioni egiziane. Il fatto che il ministro della Difesa debba provenire dall’Esercito e che le Forze Armate possano tenere secretati i loro conti fa sì che l’istituzione militare sia in qualche modo sottratta a un controllo politico o comunque possa garantirsi degli spazi di indipendenza rispetto al governo civile centrale. Ciò non fa altro che confermare il ruolo cruciale dei militari all’interno della società egiziana. Era così prima della cosiddetta “rivoluzione” che ha abbattuto Mubarak e questi provvedimenti sottolineano il fatto che sarà così anche dopo.
Completata la transizione, i leader delle Forze Armate faranno un passo indietro?
I militari hanno effettuato un colpo di Stato a loro favore abbattendo ed esautorando Morsi ed è chiaro che vogliono consolidare questa posizione di preminenza. Apparentemente ciò accade in un quadro di legalità stabilito all’interno della Costituzione, ma questi provvedimenti sembrano comunque andare nella direzione di favorire l’Esercito e quindi di confermare il suo ruolo di interferenza nei confronti della politica e del governo.
(Pietro Vernizzi)