Gli attivisti per i diritti umani denunciano la grave situazione carceraria nello stato dello Yemen. Si tratta infatti di uno dei paesi al mondo con la più alta percentuale di pene di morte eseguite, ma non solo: vista la mancanza di certificati di nascita regolari, le autorità condannano a morte anche molti giovanissimi, spesso minorenni. Il motivo della mancanza di tali certificati è dato dalla profonda arretratezza in cui vive il paese arabo, si stima infatti che circa l’80% della popolazione sia analfabeta. Il codice penale dello Yemen vieta a parole e nella legge l’esecuzione di condannati minorenni, ma attualmente secondo fonti attendibili ci sarebbero ben 186 minorenni nel braccio della morte in attesa di esecuzione. Negli ultimi cinque anni invece sarebbero stati quindici i minorenni a venir giustiziati nonostante lo Yemen abbia firmato la Convenzione dei diritti del bambino e il conduce civile internazionale che vieta la pena di morte per chi commette un omicidio essendo minorenne. Si registrano quindi casi impossibili da risolvere, con testimonianze che dicono che molti di questi condannati sono minorenni mentre altre li identificano come adulti: non essendoci certificati di nascita, i giudici si esprimono quasi sempre con la condanna a morte. In questo quadro, non gioca a favore la mancanza di una forte autorità centrale dopo le dimissioni lo scorso febbraio del presidente dello Yemen mentre il ministro dei dritti civili ha promesso di occuparsi della situazione. Una situazione analoga si registra anche in Arabia Saudita: qui, giovani che erano minorenni, vengono lasciati nel braccio della morte e giustiziati una volta diventati maggiorenni. La pena di morte viene ereguita anche per semplici casi di furti, come alcuni giovani che verranno giustiziati nei prossimi giorni per alcuni furti in gioielleria. Il metodo dell’esecuzione è il più crudele immaginabile: crocifissionefino al momento della morte, che può arrivare anche dopo giorni.