ELEZIONI BOSNIA/ Nuhefendic: un paese senza fiducia in balia delle etnie

- int. Azra Nuhefendic

Per AZRA NUHEFENDIC, l’esito delle elezioni presidenziali esprime la paura di una vera democrazia da parte della maggioranza dei cittadini, che si rifugia nel nazionalismo

izetbegovic_bakir Bakir Izetbegovic, del Partito musulmano di azione democratica (Sda)

I candidati nazionalisti sono in testa nelle elezioni in Bosnia-Erzegovina. Il voto è suddiviso in tre grandi “circoscrizioni”, quella musulmana, quella croata e quella a maggioranza serba. Nella prima a essere in testa è Bakir Izetbegovic, del Partito musulmano di azione democratica (Sda) con il 33% dei voti (nel momento in cui è stato scrutinato il 77% delle schede). Zeljka Cvijanovic è al primo posto nel collegio serbo e Dragan Covic guida quello croato. Un brutto segnale quello che emerge delle urne di Bosnia-Erzegovina, almeno secondo quanto afferma Azra Nuhefendic, giornalista musulmana bosniaca attualmente nella redazione del quotidiano Il Piccolo di Trieste.

Qual è il dato che emerge da queste elezioni in Bosnia-Erzegovina?

Il risultato di queste elezioni presidenziali in Bosnia-Erzegovina è tragico e il significato è che la gente è ancora spaventata e non si fida della democrazia, ma sceglie di rimanere sotto quanti l’hanno imbrogliata negli ultimi 20 anni. A prevalere sono ancora una volta gli esponenti nazionalisti. E’ un grande passo indietro rispetto alle dimostrazioni dello scorso aprile, che ci avevano illuso che qualcosa nel nostro Paese sarebbe cambiato. Invece la Bosnia è il Paese dove non cambia mai nulla, e a vincere è ancora una volta il nazionalismo. Ciò che importa non è chi sei, come vivi e che cosa fai, ma soltanto se sei serbo, musulmano e croato.

C’è il rischio di penetrazioni islamiste in Bosnia-Erzegovina?

Né più né meno che in altri Paesi. Questa domanda torna in modo ricorrente perché in Bosnia ci sono i musulmani, ma ci dimentichiamo sempre che in Francia ci sono 6 milioni di islamici, in Germania 5/6 milioni, e che nel Regno Unito ci sono stati attentati terroristici molto più gravi che in Bosnia.

Qual è la posta in gioco di queste elezioni dal punto di vista politico?

La spartizione del potere, come del resto avviene sempre e ovunque. Il potere mira a preservare se stesso, e lo abbiamo visto durante l’alluvione che si è verificata in Bosnia nel maggio e giugno scorsi. Metà del Paese è finito sott’acqua, eppure i partiti non si sono fatti vedere. Sono gli stessi partiti che gli elettori di Bosnia-Erzegovina hanno scelto nuovamente per governarci nei prossimi quattro anni. Si preoccupano per se stessi, per i loro amici, per i loro partner. Al popolo che in Bosnia è stato colpito dall’alluvione non è arrivato nulla, tranne quello che i volontari e le organizzazioni umanitarie hanno portato qui direttamente.

Ha detto che i partiti si preoccupano dei loro amici. C’è molta corruzione nel paese?

La Bosnia è al primo posto in Europa per quanto riguarda la corruzione. Nel mio Paese non si fa nulla senza corrompere qualcuno, tutto è corrotto, soprattuttto i politici. Dai bassi livelli fino a quelli più elevati, tutto ciò che si fa ha come unico scopo la corruzione e il riciclaggio del denaro sporco. Nazionalismo e uso politico della religione servono solo a coprire questi che sono i due veri obiettivi.

 

Esiste un’alternativa nel Paese a questo stato di cose?

Sì, esiste un’alternativa politica ma la gente non l’ascolta, solo gli intellettuali la pensano in modo diverso dagli altri. Emir Suljagic è stato una delle personalità più attive per la difesa dei profughi e per i diritti dei familiari delle vittime della pulizia etnica. Eppure ora che si è candidato per la presidenza della Repubblica ha preso solo il 15% dei voti. A differenza di chi ha fatto solo promesse, Suljagic si è speso più di chiunque altro, eppure non è stato eletto.

 

(Pietro Vernizzi)





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